Matthew Modine: Se fosse vivo oggi, Stanley Kubrick farebbe una commedia sull’assurdità del fenomeno Trump

L’attore parla con THR Roma e si pronuncia felice di essere in Italia in occasione del Lucca Film Festival, ma rimane molto “outspoken” sul tema della politica americana.

Era il soldato Joker di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick. Ha lavorato mesi e mesi con lui, gli è stato amico. E già allora, come Kubrick, aveva le idee chiare sull’assurdità della guerra. Adesso ancora di più: “Se Stanley Kubrick fosse vivo, sulla situazione mondiale di oggi girerebbe una commedia. Non tutti sanno che Kubrick aveva un fantastico senso dell’ironia, della commedia. Fosse vivo, sarebbe fantastico nel realizzare una commedia sull’assurdità dei governi di personaggi come Putin e Donald Trump. Farebbe una grande commedia con questi personaggi!”.  

Premiato al Lucca Film Festival, Matthew Modine  ha presentato a Lucca, in anteprima italiana, The Martini Shot  di Stephen Wallis. Film indipendente, girato in appena quattordici giorni fra Londra e le Cliffs of Mohèr, in Irlanda, in cui interpreta un regista malato terminale deciso a girare, in quei paesaggi strapazzati dal vento, il suo ultimo film. 

Il film è più bizzarro, surreale e spiazzante di quanto si possa immaginare: il regista è davvero malato terminale o no? E che cosa ci fanno quegli attori morti nel suo film? Il film lo sta girando solo nella sua immaginazione? O, magari, quel regista è Dio? Fra i paesaggi verdissimi dell’Irlanda occidentale, un film che ha qualche sapore di Effetto notte di François Truffaut, mescolato a La belle époque di Nicolas Bedos. 

“E’ una riflessione sulla vita, e sulla morte”, dice Matthew Modine a The Hollywood Reporter Roma. “Ho imparato da Marco Aurelio e dal vostro Cicerone: ‘Nasciamo con la morte, che sta accanto a noi. E piuttosto che fuggirla, facciamola nostra amica. Impariamo a vivere nel momento, nel presente. Non sappiamo quello che accadrà fra dieci minuti, perciò viviamo nel qui ed ora, godiamoci questa conversazione”. Durante la conversazione, Modine parla del suo rapporto con l’Italia, della serie Netflix Zero Day nella quale recita con Robert De Niro e Jesse Plemons, della minaccia nucleare che incombe sull’umanità. E ci dice che cosa pensa, oggi, di Donald Trump. 

“In Italia ho girato il film La partita, con Carlo Vanzina, bless his soul, e ho avuto l’opportunità di lavorare con Faye Dunaway e Jennifer Beals”, ricorda Modine. “Con mia moglie e mio figlio abbiamo avuto la fortuna di visitare Padova, Mantova, Cortina d’Ampezzo… E’ stata una fantastica ‘prima volta’ in Italia. L’Italia è diventata per me una seconda casa, abbiamo appena passato una settimana a Siena. Mia moglie dice sempre ‘quando la gente parla del Paradiso, probabilmente il Paradiso è qui’…”.

Matthew Modine arriva alla cerimonia di premiazione della Golden Nymph al 56° Festival della televisione di Monte Carlo, a Monaco, il 16 giugno 2016. Foto @ANSA – EPA/OLIVIER ANRIGO

Non gli piace molto invece l’America nelle sue derive reazionarie. Ancor meno gli piace Donald Trump. “Già otto anni fa dicevo che non era la persona giusta per guidare gli Stati Uniti: adesso ne sono convinto più che mai”, dice. E definisce l’atteggiamento di Trump verso le donne “barbarico, incivile, incolto, rude”. E prosegue: “Non mi piace. Quando parliamo del presidente degli Stati Uniti, pensiamo a lui come a un padre, e adesso siamo pronti per una madre: Kamala”. 

Aggiunge: “Per quanti capi di accusa è stato condannato Trump? Se qualcuno esce di prigione perché ha compiuto un reato, fa fatica a trovare lavoro persino in un bar, gli dicono ‘Perdonaci, ma non possiamo darti lavoro, la tua fedina penale è sporca…’. E allora, come può una persona condannata per tanti reati essere considerato per essere il presidente degli Stati Uniti?”. 

Ha interpretato per Netflix la serie Zero Day, diretta da Lesli Linka. “Io interpreto il portavoce della Casa Bianca. Robert De Niro interpreta l’ex presidente degli Stati Uniti, Angela Bassett l’attuale presidente. E gli Stati Uniti sono sotto attacco da una forza che blocca tutti i computer e gli strumenti elettronici. Non sappiamo chi abbia fatto tutto questo, e ci interroghiamo su chi sia responsabile. Il giorno zero è quello in cui tutti gli aerei si fermano nello stesso momento, o in cui si bloccano tutti i computer: un blocco nel flusso, nel respiro del mondo. Qualcosa di terribile. Da lì parte la storia della serie. Ah, posso dirti un’altra cosa: la giacca che ho, beh, me l’ha regalata Robert De Niro!”. 

I più giovani lo conoscono per averlo visto nella serie Stranger Things. “E’ stato un grande privilegio lavorare con Matt e Ross Duffer, due incredibili narratori, e con una ragazzina di unidici anni, che è cresciuta professionalmente e personalmente, un’artista fenomenale come Bobby Brown”. 

Fra gli ultimi film che ha interpretato, Oppenheimer di Christopher Nolan, film che solleva molti interrogativi sulle conseguenze dell’uso del nucleare. Modine sa benissimo da che parte stare: “Viviamo di questi tempi una pressante minaccia nucleare”, dice. “Ma quello che mi colpisce – aggiunge – è l’enorme ipocrisia degli Stati Uniti, che puntano il dito contro gli Stati che possiedono la bomba atomica, quando sono stati proprio gli Usa i primi ad usarla, a Hiroshima e Nagasaki. Non si esce dalla situazione nella quale ci troviamo con la logica del ‘io ho ragione, tu hai torto’, senza pensare al dolore che provochiamo. Voglio soluzioni pacifiche ai problemi del mondo. Occorre rispettare le diversità, anche le diversità di pensiero. Cercare il dialogo. Altrimenti, su questo pianeta sovraffollato, siamo dieci miliardi di persone destinate a scomparire”.

“Ancora una volta aveva ragione Stanley Kubrick”, dice Modine. “Ricordate all’inizio di 2001: odissea nello spazio, quando la scimmia usa un osso per colpire un’altra scimmia, e quell’osso divenuto un’arma si trasforma in una nave spaziale? Ecco, Kubrick ha condensato in pochi secondi migliaia di anni della storia dell’uomo, la natura stessa dell’uomo: la violenza. Ma il messaggio è quello: se vogliamo evolverci, dobbiamo risolvere il problema della violenza. Quella da cui dobbiamo imparare a liberarci”. 

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