Josh O’Connor non interpreterà Alfredo Linguini a breve. Pete Docter, direttore creativo della Pixar, ha detto di provare “un po’ di fastidio” per questa “mania del live-action”. “Non direi che sia un vero problema per me, ma in un certo senso mi dà fastidio”, ha dichiarato al Time. “Mi piace realizzare film che siano originali e unici. Rifarli non è molto interessante, personalmente”.
I commenti di Docter sono arrivati in risposta a chi gli chiedeva se avesse visto la campagna online a favore di Josh O’Connor per interpretare il protagonista Alfredo Linguini in un ipotetico live-action di Ratatouille. L’attore di Challengers ha infatti parlato a lungo del suo amore per il successo della Pixar del 2007. Docter ha ribadito che il progetto non avverrà prossimamente e che, oltretutto, potrebbe essere davvero difficile rendere carino un “topo live-action”.
“Gran parte di ciò che creiamo funziona solo grazie alle regole del mondo animato”, ha spiegato. “Quindi, se vedi un essere umano che entra in una casa volante, la tua mente pensa: ‘Aspetta un secondo. Aspettate. Le case sono super pesanti. Come fanno i palloncini a sollevare la casa?’ Ma se hai un personaggio dei cartoni animati e se ne sta lì in casa, dici: “Okay, ci sto”. I mondi che abbiamo costruito semplicemente non si traducono molto facilmente”.
Il punto di vista del boss della Pixar arriva pochi giorni prima dell’uscita di Inside Out 2 che, come lui stesso riconosce, alza una posta in gioco già molto alta. “Se non andrà bene, significa che dovremo pensare in modo ancor più radicale alle modalità con cui gestiamo la nostra attività”, ha affermato. Gli ultimi due film della Pixar, Lightyear – La vera storia di Buzz ed Elemental, infatti, non hanno soddisfatto le aspettative al botteghino.
Pete Docter ha parlato poi della difficoltà della Pixar nel bilanciare la produzione di sequel con contenuti più originali. “Parte della nostra strategia è cercare di organizzare la nostra produzione con più sequel. È difficile. Tutti dicono: ‘Perché non fanno cose più originali?’ E poi quando lo facciamo, la gente non le vede perché non ha familiarità con la storia”, ha ammesso. “Con i sequel, la gente pensa: ‘Oh, l’ho visto. So che mi piace.” I sequel hanno molto valore in questo senso”.
Ed ha aggiunto: “È un po’ cinico dire che la gente vuole vedere cose che conosce. Ma questo è quello che stiamo cercando di fare, anche con le cose originali. Stiamo cercando di trovare qualcosa che faccia dire alle persone, ‘Oh, sì, ci sono passato’. E questa è la parte più difficile del lavoro”.
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