
È una mattina di sole a New York – così come la vediamo attraverso Zoom dall’altro lato del mondo – quella della prima attività stampa di Fancy Dance, in occasione del lancio globale su Apple TV+, in streaming dal 28 giugno. Il film che Erica Tremblay ha scritto, diretto e prodotto oltre un anno fa infatti, dopo il debutto al Sundance Film Festival nel 2023, è riuscito a ottenere una distribuzione internazionale anche grazie alla presenza della candidata all’Oscar Lily Gladstone, presente all’incontro con la stampa insieme alla regista e alla co-protagonista Isabel Deroy-Olson.
Fancy Dance è la storia di due donne nativoamericane, Jax e Roki. Rispettivamente zia e nipote in fuga da un sistema e da una legge che non le riconosce come famiglia e che le protagoniste, a loro volta, non sono intenzionate a rispettare: una legge che intende separarle calpestandone la cultura e l’identità.
Una separazione impossibile
Due sono i temi principali di Fancy Dance, e si intrecciano fra loro: la femminilità nativoamericana e la necessità di preservare la cultura, matrilineare di cui si fa portatrice, nonostante le continue minacce da parte della società statunitense.
Lo conferma anche Lily Gladstone che, rispondendo a una domanda di THR Roma, afferma che il film è “la dimostrazione di come i diversi tentativi di separare i bambini nativamericani dalle loro famiglie sia il risultato diretto della colonizzazione oggi. L’estremo e ultimo furto della nostra terra è la sistematica separazione dalla nostra cultura, dalla nostra lingua, dai nostri parenti”.
La riflessione nasce appunto da una scena molto intensa di Fancy Dance che in parte riassume anche il senso del film stesso, quello di una femminilità indigena che resiste, nonostante tutto. La scena è quella del rituale della “prima luna”, con cui Jax celebra il primo ciclo mestruale della nipote. Servirebbero delle fiamme e un corso d’acqua ma le due, in fuga dall’Fbi, hanno a disposizione solo del legno compensato di una cornice e la piscina della casa in cui si nascondono. “È stato un momento speciale”, afferma la diciannovenne Isabel Deroy-Olson. “In quanto persone e donne indigene conosciamo diversi modi e diverse cerimonie di passaggio verso l’età adulta, ma questo è stato un momento intimo di trasformazione in cui era importante che la mia Roki avesse accanto Jax. È qualcosa che rispecchia esattamente tutto il resto che succede nel film, in cui la ragazza impara costantemente dalla zia”.

Isabel Deroy-Olson e Lily Gladstone in una scena di Fancy Dance, film di Erica Tremblay in streaming su Apple TV+ dal 28 giugno
“Nel bene e nel male”, chiosa Gladstone. E prosegue: “Mentre il mondo crolla attorno a entrambe, Jax trova comunque il modo di creare lo spazio per dare a quel momento il peso e l’importanza che merita per la loro cultura. Amo il fatto che il pubblico guarderà questa scena scoprendo cos’è la femminilità indigena e la relazione con il proprio ciclo, che non è mai qualcosa di cui vergognarsi, ma anzi un momento potente in cui noi donne nativoamericane, da tempo immemore, onoriamo la forza ancestrale del nostro essere”.
Al tempo stesso, afferma ancora Glastone: “Sono grata che la scena successiva sia improvvisamente comica e leggera, perché anche questo fa parte della nostra identità. È così che viviamo gli aspetti più profondi della nostra umanità nelle comunità native: ridiamo. Siamo consapevoli che tutto vada visto sempre in un contesto più ampio, più grande delle circostanze in cui ci troviamo. È ciò che fa Jax nel suo rito improvvisato ed è un altro momento in cui nel film è chiaro quanto di sé possa perdere Roki, se separata dalla zia e dalla sua cultura”.
Ridere, nel tutto e di tutto. Anche del trauma
È seria Lily Gladstone quando parla della risata come elemento sacro e dissacrante insieme, tanto che una simile risposta la dà anche la regista Erica Tremblay a tutt’altra domanda. Fancy Dance è il suo primo lungometraggio di finzione, a cui arriva dopo l’esperienza nel cinema documentario e nella serialità televisiva di Reservation Dogs (la prima dedicata a un gruppo di adolescenti nativoamericani). E proprio dalla serie porta con sé, come afferma a THR Roma, “il bisogno di mantenere la risata nei momenti umanamente più drammatici”.
“Non era una regola ma, quando ai ragazzi di Reservation Dogs capitava qualcosa di grave, immediatamente inserivamo una battuta, una scena divertente. Fa parte della nostra comunità e della nostra cultura, per questo ho voluto portare la stessa sensibilità in Fancy Dance, gli stessi momenti di leggerezza in contrasto con un’esperienza molto traumatica, che è la separazione e il lutto”.
Parte della storia, infatti, ruota intorno alla ricerca della madre di Roki, sorella di Jax, sullo sfondo delle Missing and Murdered Indigenous Women (sui social, #mmiw), le migliaia di donne indigene che da anni spariscono dalle riserve o vengono uccise tra il Canada e gli Stati Uniti.
Non c’è pornografia del dolore, prosegue Tremblay: “Ne ho abbastanza di vedere corpi di donne uccise sugli schermi e nei notiziari. Non volevo certo metterne uno nel mio film”.

Lily Gladstone in una scena di Fancy Dance, film di Erica Tremblay in streaming su Apple TV+ dal 28 giugno
Danzare, anche per chi non può più
La storia di Fancy Dance, tuttavia, è anche questa storia, quella di una violenza sul corpo delle donne che prosegue ancora e ancora, da secoli. “In un certo senso è il proseguimento naturale di Killers of the Flower Moon, cento anni dopo, con il focus questa volta sulla relazione matrilineare e femminile”, sostiene Lily Gladstone. Un modo per capire come si è evoluta quella vicenda di sangue e violenza, restando sempre sul corpo delle donne.
“Ero a Cannes con Lily quando Killers of the Flower Moon ha ricevuto la sua prima standing ovation. Ho capito in quel momento che sarebbe stato un anno incredibile per lei e lei ha fatto molto di più, scegliendo di portare tutti noi, tutta la comunità, su ogni palco e red carpet, dai suoi abiti ai discorsi di ringraziamento”, afferma Tremblay. “Sapevamo che anche dopo non sarebbe stato facile, distribuire un film su donne nativoamericane di cui una queer, ma sapevamo anche che Fancy Dance meritava un grande pubblico e poteva trovarlo. È stato importante non arrendersi”.
“Mi hanno sempre detto che noi danziamo per chi non può”, conclude Lily Gladstone. “Per chi non c’è più, per chi è scomparso, per i nostri antenati” e la natura di Fancy Dance non è da meno, è un rito collettivo, attraverso il ritmo, attraverso il cinema.
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