Pedro Armocida: “Premiare Guadagnino? È il momento. Ma la vera audacia del festival di Pesaro è il volume critico su Ficarra e Picone”

Parla il direttore della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, che si terrà dal 14 al 22 giugno, aprendo con i vent'anni di Non ti muovere di Sergio Castellitto per concludersi con il riconoscimento speciale al regista di Challengers: "Il nostro progetto è cercare di comprendere come l'immagine comunica oggi col pubblico". L'intervista di THR Roma

Un programma fittissimo quello della 60esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, che si terrà dal 14 al 22 giugno festeggiando un compleanno molto speciale. Una cifra tonda che cade in contemporanea con Pesaro Capitale della cultura italiana 2024, rendendo l’evento ancora più gioioso e arricchendolo di collaborazioni con ogni angolo del mondo, tanti quanti sono i linguaggi e le sperimentazioni possibili da trovare. In fondo è sempre stato questo l’obiettivo del festival, il cui dna ha mantenuto la propria struttura, nonostante le incursioni del suo direttore dal 2015, Pedro Armocida.

Tornano, infatti, i classici hollywoodiani in piazza, gli stessi “snobbati” da una critica più rigida, i quali sono stati poi rivalutati nel tempo, diventando a tutti gli effetti cult. Ma è il respiro delle retrospettive, tante e variegate, che contribuisce a rendere i giorni della manifestazione una giostra di ricerca, analisi e scoperte inedite.

Si va dal focus sulla regista statunitense Brigid McCaffrey alla retrospettiva sui lavori di Arcangelo Mazzoleni. Si ripercorre la “golden age” dell’animazione italiana, mentre ognuno dei tre giurati del festival – Júlio Bressane, Luis Miñarro, Myriam Mézières – avrà il proprio omaggio. Ci sarà occasione di ricordare Carlo Mazzacurati al decennale della morte e di vedere in anteprima italiana Maria Montessori – La nouvelle femme presentato da Jasmine Trinca. Dando il via alle danze con Sergio Castellitto e l’iconico Non ti muovere, l’opera in cui recitava al fianco di una giovane Penélope Cruz e che compie vent’anni.

Gran festa per i sessant’anni della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema?

La cosa divertente è che il numero 60 torna due volte, quest’anno con la 60a edizione e l’anno prossimo con i 60 anni. Festeggiamo al meglio la nostra Pesaro Capitale italiana della cultura 2024 regalandole un anniversario speciale. Per l’occasione abbiamo proposto la Korean Week con annessa tavola rotonda e il workshop con il Sarajevo Film Festival, che porterà anche alla realizzazione di un cortometraggio. Alla base c’è uno scambio reciproco, tant’è che in autunno porteremo alcuni dei corti in programma a Busan e ad agosto a Sarajevo.

Che tipo di giuria avete scelto per una data così speciale?

Una che rispecchia la traiettoria dell’innovazione e della ricerca del linguaggio cinematografico del Nuovo Cinema. Ognuno è catalizzatore di un’idea e quell’idea sarà al centro di tre omaggi dedicati ad ognuno dei membri. C’è Júlio Bressane, congiunzione tra il cinema moderno e della tradizione brasiliana, lui che è già stato al nostro festival e che stavolta porta anche un nuovo film in anteprima mondiale. C’è Luis Miñarro, produttore e regista spagnolo, di cui proietteremo Family trip. E l’attrice francese Myriam Mézières, di cui riproporremo Una fiamma nel mio cuore in versione restaurata.

Tra gli omaggi non potrà mancare un ricordo a Adriano Aprà, tra le spine dorsali del festival.

Assolutamente sì. Verrà proiettato Rossellini visto da Rossellini, un documentario, ma soprattutto un saggio critico nella forma in cui Aprà credeva si sarebbe evoluta la critica cinematografica. E in più ci sarà la proiezione di Olimpia agli amici, film drammatico da lui diretto e uscito nel 1970.

Cosa si porterà dietro della conoscenza intrapresa con Aprà?

È stato un critico serioso, nonostante quel suo aspetto in contrasto giocoso, a volte bambinesco. Mi guardava sempre storto perché secondo lui avevo reso il festival troppo popolare. Ma proprio l’anno scorso, all’ultimo giorno, mi prese da parte e mi disse che quell’edizione mi era riuscita proprio bene, che avevo fatto un bellissimo festival. Ho pensato che se anche lui, che solitamente mi era abbastanza distante come visione, aveva visto quel risultato nella manifestazione, voleva dire che forse qualcosa di giusto lo avevamo fatto. Di certo sarà una mancanza molto presente. Lui e Bruno Torri sono stati gli ultimi cercatori d’oro del cinema, dalle 15 alle 20 li trovavi sempre in sala. Erano una certezza.

Il premio speciale Pesaro 60 verrà consegnato a Luca Guadagnino, un autore che si sta molto aprendo al largo pubblico. Pensa sia una scelta che qualche affezionato potrebbe contestare? Considerandolo un regista forse ormai troppo pop per l’evento?

Credo che, in generale, possa essere quasi più contestabile, o audace possiamo dire, l’omaggio a Ficarra e Picone. Semmai direi che il riconoscimento è arrivato addirittura troppo tardi, visto che molte delle sue produzioni e le scelte linguistiche utilizzate nel suo cinema coincidono da vicino con ciò che ha sempre promosso Pesaro. In più è stato anche in giuria e ha un filo rosso che lo lega con Bernardo Bertolucci, tra gli autori a cui ha sempre guardato il festival.

