Nicole Morganti: “Io, una mamma fortunata nella Casa dei Talenti. Ma sui diritti delle donne non si deve mollare: ci vuole un attimo a perderli”

Gli studi con Fernanda Pivano, la sfida di lavorare in un'azienda "dove l'impossibile viene reso possibile", la soddisfazione di aver dato dignità all'intrattenimento "che non è figlio di un Dio minore": la Head of originals Prime Video - Italia e Sud Europa si racconta a 360 gradi. E rivela, in esclusiva, che sta lavorando ad una commedia di Natale tutta la femminile scritta da Michela Andreozzi con Luisa Ranieri, Caterina Murino e Valentina Romani. L'intervista di THR Roma

L’appuntamento con Nicole Morganti, Head of originals Prime Video – Italia e Sud Europa, è in un albergo romano a Trinità dei Monti. Arriva puntuale nel suo elegante abitino floreale con un viso fresco e riposato. “Roma per me è una specie di vacanza. In albergo dormo da sola in un letto matrimoniale e ho qualcuno che mi prepara la colazione. Certo poi andrò a fare le set visit di Costiera, la nostra prima serie internazionale, e quella del nuovo film di Natale, e a seguire alcuni appuntamenti di lavoro” spiega con un sorriso raggiante la manager italiana.

Si ha subito l’impressione di stare con una persona sicura di sé, che fa un lavoro che le piace molto, professionalmente soddisfatta e motivata. “Pensi che invece lavorare per la televisione non era nei miei programmi. Ho fatto tutte le scuole al meglio ottenendo il massimo di risultati per andare a studiare Cambridge diritto internazionale. Poi siccome i miei genitori erano contrari che andassi a studiare all’estero, grazie ad un professore universitario e a Fernanda Pivano, che hanno visto in me un talento naturale per la letteratura e che avevo anche una leadership empatica, ho cambiato il mio percorso di studi”, racconta Morganti che invece di gavetta in televisione poi ne ha fatta tanta: Mtv, Sky, Discovery, prima di arrivare a far parte del colosso americano.

Ha dovuto lottare anche con la sua famiglia per realizzare i suoi sogni?

Io sono la prima donna della mia famiglia che si è laureata e sono la prima donna della mia famiglia che lavora. Il mio destino sarebbe stato quello di sposarmi e avere dei figli. Invece non sono sposata, ho scelto di avere dei figli quando ho trovato la persona giusta e soprattutto quando ero certa di poterli mantenere. A 14 anni ho iniziato a lavorare come babysitter, poi sono andata a fare la cameriera con un papà che mi diceva: “Ma cosa vai a pulire i gabinetti degli altri quando non pulisci il gabinetto a casa tua?”. Io invece ero fiera di lavorare perché volevo guadagnare per andare a studiare diritto internazionale al Downing College di Cambridge.

E poi cosa è andato storto?

I miei genitori mi hanno riportata indietro dicendomi che le università buone c’erano anche in Italia. Ho deciso allora di fare un percorso completamente diverso e laurearmi in lingue e letteratura straniera. Ho imparato tanto da Fernanda Pivano che è stata una mia grandissima mentore e che mi ha convinto, insieme ad un professore dell’università, a scrivere una tesi sulla Beat Generation al femminile e a trasferirmi a San Francisco per seguire Diane di Prima che è stata l’unica donna del movimento, in seguito accusata e perseguitata.

Diane è stata invece una grandissima ribelle, sostenitrice dell’accettazione del corpo e della sessualità, dell’empowerment e della scrittura rivoluzionaria al femminile. Sono stata da lei, l’ho intervistata, l’ho seguita e ho scritto questa tesi. Sono loro le persone che mi hanno formato. Pensi a quanto possa essere stato imbarazzante fare l’esposizione della mia tesi davanti alla mia famiglia sapendo come la pensavano sull’argomento emancipazione femminile.

Oggi per fortuna la condizione femminile è migliorata.

