Di recente, una nuova sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha posto nuovamente queste due multinazionali sotto i riflettori, con accuse che riguardano, da un lato, Apple per aver ricevuto aiuti di Stato illegali e, dall’altro, Google per l’abuso di posizione dominante sul mercato digitale.
Apple e gli aiuti di Stato illegali
La questione che riguarda Apple si riferisce a presunti aiuti di Stato concessi dall’Irlanda attraverso un regime fiscale vantaggioso, che avrebbe permesso all’azienda di Cupertino di pagare meno tasse rispetto ad altre imprese. Nel 2016, la Commissione Europea, guidata da Margrethe Vestager, aveva imposto all’Irlanda di recuperare da Apple circa 13 miliardi di euro in tasse arretrate. Secondo la Commissione, tali benefici fiscali costituivano un aiuto di Stato illegale, poiché avevano distorto la concorrenza, permettendo a Apple di operare con condizioni fiscali più favorevoli rispetto ai suoi concorrenti.
Apple e l’Irlanda avevano fatto ricorso contro questa decisione, ma la Corte di Giustizia dell’UE ha ribadito che tali aiuti non rispettano le norme europee sugli aiuti di Stato, confermando la legittimità delle sanzioni. Questa sentenza rappresenta un importante segnale per le multinazionali che beneficiano di accordi fiscali vantaggiosi in alcuni Paesi dell’UE e rafforza l’idea di una maggiore armonizzazione fiscale a livello comunitario.
Google e l’abuso di posizione dominante
Parallelamente, Alphabet, la società madre di Google, è sotto inchiesta per presunto abuso di posizione dominante sul mercato digitale. La Commissione Europea ha più volte accusato Google di aver sfruttato la propria posizione per soffocare la concorrenza e limitare la scelta dei consumatori. Uno dei casi principali riguarda l’uso del sistema operativo Android, con il quale Google avrebbe imposto clausole contrattuali che obbligavano i produttori di smartphone a pre-installare le sue applicazioni, limitando di fatto la possibilità di scegliere alternative concorrenti.
Le indagini si concentrano anche su altre pratiche commerciali di Google, come il trattamento preferenziale riservato ai propri servizi nei risultati delle ricerche online e l’uso dei dati personali per rafforzare il proprio monopolio pubblicitario. Anche in questo caso, la Corte di Giustizia dell’UE ha confermato la legittimità delle indagini, indicando che tali pratiche potrebbero violare le leggi antitrust europee, che mirano a garantire una concorrenza leale.
Le implicazioni per il settore tecnologico
Questi sviluppi mostrano come l’Unione Europea stia intensificando la sua battaglia contro le pratiche anticoncorrenziali delle grandi piattaforme tecnologiche, imponendo sanzioni significative e cercando di creare un mercato più equo. Per Apple, la questione fiscale è solo uno dei fronti aperti, in un momento in cui anche altri Paesi, come gli Stati Uniti, stanno rivalutando la tassazione delle multinazionali. Per Google, le sanzioni legate all’abuso di posizione dominante rappresentano solo uno dei numerosi casi antitrust avviati dalla Commissione Europea negli ultimi anni.
Le due aziende, pur difendendosi strenuamente, potrebbero trovarsi a dover rivedere le loro pratiche commerciali in Europa, uno dei mercati più importanti per il loro business. Allo stesso tempo, questa situazione potrebbe spingere altri governi nazionali e sovranazionali a seguire l’esempio dell’UE, adottando normative più severe contro l’evasione fiscale e i monopoli tecnologici.
In definitiva, la sentenza della Corte di Giustizia UE segna un punto cruciale nella regolamentazione del settore tecnologico e potrebbe avere ripercussioni a lungo termine per l’intero ecosistema digitale. Le mosse della Commissione Europea, sempre più decisa a frenare il potere delle Big Tech, mostrano l’importanza di un’azione regolamentare più incisiva in un mondo sempre più dominato dai giganti della tecnologia.
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