Arrivo con un lieve anticipo all’’appuntamento. Il raduno è previsto all’uscita della metro di piazza della Repubblica a Roma. Sul posto trovo ad aspettare un gruppetto di colleghi insieme a quelli dell’ ufficio stampa del film Un Mondo a parte di Riccardo Milani che verrà presentato in montagna a Pescasseroli, i quali mi regalano un pacchetto di crackers sostenendo che mi servirà “per l’ultima tratta del viaggio”. A quel punto inizio ad immaginare estenuanti tornanti infernali e io che vomito anche l’anima nella mia borsa di pelle appena comprata.
La partenza era programmata per le 9.30 ma alcuni giornalisti non sono ancora arrivati, mancano all’appello i pezzi grossi, quelli che se la prendono comoda perché sanno che “tanto senza di me non partono mica”. E hanno ragione. Arrivati tutti ci dividono in più van, io capito, complice forse il mio look da boy scout, coi i giovani colleghi delle testate online. I senatori invece, quelli della carta stampata, vengono messi su un altro van. Del cast del film nemmeno l’ombra. Verranno, beati loro, forse calati dall’alto direttamente nel paesino nel cuore del Parco Nazionale D’Abruzzo da un elicottero, il che vuol dire per loro niente crackers.
Arrivati a Pescasseroli, dopo più di due ore e mezza di viaggio, troviamo Riccardo Milani ad accoglierci che ci fa fare un giro nel paese, tappezzato per l’occasione con numerose foto di scena del suo ultimo film. Il regista, amatissimo dalla popolazione locale, ci tiene a mostrarci i luoghi dove ha girato, con i cordiali commercianti della zona che ad ogni stop del tour ci fanno assaggiare e bere i gustosissimi prodotti locali. “Sono un assiduo frequentatore di questa terra. Ho avuto modo di conoscere tutti e di farmi raccontare le loro storie, ad alcuni ho chiesto anche di recitare nel film. Sono stato qui a girare per sei settimane d’inverno prendendo la bellezza di otto chili”.
Non facciamo fatica a crederci visto le prelibatezze che io e i miei colleghi stiamo avidamente consumando da quando abbiamo messo piede in alta quota.
Passeggiando per le vie del paese Milani spiega l’amore per questa terra e per tutte le località coinvolte nelle riprese: Opi, Villetta Barrea e lago di Barrea, Sperone, Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi e ovviamente Pescasseroli e racconta anche del suo personale impegno nel tenere in piedi e funzionante il minuscolo cinema dedicato a Ettore Scola, che qui aveva una casa. “In questi posti sono stati scritti film che hanno fatto la storia del cinema italiano. È questa è la prima sala cinematografica d’Italia a portare il suo nome e sono davvero felice di aver contribuito a tenerlo aperto. Pensi che su una popolazione di meno di 2000 abitanti ci sono 48 abbonati, un record”, conclude emozionato il regista. Abbonati che stasera vedranno in anteprima il suo film e potranno toccare anche i protagonisti.
Il programma organizzato dal rinomato Pr abbruzzese Paride Vitale prevede anche la visita al meraviglioso Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise, che festeggia i 100 anni dalla nascita. Qui abbiamo incontrato due orsi lituani salvati dai maltrattamenti di un circo e portati in Italia da alcune associazioni animaliste, cerbiatti costretti dalla mano dell’uomo alla cattività eterna (a proposito se trovate un piccolo Bambi nel bosco, lasciatelo stare lì perché la mamma è sicuramente nei paraggi, e soprattutto non toccatelo con le vostre mani perché lo condannereste a morte), lupi ed istrici feriti e amorevolmente curati dal personale del Parco in attesa di essere liberati.
L’anteprima
Al calar delle tenebre e senza aver sentito nemmeno un ululato arriva l’ora dell’attesissima anteprima di Un mondo a parte nel piccolo cinema del borgo che ci ospita. Come qualsiasi evento che si rispetti anche qui in alta montagna non si è rinunciato alla consueta sfilata di tutto il cast, in questo caso ovviamente si trattava di un green carpet simpaticamente allestito con le orme degli orsi. Insieme ai protagonisti del film Antonio Albanese e Virginia Raffaele, hanno sfilato anche i bambini della scuola elementare e tutti gli attori e le attrici non professionisti scelti dal regista tra i residenti della zona.
La proiezione del film è un successo, si ride, si piange e ci si incazza pure perché i temi toccati sono veri. Lo spopolamento dei piccoli comuni di montagna per mancanza di alcuni servizi essenziali, come la scuola o le strutture sanitarie, l’integrazione degli immigrati che rappresentano una risorsa e forse l’ultima speranza di ripopolamento e di presidio del territorio per quelle zone rurali abbandonate. E ancora l’importanza dell’educazione sessuale agli studenti e la difficoltà di accettazione delle diversità in quei posti dove la mentalità è inevitabilmente ristretta e chiusa.
“Dovevo raccontare un modello di vita che spesso non conosciamo o di cui siamo abituati a vedere solo il bello nelle gite fuori porta del weekend. Nel film racconto storie vere come quella di Anna, presente in sala, insegnante pendolare di Avezzano che per raggiungere la scuola si faceva due ore di macchina al giorno. Oppure quella di Duilio Antonucci, giovanissimo agricoltore, che nel film recita sè stesso e che a 14 anni invece di farsi regalare la moto, come avrebbe fatto qualsiasi coetaneo metropolitano, si è fatto regalare dai genitori una pecora. Queste sono le persone coraggiose che difendono la loro vita di montagna” spiega Milani.