Curiosa anche la scelta di proiettare il suo Challengers, invece che qualche film meno recente. In alcuni posti si trova ancora in sala. 

È vero, è un successo in tutto il mondo e il box office lo dimostra. Ma è anche un titolo forte, che spero porterà gente. Avrei potuto chiedere un altro film della sua carriera, ma è quello con i maggiori sprazzi di nuovo cinema, inteso proprio come sperimentazione. E, inoltre, non potevamo perdere l’occasione di riempire un’intera piazza con la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross.

Pedro Armocida, direttore del Pesaro Film Festival

Pedro Armocida, direttore del Pesaro Film Festival

Proprio in un’intervista recente Guadagnino ha dichiarato che non crede che la sua filmografia sia ancora pronta per una retrospettiva. Eppure voi gli dedicate un intero manuale.

Infatti, oltre al premio speciale Pesaro 60, ci sarà un libro che racchiude il lavoro fatto fin qui. La parte editoriale è importantissima per il festival, è nel suo Dna, che va ad investire nello studio e nell’analisi dei fenomeni e degli autori su cui si vuole gettare un cono di luce e che quest’anno contano anche i volumi dedicati a Franco Maresco e, appunto, Ficarra e Picone.

Altra proposta ardita, ma in comunicazione con l’andamento del festival in questi ultimi anni. Come mai avete puntato su una coppia comica che potrebbe sembrare distante dal vostro manifesto programmatico?

Dopo Giuseppe Tornatore, su cui ci siamo focalizzati l’anno scorso, e passando di nuovo per Guadagnino, ci sembrava giusto continuare su questa “factory” siciliana che ha una forte rilevanza a livello produttivo e narrativo. In fondo Guadagnino andava nella videoteca di Maresco ed è stato poi lui a produrre Belluscone – Una storia siciliana. Ficarra e Picone, poi, fanno parte di quel ramo della commedia che merita di non essere snobbato, anzi, di venire approfondito tramite un’analisi critica.

Pesaro si apre anche al VR. Un passo necessario?

Dico spesso che sono anche i luoghi che si hanno a disposizione a formare i programmi. Quest’anno aumentiamo le sale, come il Cinema Astra che apre per noi e continuerà poi le sue proiezioni durante l’anno. O la spiaggia con i cento anni di Walter Chiari e Marcello Mastroianni, oltre lo spazio bianco con Franco Maresco. Ed è grazie a CTE, case delle tecnologie emergenti sparse per l’Italia, di cui una si trova a Pesaro, che abbiamo avuto la possibilità di usufruire di un luogo adeguato per il VR. Mi sono dunque adoperato subito per avere affianco a me Simone Arcagni che ha lavorato a PesaroNuovoCinemaVR. Le coincidenze volevano anche che tra i partner del festival ci fosse Emergency, che ha un suo documentario in VR. E sebbene sembrino mondi che vanno a collidere, in realtà rientra tutto nel tentativo di comprendere come l’immagine oggi comunica con gli spettatori.

Tra l’altro, proprio il Circus del festival, la parte riservata ai bambini, è diventata ormai un appuntamento fisso.

Esattamente. Quando è stata presentata per la prima volta l’idea di aprire l’evento ai più piccoli, non solo è stata una sfida, ma non ci credeva quasi nessuno. Invece Pesaro Circus si è rivelato un punto di connessione tra genitori e bambini, un altro aspetto che aggiunge e non toglie nulla alla manifestazione. Merito anche dell’aver cercato di lavorare al meglio sulla ricerca di un’animazione che fosse innovativa, ed è proprio a Enzo D’Alò che verrà dedicata una serata con la proiezione di Mary e lo spirito di mezzanotte.

Lo scorso anno avete presentato in anteprima Non credo in niente, opera indipendente che ha poi girato l’intera penisola, grazie soprattutto all’intraprendenza dei suoi realizzatori. Troveremo a Pesaro 60 un debutto altrettanto d’impatto?

L’obiettivo era avere un esordio forte che fosse all’altezza di Non credo in niente. Ma, seppur è una pellicola con i suoi limiti, nessuna è stata in grado di restituire quell’urgenza e quel bisogno di coinvolgimento che potesse ripetere il bis quest’anno. L’opera di Alessandro Marzullo è la prova che, anche se c’è chi dice il contrario, i piccoli film a budget indipendente devono esistere, devono essere fatti e devono avere l’opportunità di essere visti. Non credo in niente è arrivato in ogni angolo di Italia, partendo da Pesaro e girando quanti più festival. Ha avuto un pubblico in proporzione maggiore rispetto a tante pellicole italiane ad altissimo costo. Perciò, per il 2024, abbiamo deciso di puntare sui cortometraggi italiani. Prima di tutto perché abbiamo trovato tre lavori che rispecchiano quella potenza propulsiva che cercavamo. E secondo poi perché c’era l’intenzione di dare risalto a un formato che spesso fatica a trovare i propri spazi.

Sono nove anni che è alla direzione del festival. Come si vive una simile avventura per tutto questo tempo?

Con grande sorpresa. Uno pensa che prima o poi subentrerà la noia, ma la mia fortuna è stata trovare un gruppo di lavoro e un’amministrazione che mi ha sostenuto, partendo dai posti in cui dare vita al festival e andando a conquistare gli obiettivi culturali che ci eravamo prefissati. E che non solo abbiamo raggiunto, ma continuiamo ad aggiungere.