Una carriera leggendaria, nata fra le difficoltà e la povertà. Sofia – il ph verrà dopo – nasce il 20 settembre 1934, figlia di una madre nubile, Romilda Villani, insegnante di pianoforte innamorata del cinema, che si era dovuta negare Hollywood, dopo essere stata scelta come sosia di Greta Garbo: in famiglia non volevano.
Sofia cresce a Pozzuoli, a due passi da Napoli, con la madre. Il padre, Riccardo Scicolone, nobiltà siciliana, si rifiuta di sposare Romilda, pur riconoscendo la figlia. Scoppia la guerra, madre e figlia si trasferiscono a Napoli. A quindici anni, partecipa per la prima volta a un concorso di bellezza: l’anno dopo è eletta Miss Eleganza alle finali di Miss Italia.
Ma non è ancora il successo. La speranza è un treno per Roma, per provare la fortuna a Cinecittà, comparsa fra mille altre comparse. I primi lavori sono nei fotoromanzi, con il nome di Sofia Lazzaro. E poi, nel 1950 – ha sedici anni – l’esordio al cinema: è una ballerina di fila in Luci del varietà di Alberto Lattuada.
Poteva finire anche lì: invece è l’inizio. Poco dopo Carlo Ponti, produttore indipendente e determinato, la nota in un concorso di bellezza, comprende di aver trovato una star in quella bellissima sedicenne: le fa firmare un contratto all’americana – sette anni di “fedeltà” – e la utilizza nei suoi film, “cedendola” ad altri produttori amici come Goffredo Lombardo, che crea per lei il nome Sophia Loren, ispirandosi all’attrice svedese Marta Torèn.
È il 1953, Sophia si avviluppa nei costumi egiziani di Due notti con Cleopatra di Mario Mattoli. Poi è la “pizzaiola” de L’oro di Napoli di Vittorio De Sica, nel 1954, la figlia di don Gaetano in Totò, miseria e nobiltà di Mario Mattoli. È il 1954 l’anno d’oro, quello in cui interpreta anche l’affascinante ladra di Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti.
Tutta l’Italia si innamora di lei. Compreso Carlo Ponti: la loro sarà una relazione difficile, approderanno al matrimonio solo nel 1966, dopo che lui avrà ottenuto il divorzio dalla prima moglie.
Intanto seguono altre commedie, Pane, amore e…, del 1955, di Dino Risi, in cui balla il mambo con Vittorio De Sica – e prende il posto della rivale Gina Lollobrigida, facendo girar la testa al brigadiere interpretato da Vittorio De Sica.
Poi arriva Hollywood. In Orgoglio e passione viene diretta da Stanley Kramer è Juana, la fidanzata di Frank Sinatra nella Spagna d’inizio Ottocento. Il ragazzo sul delfino, 1958, di Jean Negulesco, la mostra sontuosa, nel ruolo di una pescatrice di spugne greca. Sophia si immerge, riemerge come una dèa; e canta in greco una canzone sulla spiaggia.
A Hollywood lavora con Henry Hathaway, con Carol Reed, con Sidney Lumet, con George Cukor. Poi il grande ritorno, con La ciociara, diretta da Vittorio De Sica. È una giovane vedova che vive, insieme alla figlia dodicenne, l’orrore e le tragedie dell’ultima parte della Seconda guerra mondiale. Durante una sosta in una chiesa diroccata, madre e figlia sono violentate da un gruppo di soldati magrebini. Il film le varrà l’Oscar come miglior attrice straniera, il premio come miglior attrice al festival di Cannes, il BAFTA – il più importante premio cinematografico britannico – come miglior attrice protagonista, il David di Donatello e il Nastro d’argento.
La carriera di Sophia prosegue, fra Cinecittà e Hollywood. È nel kolossal El Cid (1961) di Anthony Mann, al fianco di Charlton Heston. Nel 1967, l’incontro con il genio di Charlie Chaplin: il film, l’unico a colori diretto da Chaplin, è La contessa di Hong Kong, che interpreta con Marlon Brando, fra immense difficoltà con il divo americano, che è sempre in ritardo sul set, e che spesso dimentica le proprie battute.
Non andava così con Marcello Mastroianni. In Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica, del 1963, Sophia si esibisce in uno strip tease sensuale e “amichevole” diventato leggendario. Uno strip che i due replicheranno, in parodia ironica, in Prêt-à-porter di Robert Altman, del 1994.
E sempre con Mastroianni, Sophia dà vita ad un film che abbandona le vie della commedia per toni crepuscolari, amarissimi. Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola, ambientato nell’Italia del 1938, vede l’incontro fra due anime ai margini del progetto fascista: lei casalinga infelice, lui omosessuale licenziato dalla radio di Stato.
Il film, consacrato da due nomination all’Oscar, denuncia il fascismo e il pensiero ad esso sotteso, i pregiudizi di genere, la discriminazione delle donne, la persecuzione dell’omosessualità. E segna l’evoluzione di una delle coppie cinematograficamente più straordinarie del cinema italiano. Due belli dal volto pulito, agli antipodi caratterialmente: flemmatico e mite lui, impulsiva e travolgente lei. Sarebbe bello ragionare su quello che quei tre – De Sica, Mastroianni e Loren – hanno portato al cinema italiano, all’immagine che gli italiani si sono costruiti di se stessi, all’immagine degli italiani nel mondo. Ma ci vorrebbero libri interi, e qualcuno lo scriverà molto meglio di noi.
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