William Shatner, dal capitano Kirk a oggi: “Star Trek per me era la ricerca di Dio. Oggi ha un’altra etica, ma lo rifarei”

L'attore, protagonista di un documentario per il suo 93° compleanno, è stato l'uomo più anziano a viaggiare nello spazio, grazie a Jeff Bezos. "Quando ero lassù piangevo in modo incontrollato: era la mia paura di ciò che stava accadendo alla Terra. Potevo vedere quanto fosse piccola, un sasso e due chilometri d'aria: questo è tutto ciò che abbiamo, e lo stiamo rovinando". L'intervista di THR

Quando si scrive di una leggenda come William Shatner, ancora attiva nel mondo dello spettacolo all’età di oltre novant’anni, è quasi obbligatorio includere un passaggio su come sia apparentemente più impegnato che mai. William Shatner forse non è più sul set 12 ore al giorno per i ruoli che lo hanno reso la prima celebrità del Comic-Con (Star Trek), o che lo hanno trasformato in un habitué degli Emmy a fine carriera (The Practice, Boston Legal), ma è difficile non meravigliarsi del ritmo con cui vive la sua vita.

L’attore, che ha l’aspetto e la parlantina di vent’anni fa, sembra non fermarsi mai tra convention e nuovi progetti. Nel 2022 è diventato la persona più anziana ad aver viaggiato nello spazio, traducendo quell’esperienza in un’esibizione di musica e poesia al Kennedy Center di New York qualche mese dopo, insieme all’amico e collaboratore musicale Ben Folds.

Ora Shatner è il soggetto del documentario, finanziato in crowdfunding ,You Can Call Me Bill (in alcune sale selezionate il 22 marzo, giorno del suo 93° compleanno), una meditazione sulla sua vita, la sua carriera e la sua mortalità.

Chi è William Shatner

L’attore, nato a Montreal, ha iniziato a recitare all’età di 6 anni in campeggio e non ha mai smesso, passando dai drammi radiofonici canadesi a Broadway e ai western televisivi degli anni Cinquanta. È un personaggio onnipresente nella cultura pop dal 1966, quando viene scritturato per il ruolo del Capitano James T. Kirk in Star Trek in circostanze insolite e mai più viste a Hollywood. La Cbs aveva un episodio pilota che non aveva funzionato, ma la rete voleva riprovarci con un cast per lo più nuovo. Se l’episodio pilota originale era un po’ asciutto, Shatner portò sull’Enterprise l’umorismo di cui si sentiva bisogno.

Sebbene la serie sia stata cancellata dopo sole tre stagioni, si è guadagnata un posto d’onore tra gli appassionati del genere e Shatner ha ripreso il ruolo per sette film.

Nel corso del tempo, si è reinventato più volte, nei panni di un poliziotto duro che non capisce il valore dei diritti per cinque stagioni in T.J. Hooker della Abc/Cbs, e di nuovo in una rivisitazione comica di se stesso come portavoce di Priceline.com, con annunci pubblicitari trasmessi nelle case dal 1998 al 2012.

William Shatner e Leonard Nimoy in una scena di Star Tre. Stehpen Kandel è stato tra gli autori di alcuni episodi della serie

William Shatner e Leonard Nimoy in una scena di Star Trek

Le sue doti comiche lo hanno portato sul palcoscenico del Saturday Night Live e ha vinto diversi Emmy interpretando l’avvocato Denny Crane in The Practice, il dramma legale della Abc di David E. Kelley, e poi in Boston Legal, che si è concluso dopo quattro anni nel 2008. Ha scritto libri, pubblicato album e diretto documentari.

Durante una con THR, Shatner ha parlato del motivo per cui Star Trek V: The Final Frontier, il suo primo e unico film da regista, è stato il più grande rimpianto della sua carriera; del bacio storico di Star Trek con Nichelle Nichols e di cosa potrebbe attirarlo di nuovo sulla poltrona da capitano.

Alcuni dicono che la recitazione sia un modo per trovare l’amore che non si trova altrove. È vero per lei?

Sono sicuro che sia vero. Da giovane ho vissuto una vita molto solitaria. Poter entrare in un cast e far parte di un gruppo di persone, sono sicuro che sia stato uno degli elementi che mi ha spinto a continuare a fare l’attore quando ero molto giovane.

Pur avendo recitato per tutta l’infanzia, ha conseguito una laurea in economia. Il piano era di usare quella laurea?

Ho attraversato la mia vita con una crescente consapevolezza che tutti i piani che hai dipendono da chi guida un’auto dietro di te o davanti a te. Gli incidenti su cui non hai controllo, che siano fisici, come cadere dalle scale, o emotivi, come quando la persona che ami di più non ti ama. Perciò puoi pensare di dire: “Ho intenzione di prendere il controllo. Sceglierò quel film”, o andare in scena scegliendo elementi della tua carriera, pensando di fare una mossa professionale. La realtà dei fatti è del tutto diversa.

