Isabella Rossellini, un’icona pop (e d’autore) spiegata ai miei figli

Star globale, figlia d'arte e testimonial leggendaria, musa che nella sua cinematografia ha saputo mettere insieme Renzo Arbore e David Lynch: ecco perché anche la Gen Z non può non amarla. Ed ecco perché viene onorata con il David di Donatello speciale 2023

Isabella Rossellini, icona pop e star globale, doppia figlia d’arte (Ingmar Bergman e Roberto Rossellini), ex moglie di Martin Scorsese e compagna di David Lynch, sex symbol che ha avuto un posto d’onore nel libro Sex di Madonna – e nel suo video Erotica – e che da regista ci ha scaldato con la vita sessuale degli insetti (il doc Green Porno), modella leggendaria che ha rivoluzionato il campo dei cosmetici e anche il comune senso dell’estetica, attrice sopraffina che ha messo nella stessa cinematografia Renzo Arbore (Il pap’occhio ma anche l’inviata da New York, in tv, per L‘altra domenica) e David Lynch, nel ruolo indimenticabile di Dorothy Vallens in Velluto Blu (che Rondi a Venezia bocciò, nella storia di ogni direttore di festival c’è un buco così) e Perdita Durango in Cuore selvaggio, due delle opere più belle del cineasta.

Se devi raccontare alla Gen Z chi è Isabella Rossellini, perché di David speciali dovrebbero dargliene quattro, ognuno per le vite e per le carriere avute in 70 anni di esistenza eccezionale, queste righe potrebbero essere giusto il trailer.

Isabella Rossellini in una scena di Velluto Blu, di David Lynch

Isabella Rossellini in una scena di Velluto Blu, di David Lynch

Isabella Rossellini, la carriera

Difficile far capire come si sia imposta nel nostro immaginario artistico, creativo, erotico senza far nulla perché ciò accadesse, se non portando con nonchalance quel fascino sbarazzino e magnetico per spiagge e passerelle con lo stesso aristocratico disincanto – quello che nello scombinato e irresistibile documentario The Rossellinis, di Alessandro Rossellini, le fa trattare quest’ultimo con spietata gentilezza (e viceversa) – sfiorando il cinema per anni (“più di quanti credessi”) e conquistando un posto nella storia di quest’arte con un talento naturale, una bellezza totale, intellettuale ed estetica, un’ironia mai banale. Che, cari figli miei, avete visto con me nella puntata di Friends in cui Ross la incontra al Central Perk, proprio nel giorno in cui ha fatto la lista delle “donne con cui andare non sarebbe tradimento”. E allora Rachel lo spinge a provarci, è la sua occasione. Isabella è lusingata, gli chiede di mostrarle questa lista. Peccato che lui, poco prima, l’abbia sostituita con Angela Lansbury.

Quale star, oggi, si metterebbe a giocare con il proprio mito con una leggerezza così geniale? Per poi, in Alias, spy serial iconico nel momento in cui le tv generaliste ancora dettavano legge, essere il colonnello Ekaterina Katya Derevko, zia di Sidney Bristow (Jennifer Garner), cognata innamorata, spia generosa e implacabile.

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Il Dna del talento

Cos’è il Dna del talento, l’ossigeno che respiri in una famiglia cosmopolita e innervata di qualità creative purissime e curiosità cronica, una legacy artistica inevitabile o un’inevitabilità genetica? Isabella Rossellini sembra dirci che c’è tutto questo e in più la forza delicata con cui quel cognome e quei lineamenti, quelle eredità dipinte sul viso e nell’anima le abbia portate con grazia e il desiderio di essere ostinatamente se stessa, fuori dall’invadente e tumultuosa avventura di vita dei genitori, dei compagni illustri, di una famiglia in perenne diaspora affettiva e geografica, delle mode che ha attraversando diventando tendenza lei stessa, del suo essere una Marilyn Monroe equilibrata e del cinema d’autore, mai totalmente attrice e mai davvero modella, ma appunto stella (più che star) che brillando di luce propria non abbaglia lo spettatore ma illumina ciò che ha intorno.

Lo hanno capito tutti, Vincente Minnelli e Taylor Hackford, i fratelli Taviani e Norman Mailer, Nikita Mikhalkov e Peter Weir, Joel Schumacher e Robert Zemeckis, Luciano De Crescenzo e Abel Ferrara, Peter Greenaway e Marjane Satrapi, David O. Russell e Denis Villeneuve. Alcuni li conoscete, altri no, ma dovreste. Anzi, dovrete, perché quando la nostalgia diventerà vintage e di moda anche per la vostra generazione, da me erediterete il giubbotto di pelle e una videoteca importante. E quella t-shirt in cui Isabella, bellissima e snob, sembra guardare il mio interlocutore, con quello sguardo dissacrante ed elegantissimo che ha stregato fotografi come Avedon, Newton, Lindbergh, Meisel, Leibovitz e Mapplethorpe. Perché nel suo caso erano loro a fare la fila per fotografarla, non il contrario.

Isabella Rossellini con David Lynch

Isabella Rossellini con David Lynch

Come diventare un’icona senza sforzo

Sì, perché papà mentre tutti i suoi coetanei si sdilinquivano per Claudia Schiffer ed Eva Herzigova (chi sono? Studiate), come Ross Geller fantasticava su Isabella Rossellini e si indignava perché Lancôme la faceva fuori, la eliminava come testimonial “perché troppo vecchia, le donne vogliono sogni e non realtà” (sul serio, chi non si sogna ancora adesso di essere lei?), nonostante fosse una splendida quatantenne.

Lei, forte del suo charme planetario, li ridusse, con classe, “un pizzico” come si dice nel gergo pubblicitario più raffinato. Nonostante i 16 anni di consecutiva esclusività del loro rapporto, a partire dal 1982 in cui rimpiazzo Nancy Duteuil e Carol Alt (ironia della sorte, protagonista della versione cinematografica de I miei primi 40 anni). Poi, vent’anni dopo, è tornata a essere protagonista di una loro campagna pubblicitaria, con tanto di scuse, nel 2018.

Destinata all’eternità

Isabella Rossellini è stata tutto e lo è stata ad altissimi livelli, non prendendosi mai davvero sul serio ma non accettando mai qualcosa meno del primeggiare, come dote naturale più che come ambizione. Non ha mai avuto bisogno dello star system, di ammaliare Hollywood che la guardava con diffidenza ma la corteggiava, mentre lei rimaneva “indie” e allo stesso tempo centrale nell’immaginario. Isabella Rossellini, figli miei, dovete conoscerla e riconoscerla. Ma so una cosa: quando è stata annunciata come prossima vincitrice del David speciale, non vi è suonata nuova. Perché quel nome e quel cognome hanno la musicalità naturale di chi è destinato all’eternità. Perché anche voi che non l’avete mai vista in foto, manifesti e film, sapete che è qualcuno da cui non poter prescindere per raccontare cosa sia l’immagine, in movimento e non.

E sì, è anche nella lista di papà. Quella lista.