La drammatica serie di eventi che sta imbarazzando Cinecittà da qualche giorno a questa parte si avvia a una drammatica conclusione in una nuova puntata di questo giallo finanziario.
Lunedì si è saputo che Chiara Sparigia, presidente di Cinecittà, e altri membri del Consiglio di amministrazione erano stati informati il primo agosto scorso di presunte irregolarità nella contabilità dell’azienda. Una revisione indipendente realizzata da PriceWaterhouse Coopers ha individuato un possibile buco di circa 6,7 milioni di euro. Sparigia ha anche confermato a THR Roma che la revisione indipendente dei conti patrimoniali dell’azienda – effettuata da PriceWaterhouse Cooper – ha evidenziato che all’azienda potrebbe essere richiesto di ricontrollare e ripresentare i conti finanziari e di effettuare delle rettifiche.
L’assemblea dei soci di Cinecittà di lunedì è stata lasciata di proposito “aperta” dal Ministero del Tesoro, che detiene tutta Cinecittà, e dal Ministero della Cultura, che esercita i diritti su Cinecittà. Secondo fonti vicine a Cinecittà, ciò è stato fatto per dare il tempo di decidere se si debba rendere necessaria un’iniezione di liquidità ora e anche in che modo concludere questa vicenda imbarazzante.
The Hollywood Reporter Roma adesso è in grado di rendere noto che giovedì pomeriggio alle 14.30 l’assemblea dei soci di Cinecittà (Min. del Tesoro e Min. della Cultura) si riunirà a Roma per approvare la contabilità finanziaria rettificata relativa all’anno 2023. Le cifre saranno modificate a causa degli errori contabili scoperti nella preparazione della contabilità del 2023.
Secondo fonti ben informate, l’assemblea potrebbe anche approvare un’azione legale nei confronti di Nicola Maccanico, l’ex Amministratore delegato che firmò i conti 2023 dell’azienda. Maccanico si è dichiarato estraneo e innocente e ha reagito con collera alla notizia di lunedì che PwC aveva ritenuto errati i bilanci di Cinecittà precedentemente certificati da Ernst & Young. Ha rilasciato una intervista risentita a La Repubblica. A Roma è iniziato quindi lo scaricabarile politico, perché Maccanico era stato nominato a quella posizione nel 2021 da Dario Franceschini ed è vicino al Pd, da quella centro-sinistra che oggi fa parte dell’opposizione al governo Meloni. I politici di centrodestra stanno accusando Maccanico di cattiva gestione.
La Sinistra ha criticato il Ministero della Cultura e presume che abbia comunicato in modo dozzinale i cambiamenti apportati alle norme italiane relative alla concessione dei crediti di imposta nel 2022 e 2023. Secondo loro – e Maccanico sembra essere d’accordo con l’opposizione – questo è il motivo per cui i produttori stranieri hanno lasciato il mercato italiano, procurando così meno lavoro a Cinecittà, che affitta i suoi studi storici. Maccanico è stato criticato anche per un contratto controverso che si dice abbia approvato con Freemantle, il gruppo internazionale di produzione e distribuzione. Lo stesso Maccanico ha provato a entrare in Freemantle in una posizione di alto livello subito dopo la scadenza del suo mandato a Cinecittà il 30 giugno 2024, ma le cose non sono andate a buon fine per le clausole di non concorrenza che ha trascurato. Ha fatto un passo indietro dalla nomina Fremantle in meno di 72 ore.
Mercoledì Maccanico ha respinto le ripetute richieste di un’intervista con The Hollywood Reporter Roma. Ha scritto numerosi messaggi WhatsApp, rifiutando cortesemente le richieste e dichiarando: “Ho già detto quello che dovevo dire… Questo non è il momento per me di parlare”.
L’azione legale potrebbe riguardare la gestione di Maccanico delle finanze di Cinecittà durante il suo mandato, scaduto il 20 giugno 2024. Essendo quello il suo ultimo giorno di lavoro, Maccanico non ha presentato al Consiglio di amministrazione i conti relativi alla prima metà del 2024, che sarebbero stati pronti soltanto a metà luglio.
Il 19 luglio 2024, Manuela Cacciamani, la nuova Amministratrice delegata di Cinecittà, ha scoperto il problema: nei primi sei mesi del 2024 c’erano state perdite per 13,5 milioni di euro. Secondo la documentazione finanziaria che THR Roma ha potuto leggere, già nel primo trimestre del 2024 c’erano stati seri problemi, con una perdita di 6 milioni su 12 di fatturato.
Il piano di bilancio di Maccanico per Cinecittà per il 2024, visto dal The Hollywood Reporter Roma, auspicava un profitto di 4 milioni di euro su un totale di 77 milioni di introiti, compresi 40 milioni di euro di introiti da attività commerciali. Si prevede che per il 2024 le perdite siano molto consistenti. Se nella seconda metà del 2024 le perdite sono continuate al ritmo di quelle dei primi sei mesi, Cinecittà potrebbe aver azzerato il suo capitale sociale, che al 31 dicembre 2023 era di 22,7 milioni di euro.
Non è previsto che gli azionisti di Cinecittà – il Ministero del Tesoro e il Ministero della Cultura – annunceranno un piano per la ricapitalizzazione di Cinecittà, ma i funzionari di governo verosimilmente prometteranno di “fare tutto quello che sarà necessario” per salvare l’iconica e leggendaria istituzione. Questa parte della storia, però, potrebbe arrivare soltanto in seguito: la contabilità finanziaria dell’anno 2024 di Cinecittà non sarà chiusa e pronta fino al marzo 2025 e se le perdite annue, come immaginato, saranno superiori a 22,7 milioni di euro, il governo dovrà quindi erogare forse 25 milioni di euro di capitale per salvare Cinecittà. E l’anno prossimo, forse prima, potrebbe rendersi necessario dunque un bail-out dallo Stato, un salvataggio in piena regola. Come Alitalia o ILVA.
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