
Gianluca e Massimiliano De Serio sono gli unici italiani che partecipano a pieno titolo in una delle sezioni ufficiali della 75 edizione del festival di Berlino. Questa assenza di prodotti italiani è un po’ la notizia e anche la sorpresa della nuova gestione del festival, ma va detto che il loro film è decisamente rappresentativo del nostro cinema indipendente, quello che da sempre è il preferito da Berlino.
Il film, che si intitola Canone effimero, è un viaggio attraverso la cultura popolare di diverse regioni italiane, dalla Liguria alla Calabria.
È prodotto dalla società La Sarraz di Alessandro Borrelli, con il quale avevano già lavorato in passato, ed è finanziato anche dal Piemonte Doc Film Fund. Il suo direttore, Paolo Manera, sceglie di aiutare la realizzazione di film che non sono girati in Piemonte ma che in quella regione sono poi postprodotti, e grazie a questa scelta il Fondo è diventato un sicuro punto di riferimento per i documentaristi italiani,
La chiave di lettura di questo viaggio è la persistenza della canzone popolare come forma di cultura che affonda le sue radici in tradizioni lontane, che il progresso e la globalizzazione rischiano di azzerare per sempre.
Dal punto di vista antropologico, Canone effimero è un documento che lavora a futura memoria, quasi come le ricerche etnografiche di Ernesto De Martino e della Fondazione a lui dedicata: mi immagino quanto questo loro lavoro sarà fondamentale per un antropologo che tra cinquant’anni indagherà sulla storia del costume italiano in questi anni.
Ma bisogna sottolineare che Canone effimero non è (solo) un documento etnologico. La sua forza d’impatto visivo, l’amore con cui vengono raccontati i vari protagonisti che ci comunicano la loro passione per la tradizione è qualcosa che va molto oltre la documentazione.
Come è noto, i fratelli De Serio sono artisti visivi a tutto tondo: nel loro curriculum non ci sono sono documentari e film di finzione, non c’è soltanto la passione con la quale gestiscono l’esperienza del Piccolo Cine nella periferia nord di Torino, ma ci sono anche le videoinstallazioni che li vedono attenti protagonisti di una ricerca visiva tra le più interessanti e insolite nel panorama italiano.
E’ curioso anche constatare quanto le persone che raccontano, nelle varie regioni, il loro rapporto con la tradizione popolare, siano anche molto diverse tra loro: per studi, per età, probabilmente anche per collocazione sociale. Li accomuna un senso di fierezza per il fatto di accogliere dentro di loro una tradizione di secoli.
Ad esempio, la semplice narrazione che fanno della loro scelta i rappresentanti di un paese dell’entroterra ligure, denota fierezza, professionalità e un amore per la terra d’origine che è sempre bello scoprire.
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