
Cortinametraggio 2024 è un piccolo miraggio, una settimana di sospensione dal tempo e dalla frenesia di un classico festival, in un’atmosfera, calda e familiare, in cui la competizione passa quasi in secondo piano rispetto all’occasione che si ha di parlare di cinema, con chi il cinema lo fa. Sarebbe però miope non affrontare l’argomento più evidente, fin da un rapido sguardo al programma: la minima presenza di donne alla regia.
Su venti cortometraggi in concorso, solo tre hanno uno sguardo femminile dietro la macchina da presa e solo quattro sono le giovani donne registe. Perché sì, c’è anche una rara – anzi storica – co-regia cinematografica, quella di Vera Munzi e Caterina Salvadori. A memoria l’unica in Italia, se non si considera quella televisiva di Netflix per Luna Nera (Francesca Manieri, Laura Paolucci e Tiziana Triana).
La dichiarazione delle registe
“La mancata partecipazione o, meglio, una partecipazione per noi irrisoria di donne a Cortinametraggio 2024 non è altro che un riflesso, una testimonianza-specchio di un problema sistemico italiano“, affermano le quattro registe in una dichiarazione congiunta a THR Roma. Oltre Munzi e Salvadori, in concorso con il corto Anemos, perciò, anche Sarah Narducci alla regia di Ho ballato di tutto e Angela Norelli, con We Should All Be Futurists.

We should all be futurists, regia di Angela Norelli, in concorso a Cortinametraggio 2024
Il problema è tra domanda e offerta dello sguardo femminile in questo mercato cinematografico, “un cane che si morde la coda, perché non è vero che non ci sono donne che provano a entrare nelle scuole di regia o a ricoprire ruoli cinematografici”. E non è vero che non c’è un pubblico pronto ad accogliere queste storie, lo dimostra il successo al botteghino di C’è ancora domani di Paola Cortellesi.
“Se però tra i ventidue maggiori budget del 2023, venti sono diretti da uomini e solo due da donne, si spiega il divario. Siamo poco abituati e abituate a vedere donne che rivestono ruoli di prestigio all’interno dell’industria cinematografica e anche i direttori artistici sono per lo più tutti uomini. Cortinametraggio, dove quest’anno solo il 15% dei corti presentati era firmato da una regista, non è che un riflesso di questo discorso, che è sempre lo stesso, in tutta Italia. Se poi si parla di qualità, la questione cambia. Statisticamente ai festival i premi sono spesso vinti da donne”. Quando ci arrivano.
Come affermato dalle quattro registe, tuttavia, Cortinametraggio non è l’eccezione, è dentro una tendenza. Non è una critica alla selezione, specificano, ma è necessario guardare il contesto in cui si svolge la selezione.

Grafico che mostra i maggiori budget italiani del 2023: solo due film diretti da donne
La risposta del direttore artistico
È un problema dell’offerta o della domanda? THR Roma ha chiesto questo, oltre che alle quattro registe, anche al direttore artistico Niccolò Gentili, andando a cercare i dati di questa edizione di Cortinametraggio.
“Su oltre 460 corti arrivati alla selezione, quelli diretti da uomini e quelli diretti da donne sono stati in un rapporto di circa sette a uno”, afferma Gentili. “È un grande divario, che mi ha stupito anche per la differenza rispetto alla scorsa edizione, in cui in concorso poi sono arrivati sette o otto corti diretti da registe. I tre di quest’anno è un numero che mi dispiace, sinceramente, ma se il rapporto iniziale è quello, è improbabile che non si rifletta nella selezione finale. Abbiamo scelto i corti in base agli ‘sguardi’, alle storie che abbiamo ritenuto importanti, ed è bello avere più sguardi possibili. Ci tengo affinché il mondo sia raccontato da parte di occhi sempre diversi, ma purtroppo è andata così, se il divario è numericamente così ampio, è normale che si finisca per scegliere più corti diretti da uomini.
Una questione aperta
Se è vero che il discorso sulla regia al femminile può prendere facilmente una piega riduttiva, è vero anche che la questione della rappresentazione non è un capriccio del politically correct, è qualcosa di percepibile, di riconoscibile nello sguardo e nel punto di vista. Non a caso, anche, Munzi e Salvadori per raccontare una storia delicata e intima come Anemos – costruita sul bisogno di ristabilire i propri spazi personali e pubblici, dopo una relazione violenta – hanno scelto una delle prime e delle poche operatrici steady-cam in Italia, Irene Castrogiovanni. Una donna che guida lo sguardo e il movimento di macchina, portandolo dove la storia ne sente la necessità.

Anemos, regia di Vera Munzi e Caterina Salvadori. In concorso a Cortinametraggio 2024
“Ci viene chiesto spesso di parlare di donne nei nostri film solo perché siamo registe, ma non è questo il punto”, afferma Caterina Salvadori in un incontro successivo con la stampa. Non si tratta, infatti, dei temi da raccontare, ma del modo in cui lo si fa.
Lo mostra bene We should all be futurists di Angela Norelli, una rielaborazione di materiale di archivio degli anni Dieci e Venti, su cui il voice over denuncia – al di sotto dell’ironica storia sulla nascita dei vibratori – la libertà sessuale delle donne, di fatto assente, all’inizio del secolo scorso. “Ho pensato che la chiave ironica potesse essere quella giusta”, afferma Norelli, “per denunciare una dinamica ma anche per destrutturarla, perché se io ne rido, quel meccanismo di potere non solo lo faccio vedere ma anche un po’ lo disinnesco”.
“A noi donne viene sempre chiesto qualcosa in più”, prosegue Sarah Narducci. “C’è sempre un controllo un po’ più capillare su quello di cui parliamo, su quello che vogliamo raccontare. Io nel mio corto (Ho ballato di tutto, ndr) ho due protagoniste, parlo di un’amicizia femminile profonda, perché è quello conosco, quello posso raccontare. Il docente che mi ha seguita (al Centro sperimentale, ndr), tuttavia mi ha più volte chiesto perché stessi raccontando questa storia, quale fosse il nucleo centrale. Non che non lo avesse capito, anzi. Però appunto c’è sempre una domanda in più”. Una domanda che, alla ricerca di una legittimazione pone, ancora, un rapporto di potere lontano dall’essere superato.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma