Dal 28 agosto all’8 settembre, al Lido di Venezia si alzerà il sipario su uno degli eventi cinematografici più prestigiosi al mondo: la Mostra del Cinema. Il festival, che vedrà alternarsi sul red carpet i più grandi nomi della settima arte, coincide anche con l’inizio dell’Award Season verso la notte degli Oscar. Nel corso degli anni, la posizione strategica nel calendario e una gestione competente hanno consentito all’evento di crescere in modo esponenziale. Alberto Barbera, il direttore artistico, continua a ottenere consensi unanimi.
Tra aprile e maggio erano circolati tra gli addetti ai lavori i nomi dei possibili successori (tra cui Antonio Monda, Elisabetta Sgarbi, Luca Barbareschi e Gianluca Farinelli, n.d.r.). Tuttavia, il presidente Pietrangelo Buttafuoco, nominato dall’attuale coalizione di governo e successore di Roberto Cicutto, ha deciso di estendere il mandato di Barbera per altri due anni, che si aggiungono ai quindici già cumulati (c’era stata una pausa tra il 2001 e il 2011).
Questo traguardo evidenzia l’abilità di Barbera nel ricostruire e rilanciare la reputazione del Festival riportandolo ai suoi antichi splendori e nei desiderata delle star, che ne rappresentano il traino per il successo globale. E grazie alla pioggia di celebrità americane, su cui l’Italia ha sempre esercitato un fascino particolare, Barbera blinda il prestigio del suo Festival. La formula consolidata, che prevede la mobilitazione di Hollywood e la presenza dei grandi autori contemporanei, garantisce un successo internazionale e un pubblico in costante crescita. Alla macchina principale si aggiunge poi la varietà di eventi autonomi e collaterali, dalle Giornate degli Autori alla Settimana della Critica, fino alla sezione Immersiva (di cui ci occuperemo approfonditamente in seguito), che arricchiscono ulteriormente il programma.
La selezione dell’edizione alle porte si presenta particolarmente promettente. Ecco allora una guida ai titoli imprescindibili di questa edizione.
1.The Room Next Door di Pedro Almodovar. Adattamento del romanzo Attraverso la vita di Sigrid Nunez è il primo film in Inglese di Pedro Almodovar e racconta di due amiche che prendono strade diverse e si rincontrano solo dopo molti anni. Il regista ha raccontato di aver pianto più volte con la troupe durante e riprese. “Tilda Swinton e Julianne Moore – ha detto – sostengono da sole tutto il peso del film e sono incredibili. Sono stato fortunato perché entrambe hanno dato vita a un vero e proprio recital”. Completano il cast John Turturro e Alessandro Nivola.
2. Joker: Folie à Deux di Todd Phillips. Se non ammettessimo che i film americani sono sempre i più attesi, saremmo dei bugiardi. In questo sequel, Arthur Fleck, mentre affronta il processo per i suoi crimini da Joker, incontra il vero amore. Il regista ha dichiarato di aver voluto esplorare il tema dell’identità in modo folle e temerario. Oltre alla riconferma di Joaquin Phoenix, il cast vede anche la mastodontica Lady Gaga.
3. Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton. A breve scopriremo se il sequel è all’altezza di quello che nel 1988 divenne subito un cult. Quando la famiglia Deetz ritorna a Winter River Lydia è ormai la mamma dell’adolescente Astrid. La ragazza visitando la soffitta scopre accidentalmente un portale per l’Aldilà. Beetlejuice non aspetta altro che qualcuno ripeta il suo nome per tre volte per scatenarsi come ai vecchi tempi. Michael Keaton, Winona Ryder, Monica Bellucci e Jenna Ortega nel cast. Anche questo titolo, oltre ai due precedenti, è della scuderia Warner Bros, ma fuori concorso.
4. Maria di Pablo Larraín. Il regista, specializzato ormai nei biopic, dopo i ritratti dedicati a (Pablo) Neruda, Jackie (Onassis), (Diana) Spencer ed El Conde (alias Pinochet), si dedica a Maria Callas, interpretata da Angelina Jolie. Il film ripercorre la sua storia attraverso il ricordo degli amici nei suoi ultimi giorni di vita nella Parigi degli anni 70. Pierfrancesco Favino ed Alba Rohrwacher nel cast.
5. The Brutalist di Brady Corbet. Questo film, di produzione inglese, promette molto bene. Pare sia ispirato al raffinato La fontana della vergine (1949) del colossale King Vidor. Nel 1947 l’architetto ebreo László Tóth emigra dall’Ungheria agli Stati Uniti. Povero, deve adattarsi a un lavoro semplice e duro, ma l’arrivo di un contratto cambia l’esito della sua vita. Nel ruolo che fu di Gary Cooper, Adrian Brody, insieme a lui, poi, Guy Pearce, Felicity Jones, Stacey Martin e Alessandro Nivola. Il film verrà proiettato in 70 mm.
6. Babygirl di Halina Reijn. Nicole Kidman è la protagonista di un thriller erotico ad alta tensione dove una manager di alro livello mette a rischio carriera e famiglia per una relazione pericolosa. Serve aggiungere altro?
