Di moto, ribellione e miti svaniti. The Bikeriders è cinema americano classico. Ed è un conforto

Partendo dal libro fotografico di Danny Lyon del 1967, Jeff Nichols ricostruisce la storia di un gruppo di motociclisti mentre svela gli aspetti più foschi degli Stati Uniti, tra la deriva violenta e lo spaesamento post-Vietnam. Un film colmo di nostalgia e splendidi interpreti (Austin Butler, Jodie Comer e Tom Hardy su tutti), ma attento a non glorificare i suoi personaggi

C’è una canzone, Out in the Streets, incisa nel 1965 dalle Shangri-Las e scritta da Ellie Greenwich e Jeff Barry che riassume alla perfezione la trama di The Bikeriders, il film diretto da Jeff Nichols – in sala dal 19 giugno con Universal Pictures – e ispirato all’omonimo libro fotografico pubblicato nel 1967 da Danny Lyon. Anche il punto di vista coincide. Come nel brano anche nella pellicola è quello di una donna, Kathy (Jodie Comer), che racconta al fotografo con il volto di Mike Feist la sua storia d’amore con Benny (Austin Butler), il membro di un gruppo di motociclisti di Chicago, i Vandals. Nel farlo fotografa i cambiamenti interni, le dinamiche relazionali, la svolta tragica di quell’unione di solitudini capitanate da Johnny (Tom Hardy).

Non è un caso che Nichols l’abbia scelta non solo come uno dei brani non originali presenti nel film, ma come motivo musicale ricorrente. Come a voler svelare al pubblico la strada che percorreranno insieme ai protagonisti.

Jodie Comer e Austin Butler in The Bikeriders. Courtesy of Focus Features

Jodie Comer e Austin Butler in The Bikeriders. Courtesy of Focus Features

Diviso idealmente in due parti, il film è tenuto insieme da Kathy e da quel triangolo composto da lei, Benny e Johnny. Perché al centro di The Bikeriders c’è anche la contesa del protagonista, diviso tra la volontà della donna di allontanarlo dal gruppo quando le cose iniziano a mettersi davvero male e il desiderio di Johnny di lasciare in eredità a lui la guida dei Vandals. Ma come si può cercare di addomesticare chi ha scelto la strada come proprio ideale di riferimento?

The Bikeriders, tra ribellione e nostalgia

Da Mud a Loving, il cinema di Jeff Nichols guarda da sempre a personaggi confinati ai margini della società. Con The Bikeriders sceglie di raccontare un gruppo di outsider per antonomasia, figli della sottocultura, randagi su due ruote che hanno scelto di vivere le loro di regole e non rispondere a quelle comuni. Il loro modo di ribellarsi a un sistema che li guarda dall’alto in basso. Lo fa partendo da scatti e registrazioni che sono diventati per lui un pensiero costante perché inafferrabile.

Austin Butler è Benny

Austin Butler è Benny

Vent’anni di tempo per portare quella folgorazione sul grande schermo e riempire i vuoti tra una foto e un’intervista di cinquant’anni prima. Volti attorno ai quali costruire storie per cercare di far rivivere la sensazione provata la prima volta che si è ritrovato tra le mani il volume di Danny Lyon. Il risultato è un film colmo di nostalgia, ma sempre attento a non esaltare o glorificare quel gruppo di uomini. Il merito è di Kathy (e della grande prova di Jodie Comer) che tra i Vandals ha trascorso un decennio e ne ha saputo individuare tutti i limiti umani e morali.

La guerra in Vietnam e il mito della strada

È così che il film diventa anche lo svelamento degli aspetti più foschi degli Stati Uniti. Lo fa mostrando la deriva violenta e lo spaesamento di un Paese alla fine della guerra in Vietnam. Un prima e un dopo, la perdita dell’innocenza.

Una scena di The Bikeriders

Una scena di The Bikeriders

Il suono del motore, il vento sul viso, la giacca di pelle, il manto stradale. Citando Il selvaggio e Easy Ryder, The Bikeriders si inserisce anche in quella rappresentazione romantica e idealizzata della strada, uno dei miti fondanti della cultura a stelle e strisce. Un mito che si è perso come la generazione che Jeff Nichols racconta. Perché il regista ama i suoi personaggi, ma non ha paura di mostrare le loro bruttezze, gli errori commessi.

Fortemente debitore della fotografia, con sequenze che sembrano catturare gli istanti precedenti lo scatto stesso di una foto, The Bikeriders è un cinema americano classico. Uno di quei film che si vedono sempre più raramente in sala e che ha in sé qualcosa di confortante. Come sentire in lontananza il suono di qualcosa che si conosce bene e che ti riporta a casa. “His heart, is out in the streets”.