La trama di Un mondo a parte
La storia del film? Un maestro si fa trasferire da una scuola della difficile e violenta periferia romana in un minuscolo paesino abbruzzese di montagna, ignaro degli usi e costumi, ma anche della grande umanità che troverà in quella piccola e chiusa comunità della Marsica. Un film con un messaggio sociale molto forte, sicuramente il film più politico di Milani. Un mondo a parte magari non farà gli spettatori e i meritatissimi incassi della moglie Paola Cortellesi, che in C’è ancora domani ha molto attinto al modo di narrare del marito, ma sarà lo stesso un grande successo, non solo nelle sale ma soprattutto quando verrà trasmesso in televisione.
Finita la proiezione Milani, Raffaele e Albanese ringraziano e salutano affettuosamente colleghi, pubblico, autorità e i giornalisti presenti. Giampaolo Letta, AD di Medusa Film che distribuisce il film nelle sale dal 28 marzo, ricorda che il tour promozionale di regista e attori attraverserà l’Italia in lungo e largo toccando sopratutto i piccoli borghi, dove esistono ancora coraggiosi esercenti come quello di Pescasseroli e che vanno assolutamente premiati per la loro “restanza” come viene definito nel film il coraggio di non abbandonare la propria terra.
Virginia Raffaele in stivali neri, jeans, camicia bianca con collo di strass e giacca nera, ne approfitta subito per fare una battuta sulla lunghezza del tour promozionale che l’aspetta “Noi come Taylor Swift. Ci aspettano in 500 sale. Questo tour potremmo effettivamente chiamarlo: Fine pena mai”.
A questo punto avviene la transumanza verso Palazzo Sipari, sempre nel centro cittadino, una delle dimore storiche italiane, che ha dato i natali all’On. Erminio Sipari, deputato del Regno d’Italia e fondatore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Una luculliana cena a base di tutti i prodotti tipici locali, dagli insaccati alle lenticchie, dai formaggi agli orapi, uno spinacio selvatico d’alta quota che cresce solo da queste parti.
La conferenza stampa
Il giorno dopo arriva la consueta conferenza stampa e le interviste di rito. Ad aprire l’appuntamento un simpaticissimo video realizzato durante un tour di anteprime che ha coinvolto circa 1600 studenti e 95 professori di 12 istituti scolastici dei comuni di Frascati, Monte Porzio Catone, Monterotondo, Mentana, Senigallia, Pesaro e Cagli.
L’iniziativa è stata organizzata da Alice nella Città, in collaborazione con Medusa Film e prevedeva che al termine di ciascuna delle proiezioni ospitate dai cinema Politeama di Frascati, Cinemancini di Monterotondo, Il Gabbiano di Senigallia e Solaris di Pesaro, gli studenti avessero la possibilità di incontrare e confrontarsi con Riccardo Milani sui tanti temi affrontati nel film. Il risultato è una sorta di Cinematografo con interviste e pareri di alcuni adolescenti alla fine di ogni proiezione.
A differenza del soporifero programma televisivo di Marzullo, però, sia le domande che le risposte degli studenti sono state quasi tutte intelligenti e molto divertenti.
Nel film è evidente anche la differenza tra i bambini di città – svogliati e a volte violenti – e quelli dei piccoli centri dove la famiglia, coadiuvata dal personale scolastico, è molto presente nel processo educativo e dove i bambini giocano ancora per strada e non vengono parcheggiati dai genitori davanti ai videogiochi o agli smartphone.
“La montagna mi appartiene, sono cresciuto in un paesino nel Parco delle Madonie, per questo sono orgoglioso di far parte di questo film, anche se sono ingrassato di 4 chili perché qui la carne bianca non esiste e si beve il latte con l’osso – scherza Antonio Albanese – . Mi piace lavorare con Riccardo perché con lui condivido gli obiettivi e non è modaiolo. Non amo il cinema che ricerca una estetica a tutti i costi, che richiede tanto trucco, tanto lavoro all’apparenza, fatto di costumi ricercati. Mi piacciono le storie semplici ma importanti. Questo film racconta una verità con molta umanità e ironia. E poi Riccardo mi lascia fare sostanzialmente quello che voglio, anche improvvisare che per un attore vuol dire molto” conclude il protagonista maschile, al suo quinto film con Milani, il quale ricambia affettuosamente. “Ad Antonio mi unisce l’approccio al mestiere, la passione per il lavoro, per la vita da set, la condivisione dei temi raccontati”.
Virginia Raffaele, che per questo film ha sostituito l’altra attrice feticcio di Milani, la moglie Paola Cortellesi, aggiunge che non era mai stata in montagna prima di questo film. “È stata una bellissima esperienza sia dal punto di vista umano che artistico. Durante il periodo di lavorazione nei weekend potevamo tornarcene a Roma e invece mi sono trovata talmente bene in questa comunità che sono restata qui anche i sabati e le domeniche libere. Mi sento vicina a loro per appartenenza ad un luogo che ho visto chiudere, come il mio Lunur, dove sono cresciuta. Il rivivere quel sentimento di abbandono quando l’hanno chiuso è stata la scintilla che mi ha fatto subito innamorare di questa storia”, ha concluso l’attrice.
Finita la conferenza stampa si risale in van e si torna tutti a casa, pieni di empatia per questi luoghi e questa gente che ha sempre più bisogno di essere raccontata nei film. Grazie al cinema il resto della popolazione potrà riflettere sui problemi che alcune comunità montane vivono quotidianamente. Con la politica che purtroppo ancora una volta non riesce a dare delle risposte immediate agli innumerevoli e reali problemi di questi cittadini. Milani con questo film diventa un autorevole esponente di un moderno neorealismo, così come lo furono alcuni suoi illustri predecessori che seppero raccontare nelle loro opere alcune amare realtà del nostro ancor meraviglioso paese.
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