William Shatner in Star Trek

William Shatner in Star Trek

Ma come attore, ha un certo controllo, giusto? Lei ha fatto da sostituto a Christopher Plummer nell’Enrico V nel 1956, e una volta ha detto: “Dove io mi alzavo per fare un discorso, lui si sedeva. Faceva il contrario di tutto quello che facevo io”.

Non ho fatto prove. Non conoscevo le persone. Ed erano passati cinque giorni dalla prima dello spettacolo (quando Plummer si è ammalato, ndr). La coreografia era una delle altre cose che non conoscevo. Ero molto nervoso. Quindi non era un “mi sono alzato quando lui si è seduto”. Era piuttosto: “Devo muovermi sul palco da qualche parte. Penso che mi siederò qui, sono esausto!”.

Lei ha lavorato con il regista Richard Donner nel classico episodio di Twilight Zone, Incubo a 20,000 piedi, che in effetti è stato un incubo per lui, perché era tecnicamente complicato e i giorni di riprese erano dimezzati. Ha percepito la pressione a cui era sottoposto?

È complicato. Quando si tratta di scelte fantascientifiche: il tizio è vestito con una piccola tuta pelosa e tu dici: “Beh, perché la tuta non è aerodinamica? Perché è una tuta che cattura ogni brezza che soffia?”. Che tipo di logica si usa in un caso di fantascienza? Quando ho guardato l’acrobata (Nick Cravat, che interpretava un gremlin che terrorizzava il personaggio di Shatner dall’ala di un aereo, ndr), mi sono detto: “Non è qualcosa che indosseresti sull’ala di un 747”, ma d’altra parte, cosa si indossa sull’ala di un 747? Quindi sì, è stato complicato in quel senso.

Il creatore di Star Trek, Gene Roddenberry, aveva regole ferree su ciò che era appropriato per la sua serie. Lei era al corrente di ciò che ha determinato questo modo di pensare?

Era un militare ed era un poliziotto. Quindi c’era questa visione militarista del “non si limona con un compagno”. Ci sono regole severe e si rispettano le regole. Intorno a questo, gli sceneggiatori dovevano scrivere il dramma. Ma all’interno di questo c’era la disciplina del “Questo è il modo in cui funziona una nave”. Ebbene, con il progredire di Star Trek, quest’etica è stata dimenticata nelle serie più recenti. A volte rido e parlo del fatto che penso che Gene si stia rigirando nella tomba. “No, no, non puoi pomiciare con la soldatessa!”.

Gli sceneggiatori di Star Trek: The Next Generation hanno litigato con Gene quando era vivo.

I litigi che avvenivano, a quanto mi risulta, erano notevoli, perché gli sceneggiatori avevano le loro difficoltà. “Abbiamo bisogno di altro materiale”. “Dobbiamo andarcene da qui. È claustrofobico”.

Quando scherza sul fatto che Gene si sta rigirando nella tomba, intende dire che non approverebbe le storie d’amore sullo schermo tra i membri dell’equipaggio nelle serie successive?

Sì, esattamente. Non ho guardato molto gli altri Star Trek, ma quello che ho visto in alcuni scorci di Next Generation è che sì, le difficoltà all’inizio, tra i dirigenti, erano tutte legate alle regole di Gene e all’obbedire o meno a quelle regole.

A lei e a Nichelle Nichols viene attribuito il primo bacio tra una persona bianca e una nera in televisione. È vero che avete spinto per rendere reali tutte le riprese, nonostante il network chiedesse riprese false per avere la possibilità di scegliere?

Ricordo di aver detto: “Forse cercheranno di modificarlo. Cosa posso fare per cercare di scoraggiare il montaggio del bacio stesso?”. Non ricordo bene cosa ho fatto perché è difficile tagliare dal bacio in un montaggio. Ma sì, ricordo di averlo pensato.

Il bacio fra William Shatner e Nichelle Nichols in Star Trek

Il bacio fra William Shatner e Nichelle Nichols in Star Trek. Courtesy of Nbc

Dopo tre stagioni, la Nbc cancella Star Trek nel 1969 e lei si ritrova a fare teatro estivo sulla East Coast. Pensava che a quel punto la recitazione sarebbe finita?

Ero al verde, vivevo in un furgone, e cercavo di risparmiare per poter mantenere i miei tre figli e la mia, ora ex, moglie, che vivevano a Beverly Hills. L’unica cosa che mi è venuta in mente è stata: “Posso sempre tornare a Toronto e guadagnarmi da vivere come attore”. Non ho mai pensato: “Oh, devo diventare un commerciante”. Fin dall’età di 6 anni non mi è mai venuto in mente di fare qualcos’altro. Il che è strano perché oggi lo sento dire da tutti, ed è vero. Le persone, anche quelle più note, non riescono a guadagnarsi da vivere nelle circostanze in cui è caduto il settore.

