Come curare la stanchezza da supereroi? “Uccidendo” la Justice League, coma ha fatto la Suicide Squad

Il videogioco sviluppato da Rocksteady sui super-criminali Dc è un'esperienza catartica, in un periodo complesso per l'industria dell'intrattenimento. Il problema non sono i "metaumani", ma come sono raccontate le loro storie

La Suicide Squad ha ucciso la Justice League. Una banda di criminali, messi in “libertà” come carne da macello da una sezione segreta del governo, ha ricevuto l’incarico di uccidere Superman, Batman, Lanterna Verde e Flash, caduti sotto il controllo mentale di Brainiac, una spietata creatura aliena che sta conquistando il pianeta.

Così Harley Quinn, King Shark, Deathstroke e Capitan Boomerang sono i “prescelti” per questa missione suicida, e le loro gesta sono approdate come videogioco, sviluppato da Rocksteady, all’inizio del 2024. Nonostante l’evidente ripetitività del gameplay e l’insensata struttura alla looter shooter, cioè un’esperienza sparattutto in cui si uccidono creature per poi prendere degli equipaggiamenti man mano più forti, che intralciano il piacevole scorrere della storia, l’avventura dei quattro super criminali è interessante per analizzare il presente dei supereroi.

Ecco la Suicide Squad

Loro non sono dei “metaumani” come Clark Kent o Barry Allen, i loro poteri – King Shark a parte – sono umani, e per quanto nella lunga storia editoriale abbiano dato tanto filo da torcere agli eroi di casa Dc, le loro abilità, in uno scontro diretto, sono ridicole. È proprio una missione suicida.

Amanda Waller, l’emissaria del governo insieme al colonnello Rick Flag, è spietata. Una volta scelti per la missione – che si svolge interamente in una Metropolis ormai in macerie – impianta alla base del loro cranio una bomba, di cui lei ha l’interruttore. In caso di diserzione, sia mai.

I supereroi che ci hanno protetto sono ora vittime del controllo mentale di un alieno, e pronti a distruggere il genere umano, e anche dall’altra parte, dallo stato, il senso di umanità si scopre non essere di casa in questa situazione peculiare.

La stanchezza da supereroi

Nel mentre, a Hollywood, si parla incessantemente di “stanchezza da supereroi”, a fronte di una serie di flop al botteghino che hanno lanciato il campanello d’allarme sui blockbuster di casa Marvel e Dc. Ma il problema di grosse produzioni che hanno come protagonisti i supereroi, potrebbe non essere il tema in sé, quanto il come viene affrontato, e quanto budget viene investito.

I superumani ci sono da più di ottant’anni, e gli errori di percorso nel corso di una storia editoriale a fumetti esistono e sono inevitabili. Le storie che non funzionano, lo stile che non coinvolge il pubblico o l’evoluzione mal scritta sono tutti inciampi possibili in centinaia di storie a fumetti. Certo produrre un fumetto costa molto meno, e in proporzione un film che fa flop è una sconfitta molto più difficile da digerire.

Ma questo non indica una disaffezione del pubblico verso l’argomento, forse è più una cartina al tornasole sulla (mancata) evoluzione dei supereroi, di come non stiano più parlando al pubblico. In questo caso, forse, si può seguire l’esempio della Suicide Squad, e si può “uccidere” la Justice League.

Uccidere nel senso metaforico, decostruire, adattare, riraccontare, sconvolgere, modernizzare. The Marvels non è certamente il miglior film che la Marvel abbia prodotto negli ultimi anni, ma prenderlo da esempio per spiegare la “stanchezza da supereroi” è come incolpare il videogioco di E.T. della crisi dell’industria dei videogiochi, detta “crac”, di inizio anni Ottanta. Era certamente un sintomo, ma né l’inizio né la fine di tutti i mali.

Superman in una scena di Suicide Squad: Kill The Justice League

Superman in una scena di Suicide Squad: Kill The Justice League

Uccidere la Justice League

La Dc, dal punto di vista cinematografico, in qualche modo ha ucciso la Justice League, e con il Flash di Andy Muschietti ha staccato la spina a quella strana e demagogica creatura che era ormai diventato il Dc Cinematic Universe guidato da Zack Snyder. Lo hanno dovuto fare James Gunn e Peter Safran, che ora stanno costruendo questo nuovo universo narrativo, partendo proprio dai due cugini kryptoniani, Superman e Supergirl (il nuovo film Woman of Tomorrow è tratto da un fumetto, molto apprezzato, scritto da Tom King, una grande storia di crescita, rabbia e senso di giustizia).