7. The Order di Justin Kurzel. Dal romanzo The Silent Brotherhood di Kevin Flynn, Gary Gerhardt. Poliziesco interpretato da Jude Law racconta di un gruppo di terroristi a seguito di un capo carismatico che tramano di devastare gli Stati Uniti.
8. Campo di Battaglia di Gianni Amelio. Alessandro Borghi e Gabriel Montesi interpretano due medici di campo durante la Prima Guerra Mondiale, con approcci molto diversi nel trattare i pazienti. Mentre una misteriosa infezione, sospettata di essere causata da un sabotatore, si diffonde tra i soldati, una malattia ancora più contagiosa colpisce anche i civili. Ovviamente, è una pellicola sconsigliata agli ipocondriaci.
9. Vermiglio di Maura Delpero. Sicuramente ispirato al lavoro di Ermanno Olmi, Vermiglio racconta di quattro stagioni in cui la pace di una casa è inversamente proporzionale alla fine della Prima Guerra Mondiale. Gruppo di famiglia in un interno grigio/azzurro. Cromoterapico.
10. Queer di Luca Guadagnino. Dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs, l’ultima fatica patinata di Guadagnino, con Daniel Craig, Drew Starkey e Jason Schwartzman. Il film è stato girato a Cinecittà dove per l’occasione è stato ricostruito un intero quartiere di Città del Messico degli anni 50.
11. Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt. Dalla scuderia Groenlandia, di Matteo Rovere e Sydney Sibilia, esce un titolo pruriginoso. La regista ripercorre la vita e la storia della società di produzione a luci rosse messa in piedi da Riccardo Schicchi (Pietro Castellitto) e Ilona Staller (Lidija Kordić), in arte Cicciolina. Indubbia la presenza massiccia di pubblico, ma per rinfrescare la memoria, mica per il contenuto.
12. Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Con il supporto di Toni Servillo, Elio Germano e Barbara Bobulova, Grassadonia e Piazza ricostruiscono la vita e l’universo interiore del mafioso Matteo Messina Denaro. “L’idea iniziale di questo film – hanno raccontato i registi – è nata dalla lettura dei numerosi pizzini ritrovati nel corso della lunga latitanza del capomafia. Questi foglietti lasciavano emergere aspetti della sua personalità e la natura del mondo tragico e ridicolo che intorno a lui volteggiava spericolatamente”. Pagina oscura della storia italiana.
Dark Horses – i titoli che potrebbero sorprendere in corsa:
13. Youth – Homecoming di Wang Bing. Si dice che questo documentario sia stato conteso tra varie sezioni del festival. Se è riuscito ad approdare in competizione, sicuramente c’è un buon motivo per scoprirlo. Ultimo capitolo di una trilogia sui lavoratori dell’industria tessile cinese, esplora il loro ritorno alle città natali per le vacanze. È un racconto tanto doloroso quanto lucido e aiuta a comprendere la Cina da lontano.
14. Harvest di Athina Rachel Tsangari. La new wave greca in questi anni ci ha sbalordito coi suoi titoli. Non ultimo Poor Things di Yorgos Lanthimos, che ha attraversato l’intera stagione dei premi, era in concorso sotto l’egida Disney durante la scorsa edizione della Mostra di Venezia. Di Harvest si legge sul sito della Biennale che è “una tragicomica rivisitazione del genere western sul trauma della modernità”. Ambientato in Inghilterra poco prima della Rivoluzione Industriale.
15. Stranger Eyes di Siew Hua Yeo. Pellicola metalinguistica, racconta di un rapimento e della disgregazione di una famiglia attraverso il puzzle di immagini del voyer che la spia. Orwell 3.0, alla singaporiana.
16. El Jokey di Louis Ortega. Noto fantino combina guai per salvarsi dal suo boss cambia sesso, ma è impossibile liberarsi dal suo aguzzino. Storia rocambolesca e tragicomica di rinascita. E morte.
Serie TV e Fuori Concorso:
17. Disclaimer, Serie firmata da Alfonso Cuarón prodotta per Apple+ con Cate Blanchett, Kevin Kline e Smith McPhee. Barbera l’ha definito il contenuto pù erotico di questa edizione. Racconta di una giornalista che ha costruito la sua carriera rivelando le trasgressioni altrui. Quando è presa di mira da un misterioso sconosciuto, deve fare i conti col suo passato per salvare la famiglia.
18. M. Il figlio del secolo di Joe Wright. Luca Marinelli è Mussolini nella serie in uscita su Sky. Sarà Joe Wright, sofisticato nelle spigolature emotive dei personaggi, a ricostruire con dovizia, un capitolo importante e oscuro della storia italiana e occidentale. Attendiamo sorprese.
Cult:
19. Broken Rage di Takeshi Beat Kitano. Questo genio giapponese, regista di cult come Sonatine, Hana Bi o Dolls, famoso oltre che per i suoi film sulla mafia locale, per aver inventato il programma televisivo in Italia esportato dalla Gialappa’s Band come Mai Dire Banzai. Con Broken Rage torna a parlare di yakuza in due tempi e due modi diversi, dal dramma alla commedia. Come sempre, molto curioso.
