“Vi raccontiamo i segreti di Inside Out 2. Dove Ansia non è la cattiva e anche Gioia qualche volta può avere torto”. Parola del regista Kelsey Mann

Insieme al produttore Mark Nielsen, il filmmaker ha presentato il sequel nella capitale italiana, rivelando che c'è anche una citazione da Blade Runner e spiegando come è cambiata la sceneggiatura nel corso del tempo: "La mia ispirazione principale era Eva contro Eva: volevo un personaggio manipolatore, ma abbiamo capito che non era la strada giusta”. L'intervista di THR Roma

L’ansia è il villain del ventunesimo secolo. Non poteva che essere perciò lei al centro di Inside Out 2, sequel dell’acclamato film d’animazione di Pete Docter, preso in mano stavolta dal collega Kelsey Mann, alla regia solamente nel 2013 del corto Centro feste con protagonisti i personaggi di Monsters & Co., nonché sceneggiatore nel 2015 di In viaggio con Arlo. “Ho proprio cominciato dicendo: la storia riguarda Ansia che prende il sopravvento su Gioia e la caccia via”, racconta Mann nella nostra intervista a The Hollywood Reporter Roma, durante il tour promozionale del film Pixar a Roma.

“La mia ispirazione principale era Eva contro Eva, volevo un personaggio che fosse manipolatore e direzionare Ansia verso una caratterizzazione più da ‘cattiva’. Ma più andavo avanti più non funzionava e meno mi piaceva”. Da lì, il cambio di rotta: “Nessuno sarebbe riuscito a identificarsi con Ansia. Io non ci riuscivo. Abbiamo cominciato a scavare, a chiederci come mai non ci piacesse, e siamo arrivati a discuterne con i nostri esperti, in particolare la dottoressa Lisa Demore, una psicologa clinica, che ci ha spiegato che il motivo per cui sperimentiamo l’ansia non è per ostacolarci, bensì per aiutarci”.

È infatti così che la vediamo agire all’interno di Riley, protagonista di Inside Out 2, alle soglie della pubertà: “L’ansia cerca di proteggerti da minacce sconosciute. La paura, al contrario, è la sensazione che si prova per una minaccia conosciuta, come quando ti trovi una tigre davanti e hai l’istinto di urlare. Ma se vedo un cespuglio tremare, senza vedere cosa c’è dietro, allora ecco che subentra l’ansia, perché potrei supporre che lì dietro si nasconde qualsiasi cosa, anche una tigre”.

Una scena di Inside Out 2

Una scena di Inside Out 2

Così il personaggio è cambiato radicalmente, anche se rimane ancora l’antagonista del film: “Ma quando abbiamo compreso le sue motivazioni e che provengono da un luogo di amore e cura per Riley, allora il film ha ingranato la marcia giusta”. Il messaggio radicale, a ogni modo, rimane centrale, ossia il mettere sotto i riflettori una narrazione per giovani spettatori che non reprima un sentimento spesso silenziato e con cui, invece, le nuove generazioni possono imparare a crescere, così da poterlo affrontare al meglio.

Inside Out 2 e tutti i tipi di animazione

“Per noi era importante trattare l’argomento in maniera reale, per questo ci siamo fatti affiancare da dei professionisti per capire perché è importante l’ansia in quanto emozione”, spiega il produttore Mark Nielsen. “L’intento è che il pubblico riesca a connettersi con ciò che raccontiamo. L’ansia è un sentimento che proviamo tutti, anche quando sei bambino, prima e dopo i tredici anni. Vogliamo far sapere a chi guarda Inside Out 2 che non è solo e magari aprire conversazioni all’interno di famiglie e tra genitori e figli per capire come riuscire a gestire un simile carico di sentimenti”.

Dalla profondità del tema al divertimento del rocambolesco viaggio interiore dei personaggi, con tanto di inserti animati provenienti dal passato e persino da altri media. “Mi piace che ci siano altre forme d’animazione che abbiamo potuto utilizzare”, continua Nielsen.

“Abbiamo il momento del caveau in cui l’animazione presenta dei personaggi in 2D e che si rifanno al mondo dei videogiochi. E ci sono anche dei disegni veri e propri che diventano le proiezioni dei futuri possibili di Riley. È stato divertente”. Oltre a una piccola citazione, durante la sequenza nel mondo dell’immaginazione, a Ridley Scott e ai suoi successi degli anni ottanta, tra Blade Runner e lo spot 1984 per il Macintosh di Apple: “Mi piaceva l’idea di inserire una piccola reference”, afferma il regista.

Una scena di Inside Out 2

Una scena di Inside Out 2

Mentre Riley in Inside Out 2 deve dunque scendere a patti con le sue emozioni, Kelsey Mann ci svela un segreto: “La gioia non si affievolisce quando si diventa adulti – commenta riprendendo una frase del film – Ma quello è un momento che ha toccato molte persone perché nasconde una dura verità, ossia che anche Gioia a volte può avere torto. Volevamo che il personaggio e l’esplorazione dell’emozione che rappresenta maturassero, rendendo più introspettivo il senso di felicità che una persona può provare”.

Prosegue il regista: “La gioia sì, è quando c’è qualcosa di bello, come la cioccolata, questo è ovvio. Ma la sensazione del ‘Evviva, c’è la cioccolata!’ è differente dalla gioia che provo ad esempio stando qui, a Roma, parlando del film. Non è un’emozione che sparisce, solo cambia e bisogna trovarle un nuovo spazio. E se dovessi dire quale emozione gestisce la mia console al momento, direi proprio gioia”. Anche se il cioccolato resta un ottimo modo per sentirsi felici. “Sempre”, concordano Mann e Nielsen.