“Sii il nocciolo”. Un invito un po’ criptico che il maestro Shifu fa Po, il guerriero dragone protagonista di Kung Fu Panda, il film d’animazione della DreamWorks Animation arrivato al suo quarto capitolo. Lui che già sente forte la responsabilità di impugnare il bastone mistico datogli dalla vecchia testuggine Oogway e che vorrebbe solo tirare calci e pugni e mangiare ravioli. Ma il suo vecchio maestro ha in serbo per lui un altro destino: diventare il capo spirituale della Valle della Pace e trovare un erede in grado di prendere il suo posto.
Po e l’uscita dalla comfort zone
Parte con un carico di compiti impegnativi per il suo protagonista il film diretto da Mike Mitchell con Stephanie Stine e scritto da Jonathan Aibel e Glenn Berger. A otto anni dal precedente troviamo Po – ancora doppiato da Fabio Volo nella versione italiana – alle prese con il cambiamento. Una realtà che può fare paura, specie se ci si è costruiti attorno una comfort zone.
Ma il panda gigante è cresciuto e deve imparare ad accettare la naturale evoluzione del cammino che la vita ha in serbo per ognuno di noi. Ad “aiutarlo” ci pensa Zhen, una giovane volpe corsara furba e manolesta che lo trascinerà a Juniper City, una città caotica ricca di suoni e colori molto diversa dalla placida atmosfera che caratterizza la Valle della Pace.
È lì che vive e semina terrore Camaleonte, una piccola lucertola in grado di trasformarsi in qualsiasi creatura, intenzionata a mettere le mani sul bastone della saggezza di Po che le permetterebbe di risvegliare dal regno degli spiriti tutti i cattivi che il guerriero dragone ha sconfitto.
Kung Fu Panda 4: un film ponte
Comicità slapstick, azione, una buona dose di umorismo e un messaggio pedagogico alla base del racconto. Sono gli ingredienti messi in campo dal film, il meno smagliante dei capitoli della saga del panda. Un calo fisiologico che non si traduce però nel trovarsi difronte ad un lavoro manchevole o svogliato.
Perché con Kung Fu Panda 4 le risate sono assicurate grazie a più di una sequenza riuscita (ne sono un esempio quelle della distesa di lucertole addormentate e quella della taverna dei coniglietti). Ma dopo quattro film, l’assenza dei Cinque Cicloni e un percorso giunto a compimento, la sensazione è quella di assistere a un racconto ponte per una nuova fase della saga.
Non a caso Kung Fu Panda 4 parla di cambiamento. Quello necessario (anche) per rinnovarsi. L’ultima avventura del guerriero dragone non lascia delusi quanto consapevoli di assistere ad un titolo realizzato con la sicura inserita. Ma se è vero che in “ogni nocciolo c’è la promessa di un albero rigoglioso” forse il quinto capitolo della saga saprà osare quanto basta per ridare linfa ad un franchise che gode di buona salute ma che ha bisogno di fare come Po: lasciare spazio al nuovo.
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