È il caso di avvicinarli al pubblico, rendendoli più umani nella loro sovrumanità. Ovvio non deve essere sempre così, ma forse è un passaggio necessario, obbligato: un discorso da affrontare con la mano sulla coscienza. Anche perché gli esempi che resistono a questa “stanchezza” ci sono, e i cinecomic – in quanto iperpopolari – sembra che debbano ancora dimostrare di essere arte come tutti gli altri film, quando in realtà hanno già dimostrato di riempire le sale come poche altre pellicole nella storia della settima arte: il caso Endgame tra tutti.

C’è da chiedersi, a questo punto, come mai la popolarità di  Spider-Man non è mai calata negli anni. Anzi, ogni nuovo film dell’arrampicamuri è un successo al botteghino e riscuote incredibile apprezzamento tra la critica, i giovani e gli appassionati di lunga data.

Perché Spider-Man è l’unico super eroe che deve pagare l’affitto a fine mese. E questo non è un dettaglio indifferente. Anche le avventure di Miles Morales in Across the Spider-Verse, tra amici, amori e famiglia, colpisce dritto al cuore delle persone. Ha sì i super problemi, ma ha anche i problemi comuni: l’adolescenza, la crescita, il non trovare un proprio posto nel mondo. Tutto appartiene a storie di tutti i giorni, ad emozioni e pensieri che tutte le persone condividono.

Capitan Boomerang e King Shark in una scena di Suicide Squad: Kill the Justice League

Capitan Boomerang e King Shark in una scena di Suicide Squad: Kill the Justice League

Una missione suicida

“Penso che esista la stanchezza da supereroi”, dice a Rolling Stone James Gunn, che oltre a Guardiani della Galassia ha diretto anche il film della Suicide Squad, nel 2021, cercando di nascondere sotto al tappeto il lavoro grossolano realizzato da David Ayer. “Ma penso che non abbia nulla a che fare con i supereroi in sé. Riguarda il tipo di storie che vengono raccontate”.

“Amiamo Superman, Batman e Iron Man”, continua il regista, “perché sono personaggi incredibili che abbiamo nel cuore. La noia, la stanchezza, sopraggiunge quando sullo schermo si vedono un mucchio di sciocchezze senza senso. Perché non c’è una storia emotiva di fondo”. E conclude: “Ma questo è un elemento che non ha nulla a che vedere con il tema supereroi”.

Quindi è necessario: bisogna entrare in catarsi e premere il grilletto come la Suicide Squad in Kill the Justice League. Per quanto l’esperienza di Rocksteady, che con la serie Batman: Arkham ha realizzato forse i videogiochi di supereroi più apprezzati della storia, riesca a centrare il punto sul lato tematico e narrativo, il risultato, però, soffre dello stesso problema da “stanchezza” che cerca di risolvere.

Capitan Boomerang in una scena di Suicide Squad: Kill the Justice League

Capitan Boomerang in una scena di Suicide Squad: Kill the Justice League

C’è un “ma”…

Metropolis è una mappa aperta e colorata, complessa, che permette ai quattro super criminali di affrontare l’esercito di Brainiac su più livelli, anche lanciandosi dai palazzi a mezz’aria. È entusiasmante, per le prime ore di gioco, ma poi sopraggiunge la noia di un gameplay mal strutturato. E la parte dell’interattività, in un videogioco, non è questione secondaria.

Il problema di questo titolo, come The Marvels o Shazam!, è un sintomo. Non nel cinema, ma dell’andamento attuale dell’industria dei videogiochi, che realizza esperienza lunghe e diluite, ripetitive, per giustificare un budget gigantesco e un prezzo di vendita (il gioco è venduto a €79,99).

Anche in questo caso, il pubblico non è stanco dei supereroi, perché la scrittura di Suicide Squad: Kill the Justice League è vicinissima all’eccellenza: i personaggi sono tridimensionali, interagiscono bene tra loro e la missione di sconfiggere i supereroi più potenti sul pianeta è appassionante, folle.

Ma tutto cade rovinosamente, non nella storia in sé, ma nel come viene raccontata. Infatti, è arrivata la conferma da Warner Bros., Suicide Squad: Kill the Justice League è un flop. Allora, forse, è davvero necessario cambiare il modo in cui raccontiamo i supereroi. Questa è la prossima missione (suicida) dell’industria dell’intrattenimento.

Per la stesura di questo articolo è stata provata la versione Xbox Series S di Suicide Squad: Kill the Justice League