Nel 1979, la Paramount aveva bisogno di una risposta a Star Wars, così ha rilanciato Trek sotto forma di film. Qualche anno dopo è arrivato T.J. Hooker. Che cosa ne ha ricavato dalla serie?

Era una serie fantastica. Aveva tutti i crismi della drammaticità. Ho potuto dirigere diversi episodi. E alcune delle mie riprese sono presenti nell’incipit. Ero totalmente coinvolto, impegnato nella scrittura e nella regia. Sempre in corsa, serve prendere molte decisioni in questi casi e di solito i soldi non bastano mai.

Lei però ha diretto un film ad alto budget, Star Trek V, nel 1989. Fu considerato una delusione, ma oggi ha i suoi fan. Sperava di ampliare le potenzialità di un film di Star Trek?

Vorrei aver avuto il sostegno e il coraggio per fare le cose che sentivo di dover fare. Il mio concetto era: “Star Trek va alla ricerca di Dio”, e il management ha detto: “Beh, chi è Dio? Ci alieneremmo i non credenti, quindi no, non possiamo fare Dio”. E poi qualcuno ha detto: “E un alieno che pensa di essere Dio?”. Poi c’è stata una serie di mie incapacità di gestire il budget e il management. Ho fallito. Nella mia mente, ho fallito terribilmente. Quando mi chiedono: “Che cosa rimpiangi di più?”, rimpiango di non essere stato emotivamente preparato a gestire un grande film. Così, in assenza del mio potere, il vuoto si è riempito di persone che non hanno preso le decisioni che avrei preso io.

Lei sembra prendersi la colpa, ma gli osservatori esterni potrebbero dire: “Beh, il budget non c’era. Non ha avuto il sostegno di cui aveva bisogno”. Ma per lei la colpa è sua.

È colpa mia. Nel finale, volevo che il granito esplodesse dalla montagna. La persona che curava gli effetti speciali mi disse di poter realizzare una tuta che andasse a fuoco e da cui sarebbe uscito del fumo, per 250 mila dollari a pezzo. Ne chiesi dieci, con un budget totale da 30 milioni. Non potendomelo permettere, provai a usarne una sola. (N.d.T.: il progetto di utilizzare un solo costume notoriamente non ha funzionato bene sullo schermo e alla fine è stato abbandonato).

 

Courtesy of Nbc

William Shatner e Nichelle Nichols in Star Trek. Courtesy of Nbc

Si dice che Paramount+ abbia ventilato l’idea che lei riprenda il suo ruolo, alla maniera di Patrick Stewart in Star Trek: Picard. È un’idea che potrebbe prendere in considerazione?

Leonard (Nimoy, ndr) ha preso la sua decisione di fare un cameo (nel film Star Trek di J.J. Abrams, del 2009). È lì per un solo momento, per una trovata che fa apparire Spock in una scena nel futuro. Se scrivessero qualcosa che non fosse una soltanto trovata, per coinvolgere Kirk, che ora ha 50 anni in più, e se fosse qualcosa che si aggiunge veramente alla storia di Star Trek, lo prenderei sicuramente in considerazione.

La conduzione del Saturday Night Live è stata una svolta, in termini di dimostrazione di cosa si può fare con la comicità?

All’epoca era uno show nuovo, faceva scalpore, e presentarlo è stato bello. Faccio commedie da quando avevo 7 anni. C’è una tempistica. C’è un modo di caratterizzare le battute. È una specie di aspetto spirituale della commedia, far capire al pubblico che è aperto a ridere.

Dopo decenni nel settore, lei ha ottenuto il suo più grande successo di critica negli anni Settanta interpretando Denny Crane in Boston Legal. Qual è stata la genesi di Denny?

David E. Kelly mi invita a colazione. Mi dice: “Ho scritto questo personaggio. È un po’ rimbambito”. Io ho risposto: “Beh, posso interpretarlo”. Non avevo particolari indicazioni su come farlo. Ho imparato da qualche parte che i serpenti tirano fuori la lingua. Valutano cosa c’è là fuori. Così ho pensato che il personaggio stesse facendo proprio questo. È questo l’atteggiamento con cui ci ho provato.

Nel 2021, all’età di 90 anni, lei è diventato la persona più anziana ad andare nello spazio. Al momento dell’atterraggio, ha avuto un incontro, in lacrime, con Jeff Bezos. Come ha elaborato la cosa?

Piangevo in modo incontrollato per motivi che non sapevo. Era la mia paura di ciò che stava accadendo alla Terra. Potevo vedere quanto fosse piccola. È una roccia con aria sottile come un foglio di carta velina. Un sasso e due chilometri d’aria: questo è tutto ciò che abbiamo, e lo stiamo rovinando. E questo, drammaticamente, l’ho visto in quel momento.

 

Traduzione di Pietro Cecioni