NON SOLO COLOSSEO/2. LA Domus Aurea

Chi la costruì e abitò? L’imperatore più odiato – almeno dalla storiografia ufficiale. Nerone.

Era una reggia mai vista: si estendeva su gran parte del cuore di Roma, al centro di quella che era la capitale più importante del mondo antico, toccando alcuni delle sue celebri alture, dal colle Oppio, all’Esquilino, al Celio.

Ecco come nacque. Il 64 a.C. viene ricordato come l’anno del grande incendio che distrusse Roma, narrato dallo storico Tacito con grande realismo. Il sospetto che fosse stato causato dall’imperatore Nerone per attribuirne la colpa ai cristiani e perseguitarli non ebbe mai conferma. Ma quello che provocò vera indignazione fu il progetto di una reggia, da costruire con uno sfarzo illimitato sui luoghi devastati dalle fiamme, che Nerone affidò agli architetti Severo e Celere. 

Il complesso della Domus Aurea occupò infatti un’area molto vasta che dal Palatino si estendeva. Sino a quel momento gli imperatori avevano risieduto sul Palatino, un luogo collegato a Romolo fondatore di Roma, dove si può visitare la casa di Augusto. Dopo varie fasi di chiusure dovute a impegnativi restauri, anche la Domus Aurea è aperta al pubblico, e ha ospitato, in questi ultimi anni, alcune affascinanti esposizioni. 

Il suo nome non deriva dal materiale di costruzione, visto che l’uso dell’oro era limitato alla decorazione di un solo ambiente, ma indicava una dimora divina, collegata al potere imperiale. La sala dei banchetti era sovrastata da una cupola rotante, immagine della volta celeste

Il padiglione dove gli ambienti sono meglio conservati sta nella zona meridionale del colle Oppio, anche se nel processo di cancellazione della memoria di Nerone, gran parte degli spazi furono interrati sotto un edificio termale.

Nella seconda metà del Quattrocento, scavando la superficie del colle, i suoi primi scopritori riuscirono a calarsi negli ambienti sotterranei, e a mano a mano che essi venivano svuotati, restituivano volte ricche di affreschi e pareti decorate. Il fascino di queste pitture attirò celebri artisti italiani, ed altri venuti dall’Europa: alcune delle loro firme restano incise sulle pareti.

Vi entrarono anche Raffaello, che progettò nei palazzi Vaticani l’impianto decorativo delle Logge che portano ancora il suo nome, e Giovanni da Udine che lo realizzò; quelle immagini mitologiche, mescolate a elementi vegetali e a sagome di animali, circondate da viticci e festoni, portano il nome di ‘grottesche’, proprio perché ispirate alle decorazioni delle ‘grotte’ della Domus Aurea. 

Poco distante, nei musei Vaticani si può vedere la grande statua del Laocoonte, dalla storia incredibile, ritrovata miracolosamente all’inizio del ‘500 nell’area un tempo occupata dalla reggia.