“C’è una dimensione, oltre a quelle che l’uomo già conosce, è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità. È la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere. È la regione dell’immaginazione, una regione che si trova… Ai confini della realtà”.
Con questo incipit iniziavano le singole puntate, giustappunto, di “Ai Confini Della Realtà”, fortunatissima serie americana ideata da Rod Stearling, tra la fantascienza e l’inverosimile, durata ben 156 episodi. Eppure, se cercate anche solo qualche episodio di “The Twilight Zone” (titolo originale) su Netflix, Disney, Amazon Prime, Apple Tv o le altre piattaforme, non lo trovate. Forse perché esiste veramente una dimensione senza limiti oltre a quelle che l’uomo già conosce? Chi può dirlo? Una cosa è certa. La logica per la quale alcuni titoli sono introvabili in streaming, è incomprensibile.
Pochi giorni fa, osservando la mia libreria che strabocca tra libri e dvd, in cerca di spazio per i nuovi acquisti letterari, mi venne la malsana idea di disfarmi di gran parte dei film su disco, convinto che non avrei perso niente avendo a disposizione quasi tutte le piattaforme. Giusto per avere la controprova galileiana e assicurarmi che cedendo i formati fisici non avrei perso neanche un titolo, ho preso un campione di questi e li ho cercati: panico!
Gran parte dei film di cui mi volevo disfare, non si trovava da nessuna parte.
Così, incuriosito, ho deciso di approfondire il problema e comprendere quali produzioni e perché non fossero in catalogo, o almeno capire se esistesse una logica che giustificasse certe assenze. Siete pronti a rabbrividire? Qui di seguito, vi elenco giusto un piccolissimo numero di assenze che definisco “impossibili”.
Partiamo da Bertolucci, regista italiano amato nel mondo. I suoi tre capolavori, “Il Piccolo Budda”, “Novecento” e “Ultimo Tango a Parigi”, non esistono. Finisce qua? Certo che non finisce qua. Andiamo avanti con altri esempi di peso. Fellini. No, dico, Federico Fellini, avete presente? Ecco, uno dei suoi capolavori assoluti, “La Strada”, indovinate un po’? Non esiste. Stessa sorte per Tornatore con “Il Camorrista”, la storia di Cutolo interpretata da uno straordinario Ben Gazzara. Restando sempre in Italia, vi dice qualcosa un certo Zeffirelli? Le sue rivisitazioni di “Otello” e “Amleto”? Niente. Non parliamo poi di Pasolini e “Salò o le 120 Giornate di Sodoma”, o di Carmelo Bene con i suoi “Salomé”, “Pinocchio” e “Riccardo III”: il nulla.
Non va certo meglio se andiamo all’estero. Ci voglio stare che classici del cinema demenziale degli anni ’80 come “Porky’s” non rispondano all’appello, ma come si giustificano le assenze di lusso di “Crimini E Misfatti”, “Criminali Da Strapazzo”, “La Maledizione Dello Scorpione di Giada” e “Il Dormiglione” di Woody Allen? “La Pazza Storia del Mondo” di Mel Brooks? Per non parlare di “Grindhouse” della coppia Tarantino – Rodriguez, o l’indimenticabile “Four Rooms” che vede insieme, oltre ai già citati Tarantino e Rodriguez, anche Allison Anders? Non pensate poi che esistano mostri sacri della cinepresa intoccabili, perché anche Martin Scorsese non è immune dall’oblio dello streaming. Vi ricordate il bellissimo “Al Di Là Della Vita” con Nicholas Cage? Vi conviene non dimenticarlo, perché non esiste, così come non vi è traccia di “New York New York” con De Niro e la Minnelli. Continuo? Non continuo.
Per ovvie ragioni mi fermo qui con un elenco che potrebbe essere infinito. I titoli che vi ho proposto sono solo un piccolo estratto degli oltre 1.700 film, tra classici più o meno noti, che il mondo dello streaming ha completamente dimenticato, o almeno relegato al “non ricordo”.
Ora, tutto sta a capire il perché. Allora chiediamoci: esiste una ragione plausibile? No. Le ho cercate in lungo e in largo. Sono andato a spulciarmi finanche i problemi legati a eventuali censure, flop, problemi di diritti e altri mille rivoli dell’impossibile, inclusi eventuali fallimenti delle case produttrici: niente.
Se è vero come è vero che su Netflix, giusto per citare una piattaforma su tutte, troviamo finanche l’ultimo cortometraggio dell’esordiente coreano che conoscono solo i parenti stretti e qualche condomino della sua palazzina, è altrettanto vero che un Bertolucci, giusto per citare il mio primo esempio, sembra non interessare. Qualcuno potrà dire che i titoli esistenti sono talmente tanti che ci vogliono anni per inserirli tutti e completare i cataloghi. Verissimo, ma in parte. Pur volendo dar ragione a questa teoria, anche solo in riferimento ai film poco sopra citati, non esiste giustificazione che ne renda pacifica l’assenza. Più studio il fenomeno, più non so darmi pace. Le piattaforme offrono di tutto, ma veramente di tutto, non solo grandi capolavori, fidatevi. Vi basta usare il telecomando per scoprire il numero esagerato di contenuti, prodotti con due soldi , che infestano i cataloghi online.
La verità è un’altra, ed è molto più limpida di quel che si può pensare: per il momento tenetevi strette le vostre preziose videocassette VHS e i vostri dvd, perché nessuno può comprendere quella regione intermedia, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette della sapienza, che si trova ai confini “dello streaming”.
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