‘Alien: Romulus’, Ritorno Alle Origini Del Mito

Mancano ormai pochi giorni all’uscita di Alien: Romulus, nuovo capitolo della saga horror – fantascientifica più amata di sempre. Un incubo siderale iniziato nel lontano 1979, anno in cui il neo papa Giovanni Paolo II metteva piede a Varsavia e Margaret Thatcher veniva eletta primo ministro del Regno Unito.

Di THR ROMA

Da allora ne sono cambiate di cose, eppure il richiamo ancestrale suscitato dal temibile xenomorfo continua a stuzzicare le fantasie degli spettatori, indipendentemente dalla loro età. Non importa siano infatti cresciuti con le pellicole di Ridley Scott e James Cameron, tantomeno siano subentrati con Alien – La clonazione (1997) di Jean-Pierre Jeunet o il Prometheus (2012) di Scott. Ciò che conta è che dal prossimo 14 agosto i fan di Alien potranno finalmente tornare al cinema a gustarsi un nuovo capitolo della terrificante saga.

Dopo la battuta di arresto di Alien: Covenant (2017), pellicola in grado d’incassare discretamente al botteghino (240.891.763 $), ma deludere sia pubblico che critica, i 20th Century Studios hanno preferito rimescolare le carte e affidare le chiavi del franchise a Fede Alvarez. Il regista del brutale reboot di Evil Dead e del thriller di successo Don’t Breathe (2016), ha infatti dichiarato di voler riportare l’attenzione alle inquietanti atmosfere dei primi due film. Una scelta rimarcata dalla decisione di affidarsi all’animatronic e agli effetti prostetici, anziché a una soffocante CGI.

“Come molti di voi, sono rimasto scioccato dai pessimi effetti digitali visti in alcuni film. Mi hanno totalmente rovinato l’esperienza. Per questo, specialmente con Alien, è fondamentale far credere agli spettatori che ciò che stanno guardando sia reale!” Così si è recentemente espresso Alvarez alla rivista britannica Metro.

 Alien: Romulus segue le vicende di un gruppo di giovani colonizzatori decisi a infiltrarsi nella dismessa stazione spaziale Romulus in cerca di preziose tecnologie. Tuttavia, l’avventura si rivela ben più pericolosa del previsto quando una forma di vita extraterrestre estremamente aggressiva s’imbatte sul loro percorso. Come ammirato nell’ultimissimo trailer, il film sembra promettere un tripudio gore d’inseguimenti mozzafiato, ambienti claustrofobici e invasioni di ‘facehuggers’; tutto quello che il pubblico continua a chiedere sin dai tempi di Alien³ (1992).

Il successo del franchise sembra infatti resistere nonostante le alterne fortune dei suoi film, come se la promessa di trovarsi al cospetto dello xenomorfo giustificasse ogni intreccio o scelta narrativa. Un triste destino che in realtà accomuna svariate icone pop del genere horror, basti pensare a Freddy Krueger di Nightmare o a Jason Voorhees di Venerdì 13. Eppure la grandiosità della saga di Alien non può essere limitata al frutto creativo di due geni come H.R. Giger e Carlo Rambaldi. Nonostante la creazione del villain perfetto ― l’ibrido bio meccanico che sfida le leggi della natura ― l’essenza del franchise è proprio racchiusa in quelle due straordinarie gemme partorite da Ridley Scott e James Cameron. Due capolavori capaci, seppur in modo differente, di scavare a fondo nelle nostre paure più primitive: il buio, l’ignoto, il diverso.

Ecco allora il perché di Alien: Romulus, pellicola nata per cogliere l’eredità dei due grandi maestri e al contempo aprire nuove rotte narrative.

Con questo film, Fede Alvarez non vuole soltanto omaggiare Alien (1979), ma potenzialmente riscrivere la “continuity” della saga prendendo le distanze dall’indagine più prettamente filosofica portata avanti da Ridley Scott in Prometheus. Per far ciò, Alvarez torna agli amati anni’80 scegliendo di ambientare il suo Alien: Romulus perfettamente a cavallo tra gli eventi narrati in Alien e quelli di Aliens – Scontro finale (1986).

In un’intervista a GamesRadar, il regista ha dichiarato: “Alien: Romulus si svolge 20 anni dopo il primo. La tecnologia nel mondo di Alien può cambiare radicalmente, ma penso che non dipenda dal tempo. Dipende dal luogo. Da dove ti trovi. In questo film la tecnologia è ancora molto low-tech e analogica. Sono cresciuto negli anni ’80. Quando vedo un monitor con qualche difficoltà nel tracciare una VHS il mio cuore batte di gioia.” Come ogni film della saga ha insegnato, anche Alien: Romulus avrà la sua eroina. Questa volta è il turno di Cailee Spaeny, attrice apprezzata in Priscilla (2023) di Sofia Coppola e in Civil War (2024) di Alex Garland.

Nonostante le innumerevoli dichiarazioni, la pellicola è rimasta fortunatamente avvolta da un’aura di mistero che ha contribuito a rafforzare il forte hype in vista dell’uscita. In molti continuano a chiedersi dell’eventuale presenza di androidi, dei legami con gli altri film, così come di un improbabile ritorno di Ellen Ripley (Sigourney Weaver), ma in fondo tutti sappiamo che la sola cosa a contare è quando lo xenomorfo comparirà sullo schermo. In uscita il prossimo 14 agosto, Alien: Romulus rappresenta una delle ultime opportunità per mantenere viva la fiamma di un mito che ha segnato la storia del cinema mondiale. Dal successo di questo film potrebbe infatti dipendere il futuro del franchise, incluso quello della serie tv Alien: Earth, creata da Noah Hawley (Fargo) e in uscita l’anno prossimo su Disney +.

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