Berlino, 75: Dreams di Michel Franco è un film vuoto, schematico, faticoso da guardare

Il regista messicano, tra i maggiori talenti emersi negli ultimi anni, dopo il suo bellissimo Memory, fatica tremendamente a raccontare una storia.

La freddezza formale e un approccio brutale e spigoloso hanno sempre fatto parte della visione cinematografica di Michel Franco: uno tra gli autori di più tagliente efficacia che nel panorama internazionale abbia saputo mettersi in luce con un film riuscito dietro l’altro. Il suo è un cinema meccanico, dove ciò che si vuole dire, il cosiddetto “messaggio”, è sempre più importante e curato di quanto non lo siano la narrazione o i personaggi. 

I protagonisti dei film di questo regista messicano, infatti, non sono altro che pedine al servizio di un macro-tema. I suoi film sono parabole oscure sul degrado sociale, sulla forza opprimente del potere e sulla violenza che si insinua in ogni frangente delle relazioni umane. Questo è stato vero per tutta la sua carriera, tranne nel suo film precedente, Memory.

Con Memory il cinema di Franco sembrava finalmente aprirsi ad un rapporto diverso coi personaggi. Era un film che, con un approccio dolente e fragile, quasi melodrammatico, metteva in scena una storia in cui i personaggi erano la chiave di tutto, in cui il messaggio passava dai personaggi e non viceversa. 

La storia di Dreams, invece, è quella di Fernando e Jennifer. Lui è un giovane ballerino di danza classica messicano che si ritrova negli Stati Uniti senza documenti; lei è la sua amante, una donna mondana e figlia di un ricco magnate, che lo sosterrà economicamente e cercherà di “salvarlo”. Tra i due si sviluppa una relazione tossica, in cui il potere è la cosa più importante e imprescindibile. La relazione tra i due è il centro narrativo e tematico, nonché il centro di tutti i problemi del film. Le loro interazioni, le loro dinamiche sono forzate e sottosviluppate. 

Per quanto Jessica Chastain sia perfettamente in ruolo a livello iconografico, quanto messo in scena non appare mai credibile. Franco è interessato solamente a far combaciare ogni dettaglio, ogni evento e ogni interazione col fine di mostrare una visione sociopolitica che, rispetto ai film precedenti, qui appare confusionaria e poco chiara. 

La sceneggiatura, complice una decisione narrativa che viene presa nella parte finale del film, non riesce a tirare le somme di un discorso che, se possibile, appare allo stesso tempo didascalico e incomprensibile.

Quello che resta è un film vuoto, schematico, faticoso da guardare non perché pesante ma semplicemente perché fatica tremendamente a fare ciò che un film dovrebbe fare naturalmente, cioè, raccontare una storia. 

Dreams è il peggior difetto del cinema di Michel Franco portato all’estremo: un film che è convinto di essere disturbante e provocatorio, portatore di verità assolute, ma che in realtà è solo sterile e poco incisivo.