20. Baby Invasion di Harmony Korine. L’anno scorso questo outsider aveva presentato Aggro Dr1ft, un film ipnotico girato agli infrarossi con la colonna sonora di DJ Abraham AraabMuzik. Una delle pellicole più interessanti del decennio e la prova che si può ancora stupire il pubblico. Soprattutto: necessario vederlo in sala con suono immersivo. Baby Invasion promette di essere ancora più estremo: ispirato ai videogiochi più violenti, è in soggettiva multi-giocatore con la colonna sonora originale di “Burial”.
21. L’orto Americano di Pupi Avati. Per volere di Avati non sono circolati screener e non ci sono state anticipate. L’orto americano è la storia di un giovane instabile che si innamora di un’infermiera americana. Destino vuole che un anno dopo l’incontro si ritrovi nel Midwest vicino della sua mamma, disperata dalla scomparsa della figlia… Inatteso l’epilogo.
22. Wolfs di Jon Watts. Erano anni che Brad Pitt e George Clooney non si trovavano insieme sul set. Jon Watts, con la sua action comedy Lupi solitari, ha pensato di riunire i due grandi nomi di Hollywood. “Wolfs – ha dichiarato il regista – è il mio tentativo di tornare con i piedi per terra dopo sette anni trascorsi a dondolarmi dai grattacieli e a saltare attraverso i portali del multiverso. Volevo ambientare tutto a New York in una sola notte, con trame criminali impenetrabilmente complesse. David Mamet, Buster Keaton, neve. E soprattutto, mettere due stelle del cinema a confronto su uno schermo gigante.”
Orizzonti:
23. Nonostante di Valerio Mastandrea. Nonostante aprirà la sezione Orizzonti quest’anno. Secondo film da regista dell’attore Valerio Mastandrea, che ne è anche l’interprete principale, affronta i temi complessi, della malattia e della morte e soprattutto dell’amore.
24. Mistress Dispeller di Elisabeth Lo. Nel regno dell’eccentricità cinese, questa storia vera narra di una professione unica, esistente solo nel Paese di Xi Jinping. Una consulente, dietro compenso, ha il compito di persuadere le amanti di uomini infedeli a uscire dalla loro vita, con l’obiettivo di salvare i matrimoni. Come poter perdere un titolo del genere?
Documentari in Venezia Classici:
25. Riefenstahl di Andres Veiel. È stata la documentarista più celebre del Novecento. Soprattutto perchè alimentò, col suo grandioso lavoro, la propagnada nazista. Olympia ed Il trionfo della volontà ne sono una summa insuperata. Andrés Veiel rilegge il mito oscuro di questa artista attraverso una prospettiva contemporanea, riflettendo sull’idea che, sebbene il contesto sia cambiato, l’ossessione per la bellezza, il successo e la vittoria non ci abbia più abbandonato. Attuale.
26. I Will Revenge This World with Love S. Paradjanov di Zara Jian. Ci sono più pagine Instagram dedicate a Sergej Paradjanov che stelle nel cielo. Le sequenze dei suoi film restano di grande impatto ancora oggi. Ebbene questo documentario definitivo di Zara Jian svelerà finalmente a curiosi e appassionati dettagli sulla vita (difficile) e le opere (controverse) di uno dei più grandi autori armeni del secolo scorso.
Giornate degli Autori:
27. Sanatorium Under the Eye of Hourglass dei Quai Brothers. Un po’ Svankmajer, un po’ Burton, un po’ Jeunet e un po’ Cocteau, SUTEOH è un’opera sofisticata e piacevolmente morbosa, caratterizzata da una “spaventosa” profondità. Spettrale e romantico al tempo stesso, segue le vicende di un imbonitore che vende oggetti impossibili, simili a quelli di Jacques Carelman, e di un figlio che va a trovare il padre morente, rimanendo sospeso nello spazio e nel tempo. Impossibile non restare stregati.
28. Sugar Island di Johannes Gomes Ferrero. In questo film realtà e magia si mescolano. Una ragazzina resta incinta e per questo deve combattere con i pregiudizi della società, con le credenze della mamma e con i problemi della vita. Storia (soprannaturale) in parte autobiografica.
Settimana della Critica:
29. Paul & Paulette Take A Bath di Jethro Massey e Jon Rushton. Qui abbiamo un altro titolo morboso. Paul e Paulette si conoscono per caso. La loro amicizia si costruisce attorno a un macabro gioco dove i due mettono in scena crimini cruenti della storia. Alla fine i limiti tra realtà e finzione si assottigliano, ma inaspettata arriva comunque la felicità.
Dal 26 agosto, The Hollywood Reporter Roma sarà a Venezia insieme alla redazione globale per garantire una copertura approfondita della Mostra del Cinema. Stay tuned.
This content was entirely crafted by Human Nature THR-Roma
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