Hollywood inzia una nuova rivoluzione industriale!

I CEO svelano le carte su cosa conta davvero (e cosa no). È tempo di scelte: le aziende definiscono i vincitori e i perdenti nei loro portafogli, adattandosi al nuovo panorama

Di solito, le complesse acrobazie finanziarie non stuzzicano l’interesse dei pezzi grossi di Hollywood, ma le recenti mosse di Comcast e Warner Bros. Discovery, e una decisione fatale presa da Disney l’anno scorso, stanno sollevando il sipario sui difficili dibattiti che infuriano tra i consigli di amministrazione delle aziende del comparto.

Certo, la decisione di Comcast di scorporare (la maggior parte) dei suoi canali via cavo e la mossa di Warner Bros. Discovery di ristrutturarsi separando i suoi canali via cavo lineari dalle sue attività di studio e streaming, sono fatte in prospettiva di potenziali accordi e sicuramente per catturare l’attenzione di Wall Street.

Sicuramente la dinamicità del mercato eccita i CEO del settore anche se non deve essere nascosta la dura realtà: grazie al cord-cutting, gli asset nei loro portafogli, le carte nelle loro mani, perdono valore ogni giorno. Ma alcuni – forse pochissimi – potrebbero emergere dall’attuale tumulto ancora più preziosi di prima. E’ il momento delle alleanze e dei conglomerati e queste aziende tendono a collezionare accordi di secondaria importanza mentre contemplano accordi più ampi.

Una rapida occhiata mostra alcuni temi emergenti: gli Studios – sia cinematografici che televisivi – sono beni di punta, che comprendono il nucleo dei motori di produzione dei contenuti. Per queste aziende sono una fonte di sviluppo delle IP. Gli studi cinematografici in particolare sono visti come costruttori di brand in un’era in cui la proprietà intellettuale è ancora molto richiesta.

Allo stesso modo, le reti televisive sono beni di punta, dati i loro marchi consolidati di tre lettere, la portata e la scala nello sport e nelle notizie.

E anche alcuni canali via cavo sparsi si ritrovano ad essere consacrati come gioielli della corona, con le società madri che esprimono fiducia nella loro sopravvivenza anche in caso di una catastrofe della TV via cavo.

Basta guardare Warner Bros. Discovery, che sta dividendo le sue linee di business in due: “Global Linear Networks” e “streaming and Studios”. Da un lato ci sono le mucche da mungere dell’azienda, i canali TV lineari come CNN, TNT e TBS. Dall’altro ci sono gli studi cinematografici e televisivi della Warner e il servizio di streaming Max, che vedono la crescita all’orizzonte.

Ma la Warner sta anche prendendo strategicamente HBO, uno dei marchi più noti dell’era della TV via cavo, e lo sta mettendo nel paniere dello streaming e degli studios. Per WBD, HBO è un gioiello della corona, non un asset da nascondere con il resto delle reti via cavo in declino.

In Comcast, la sua divisione via cavo vedrà l’azienda mantenere i suoi studi televisivi e cinematografici, così come Peacock, mentre scorpora i suoi canali lineari. Cioè, con un paio di eccezioni: NBC e il canale via cavo Bravo rimarranno con Comcast, anche se tutto, da USA e MSNBC a E! e Golf Channel, viene inviato a SpinCo.

NBC, naturalmente, è l’emittente ammiraglia e il prossimo anno aumenterà drasticamente la sua produzione di programmi sportivi quando aggiungerà le partite NBA e WNBA. Bravo, nel frattempo, è riuscito a forgiare un’identità di marca distinta grazie a franchise come Real Housewives e Below Deck (chiamiamolo “reality TV trash di lusso”) che è diventato un importante motore di spettatori su Peacock, dice una fonte che ha familiarità con i numeri.

Una delle ipotesti è l’eventuale dismissione delle TV via cavo. I machi come bravo potrebbero però sopravvivere.

Diveramente, Disney e Paramount non si sono ristrutturate come Comcast o WBD, hanno dichiarato con tranquillità che le loro priorità è armonizzare l’ecosistema dei sotto-marchi, e non con altri attori esterni.

L’anno scorso Disney si è trovata in una controversia sulla trasmissione con Charter Communications, il più grande fornitore di pay-TV del paese. Le due parti hanno raggiunto un accordo, ma quell’accordo ha visto un certo numero di canali via cavo, tra cui Freeform, FXX e Disney Junior, dismessi, mentre si confermavano i canali e tariffe per ESPN, ABC e Disney Channel.

“Abbiamo protetto i nostri principali canali di intrattenimento”, ha detto il co-presidente di Disney Entertainment Dana Walden a THR dopo che l’accordo è stato completato. “Sai, sono molto importanti per i nostri profitti e per il nostro flusso di contenuti di intrattenimento per famiglie e in generale per i nostri servizi DTC”.

Paramount, Skydance stanno ripensando ai piani per l’azienda in previsione della chiusura dell’accorcdo che si concluderà il prossimo anno. Gli studios Paramount – in particolare il suo storico studio cinematografico – sono nella confort zone. Questo è un dato di fatto, ma sul fronte televisivo, è più complicato.

Il presidente in arrivo Jeff Shell ha detto ai giornalisti durante l’estate, che considera la CBS un bene “gioiello della corona”, anche se “verrà gestito un po’ più aggressivamente per il flusso di cassa”. E’ stata delineata una visione per rendere Paramount+ un player dominante nello streaming, forse in previsione di un’imminente accordo con un partner.

I canali via cavo legacy di Viacom come MTV, Comedy Central, Nickelodeon e BET al momento sembrano non essere una priorità. È probabile che l’azienda consolidi le sue reti televisive dopo che l’accordo sarà completato, e prenderebbe in considerazione la possibilità di scorporare o vendere i suoi canali via cavo. La CBS, in questa partita è completamente fuori dal gioco.

Il 2025 si preannuncia come un grande anno per gli accordi, dato lo spin-off di Comcast, la (presunta) chiusura dell’accordo Skydance-Paramount e altre potenziali combinazioni.

“Oltre a WBD, prevediamo che altre società di media considereranno la possibilità di separarsi da alcuni dei loro asset di rete televisiva via cavo ora, il che potrebbe guidare un efficace veicolo di roll-up del settore”, ha scritto un team di ricerca di Bank of America guidato da Jessica Reif Ehrlich in un rapporto del 19 dicembre. “Questi asset dovrebbero essere meglio posizionati come un veicolo consolidato, focalizzato sui canali lineari, con benefici di scala che possono guidare la negoziazione di affiliazione e pubblicità, nonché sinergie”.

Tutta questa rivoluzione industriale del comparto delle più grandi società di intrattenimento, a quanto pare è in divenire e le company hanno già scelto i loro vincitori e perdenti, custodendo  le loro unità di business preferite e abbandonando graduatamente le altre fuori ‘scope’.

Nell’era dello streaming, i brand continuano ad avere il loro valore e gli studios mantengono il loro posizionamento strategico. Le grandi aziende al centro del business dell’intrattenimento, stanno facendo scelte difficili sul come piazzare le loro scommesse.

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