
Netflix ha da poco superato i 300 milioni di abbonati in tutto il mondo grazie ai 19 milioni di nuovi sottoscrittori alla fine del 2024. Alla base di questa crescita, l’aggiornamento delle politiche di condivisione degli account, il rafforzamento della programmazione live e gli eventi sportivi. Dall’incontro di boxe tra Jake Paul e Mike Tyson, alle partite della National Football League americana. Se Netflix corre veloce, Prime Video accorcia le distanze.
La televisione tradizionale resta un caposaldo per il 92% degli Italiani, ma le piattaforme di streaming vengono utilizzate dal 74% della popolazione. Lo rivelano i dati dell’Osservatorio sui consumi culturali degli italiani curato da SWG per conto di Impresa Cultura Italia-Confcommercio. Ma quali sono le piattaforme preferite? La gara è a due. Il 29% degli utenti sceglie Netflix, il 28% Prime Video. Conquista il terzo posto, ma con un lungo distacco dai primi due, Disney+ con un 17%. Seguono Now con il 7%, Timvision e Paramount+ con il 4%. La classifica italiana è stata stilata da JustWatch, un motore di ricerca per film e serie tv, su dati raccolti mensilmente dalle scelte di 50 milioni di utenti in 140 Paesi e 4.500 servizi streaming.
In Italia abbiamo tendenze diversificate, lo raccontano i dati dell’Agcom sul 2024. Con un tempo complessivo di navigazione sulle piattaforme di 39 milioni di ore, Netflix mantiene la leadership con una media di 8,1 milioni nei primi nove mesi, pur subendo una contrazione del 7,3% rispetto all’anno precedente. Prime Video e Disney+ crescono rispettivamente del 8,1% e del 4,6%, seguite da Now, che registra un incremento del 28,7%. Prime Video in Italia punta sulla Champions League fino al 2028 attirando tanti tifosi e nuovi abbonati. Netflix prova a conquistare un nuovo mercato globale annunciando investimenti nel cloud gaming.
Come evolveranno le scelte dei big player? Per Guido Di Fraia, Prorettore all’Innovazione e alla Comunicazione dell’Università Iulm “investire in localizzazione e in produzioni di qualità con attori o con storie che si incardinano nel tessuto culturale delle diverse nazioni, inserendo anche riferimenti culturali, permette di far identificare maggiormente le persone. L’altro aspetto da non dimenticare -sottolinea Di Fraia -è l’inserimento negli abbonamenti di contenuti pubblicitari, che ha rappresentato una svolta importante per gli economics delle piattaforme. Un canale destinato a crescere, che offre già una grande capacità di profilazione ma che in futuro, anche grazie all’Ai in grado di elaborare dati individuali, diventerà una fondamentale leva di marketing per ottimizzare l’esperienza dell’utente e poter vendere agli inserzionisti profili di pubblico perfettamente ritagliati sulle loro esigenze e caratteristiche”.
La competizione si giocherà, quindi, sul campo dell’innovazione e della personalizzazione. Chi saprà interpretare le nuove tendenze, avrà la meglio in questa battaglia digitale.
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