Cortinametraggio 2024, parla la fondatrice Maddalena Mayneri: “Quest’anno ci dedichiamo al 100% ai registi esordienti”

"Record di iscrizioni. E novembre andiamo in America": la kermesse cinematografica sui corti tra le nevi delle Dolomiti ha preso il via il 12 marzo e proseguirà fino al 17. Cinque giorni dedicati ai talenti italiani. Si parla di temi sociali, ambientali, ecologici, ma "finalmente c'è anche più commedia". L'intervista di THR Roma

C’è un’atmosfera particolare al Cortinametraggio. Sarà la neve intorno, che rende sempre un po’ tutto più poetico, o sarà che i festival in luoghi “piccoli” e raccolti hanno sempre la tendenza ad abbattere ogni formalità, ad avvicinare registi, addetti ai lavori, produttori, senza troppe riverenze. Ci si incontra, si chiacchiera e ci si riconosce nella hall del albergo nella piazza principale.

Ed è qui – nella fucina del festival, che si anima già nel pomeriggio, ore prima delle proiezioni – che si trova anche, sempre operativa, Maddelena Mayneri, la fondatrice. Legata alla “sua” montagna di Cortina d’Ampezzo, Mayneri è alla guida del festival fin da quando l’ha fondato negli anni Novanta. Nell’intervista con The Hollywood Reporter Roma descrive come vede il Cortinametraggio oggi e perché i progetti per il prossimo futuro coinvolgono anche la California. Si sofferma inoltre su cosa può fare il festival per gli esordienti nel cinema italiano, dove si investe sempre meno, anzi “si tagliano sempre più fondi“.

Presentando il Cortinametraggio 2024 ha affermato che quest’anno sarà per la prima volta un festival dedicato al 100% agli esordienti in concorso. Cosa intende?

Nelle edizioni precedenti abbiamo organizzato molti eventi collaterali, privilegiando forse i talent ospiti rispetto ai ragazzi e alle ragazze in concorso. Quest’anno ho deciso invece che sono loro a dover essere gli unici protagonisti, perché devono vincere la loro paura di fare domande, devono creare relazioni professionali. Abbiamo quindi organizzato dei pranzi appositi per esempio. Perché li voglio mettere a tavola insieme, creare spazio per chiacchierare e fare domande a quattr’occhi. E poi dicono sempre che a tavola si firmano i contratti migliori.

L’anno scorso la sezione speciale era dedicata all’Afghanistan, quest’anno agli Stati Uniti. C’è un motivo particolare, le elezioni ad esempio? 

No, prima di tutto perché a Cortinametraggio la politica è pari a zero. Il festival è tutto meno che politica. Anche il cortometraggio della Capitaneria di porto, per citarlo di nuovo, non parla di immigrazione, ma di servizi alla cittadinanza. In secondo luogo abbiamo scelto gli Stati Uniti per una questione di connessioni. Siamo riusciti a entrare in contatto con l’università di Santa Monica. L’anno prossimo valuteremo se continuare con loro, intanto a novembre andremo lì presentare i nostri corti.

È la prima volta del Cortinametraggio negli Stati Uniti?

Sì, ci hanno invitati, ci daranno spazio per far vedere i nostri lavori, anche per questo la scelta è ricaduta sugli Usa. Niente politica.

Il poster del Cortinametraggio 2024

Il poster del Cortinametraggio 2024

Cosa arriva dal punto di vista tematico, da quel mondo lì, che in Italia ancora manca? E cosa sperate di vedere?

Non so se Niccolò (Gentili, il direttore artistico, ndr) condivide, ma il mio problema è che quando si fanno vedere i corti, soprattutto americani, francesi o spagnoli, si percepisce il livello molto più alto rispetto ai nostri. Anche per questo motivo ho voluto fare un festival solo italiano, perché voglio dare la possibilità ai nostri talenti di crescere. Inizialmente il Cortinametraggio era un festival internazionale, ma vincevano sempre gli stranieri: perché avevano più fondi, più contributi, più partner produttivi. Invece per me è importante che gli italiani abbiano la loro visibilità.

Abbiamo scelto cinque corti americani molto belli, ma abbiamo creato una giuria a parte, senza mescolarli con i nostri. Magari il prossimo anno valuterò se mantenere lo sguardo sugli Stati Uniti o cercare in Francia o in Spagna. L’anno scorso l’Afghanistan è stata una coincidenza. Ho conosciuto una ragazza fuggita da lì, dove era responsabile di vari eventi cinematografici, e le ho chiesto allora di creare la rassegna.

È un problema culturale il fatto che in Italia si investa poco sul cortometraggio come forma autoriale a sé?

No, non credo che sia un problema culturale. Credo che in Italia sia difficile trovare sponsor. Chiaramente la cultura è quella che perde. Prima di tutto perché mancano i soldi, i contributi, e si nota. Non parlo solo di ministero, di Cultura e simili, ma tutti tagliano e tagliano la cultura per prima. Qui siamo a Cortina, si investe tutto sullo sport. Cortinametraggio è forse l’unico evento culturale nei dintorni e sulle Dolomiti, che può contare su diversi partner. Forse proprio per il contesto, perché siamo a Cortina. Non mi nascondo dietro una maschera.

Parlando di dati, quanti corti ha visto prima della selezione? E perché su 20 corti finalisti solo un quinto è diretto da donne? È stato un calo di iscrizioni femminili?

Quest’anno sono arrivati 465 cortometraggi, da cui ne abbiamo selezionati 20. Il nostro record, dopo i 420 dell’anno scorso. C’erano in realtà molte donne, non direi perciò che c’è stato un calo. Non è vero. Destino ha voluto che nel totale dei migliori ci fossero meno registe, però non è stata una scelta sul genere.

Ci sono dei temi ricorrenti o delle tendenze emerse quest’anno tra i corti?

Per fortuna c’è un po’ più di commedia. Si parla sempre ovviamente anche di sociale, di violenza, però in maniera un po’ più soft. Si parla di disagio ambientale, di ecologia e anche di immigrazione. C’è anche l’intelligenza artificiale, un corto molto particolare, divertente. Mi ha fatto ridere, ma spero che non finiremo mai come ciò che racconta.

Qual è l’impressione a caldo di queste prime ore di festival?

Mi sembra che tutto stia andando secondo i pronostici. Gli incontri in programma stanno avendo successo, la sala è piena e i corti piacciono. C’è un clima di grande serenità, forse aiuta anche il sole, che è tornato finalmente, e porta tutti quanti a trascorre del tempo insieme, all’aperto. Non vedo l’ora di scoprire chi vincerà, intanto il calendario è ricco anche di eventi speciali. Abbiamo presentato il cortometraggio realizzato dalla Capitaneria di porto per i suoi 160 anni e abbiamo mostrato a 150 ragazzi delle scuole quello che secondo me è il kolossal italiano più importante al mondo, Il gattopardo.