
“Non ho quell’ossessione, non sono fissata con il fatto che nella commedia ci debba essere per forza la risata. Non ho bisogno di ridere per sentire che mi sono divertita anche in un film con La ragazza peggiore del mondo”: il 17 gennaio, Pilar Fogliati, attrice regista e sceneggiatrice, ha dialogato con gli allievi di regia, recitazione e sceneggiatura del Centro Sperimentale di Cinematografia in una masterclass organizzata dal corso di Regia a cura del direttore artistico del corso Daniele Luchetti.
Durante l’incontro l’attrice ha risposto alle domande dei partecipanti, ha illustrato il lavoro di preparazione dei personaggi del suo film Romantiche ed ha realizzato degli esercizi di improvvisazione con attori e registi.
Ne è nata una interessante riflessione sulle tecniche e i dispositivi della comicità nata dallo scambio tra Luchetti, Fogliati e gli allievi.
“Molte volte nella vita facciamo ridere inconsapevolmente mentre la cosa peggiore è vedere l’attore o il comico che cerca in tutti i modi di far ridere e prova a farlo senza riuscirci e non so in che modo noi esseri umani riusciamo a scorgerlo innanzitutto con il corpo, lo percepisci”.
Come hanno scritto molti critici, ma come ha detto anche Scorsese, la grande innovazione della commedia all’italiana è stata creare un mix inedito, di commedia e tragedia: “La commedia è anche tragedia, io credo che ruoli come quelli della commedia siano anche ruoli tragici: ruoli come quelli di Verdone in Un sacco bello o di Villaggio in Fantozzi. In generale mi affascinano molto di più gli antieroi, i personaggi bistrattati. Per attitudine tendo a pensare che tutto si possa sdrammatizzare, anche se non è sempre possibile. Mi sento più a mio agio nei ruoli comici perché la “maschera”, la caratterizzazione, mi dà più coraggio, anche se le scene drammatiche rappresentano una sfida maggiore perché mi obbligano a lavorare “in sottrazione”, ad essere più nuda, guardinga, introversa. Apprezzo chi riesce a spaziare tra i vari generi, come Elio Germano, per me tra i migliori attori di oggi. La commedia però mi fa sentire un’attrice pensante ed è lì dove mi batte più il cuore” ha detto Pilar Fogliati.
Secondo Pilar, oggi il genere della comicità capace di raggiungere più facilmente i giovani è lo stand up: “Lo stand-up è il modo in cui, in linea di massima, noi ridiamo oggi”, ovvero quando vedi quell’attore sul palco che inizia parlare di sé, della roba assurda che magari gli è capitata la sera prima uscendo con una ragazza, sembra non stia lì per farci ridere ma poi, al momento giusto, arriva la battuta, sempre a sorpresa. “E’ una battuta scritta, ma lo stand up è lì non solo per dirla ma anche per commentarla”.
Tuttavia, per lei, la cosa più importante non è un testo o un’inquadratura, ma il personaggio: “Ciò che mi interessa particolarmente è comprendere il background del personaggio: chi è, da dove viene, la classe sociale, il suo modo di pensare la vita, le cui differenze rappresentano da sempre il tessuto della commedia italiana”
Perché “La base dell’attore è la generosità, saper osservare e provare un’autentica empatia umana”
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