Certo, ma penso che sia ancora molto importante andare nei luoghi dove si parla di donne e della loro emancipazione. Ci vuole tanto di quel tempo e tanta di quella fatica per conquistare spazio e poi in un secondo quel privilegio lo perdi se noi molliamo di un secondo, se pensiamo che in fondo possiamo anche riposarci. Invece no, bisogna continuare a sostenerci, a sostenere le altre donne che non hanno la stessa fortuna che abbiamo noi. Se smettiamo per un solo secondo di fare questo è un attimo fare passi indietro. I nostri diritti li abbiamo veramente ottenuti con tanta fatica e non da tanto tempo e non ci vuole niente a perderli.

Noi che siamo delle donne privilegiate, perché abbiamo avuto la fortuna di avere un’educazione, un buon lavoro, dobbiamo pensare a quelle donne che fanno fatica, che non hanno potuto studiare, le donne che hanno bisogno che lo spazio le venga creato. Per questo come Prime Video, siamo stati i primi a supportare Audio-Vision Napoli HUB, dell’università Federico II, che con corsi aperti e gratuiti, fanno formazione nel settore audiovisivo a persone che non lavorano, che non studiano e che sono in cerca di una collocazione.

Diceva che Roma è quasi vacanza invece a Milano come inizia le sue giornate?

Mi alzo la mattina presto, perché ho il mio bimbo più grande, Pietro che ha 12 anni e fa la prima media, non ha praticamente mai dormito e si sveglia prestissimo. Il secondo Tito invece ha 9 anni ed è in terza elementare. Preparo la colazione, faccio le crepes, la loro cosa preferita. Facciamo colazione insieme e poi Pietro da quest’anno per fortuna va a scuola da solo mentre Tito viene accompagnato dal mio compagno. Andati via tutti mi preparo io e scappo in ufficio.

Quindi la prima parte della giornata la dedica alla famiglia.

Faccio la mamma e cerco di essere molto presente. E faccio anche la mamma che cucina. Mi piace tantissimo cucinare.

Arrivata in ufficio che succede?

Se sono in ufficio sono in call costantemente. In Amazon si fanno molte riunioni. Può capitarti in un giorno di fare anche 14 riunioni da mezz’ora back to back.  È molto importante il timing perché c’è molta attenzione all’efficienza e a non far perdere tempo. Per questo ci sono dei rituali molto particolari. Per esempio si scrivono diversi doc che devono essere letti in silenzio all’inizio della riunione, in modo che tutti siano aggiornati sul perché della convocazione in quel determinato meeting. Solo dopo si discute delle azioni rispetto al documento che è stato letto.

All’inizio ero da sola e in questi minuti di silenzio pensavo “oddio, vuoi vedere che non sono collegata”. Ricordo che i primi tempi avevo sempre l’ansia di essermi scollegata, all’inizio questo silenzio ti fa impressione e poi invece ti abitui. È un rituale per favorire la concentrazione e soprattutto le decisioni che devono essere prese. Inizialmente è abbastanza estraniante perché sono tutti collegati ma tutti in silenzio.

È stato facile abituarsi a questa nuovo modo di lavorare?

Devo dire la verità, è stata una delle sfide più grandi della mia vita. Io penso che Amazon sia un’azienda che se hai la fortuna di entrarci da giovane sei veramente avvantaggiato. È un’azienda dove l’impossibile viene reso possibile. Sono molto sorpresa dalla velocità con cui si riesce a fare challenge a uno status quo, dove riesci a fare davvero quello che ti viene chiesto o a realizzare delle visioni che ti sembrano impossibili. Poi è anche un’azienda estremamente demanding, che vuole risultati e se non ci sono si deve andare oltre molto serenamente.

E per chi non entra da giovane?

È una azienda che mi ha insegnato tantissimo. Non essendoci entrata da ragazza mi sono ritrovata all’inizio completamente da sola con un computer in mano. Mi hanno detto questi sono gli obiettivi e questo è il budget vai e buona fortuna. Inizialmente la cosa più importante è stata farmi amico il dipartimento dei tecnici, perché già al primo giorno non riuscivo a connettermi e a preparami con il mio computer. Per me che sono estremamente indipendente è stata una grandissima sfida, anche molto faticosa, ma la totale chiarezza di obiettivi e l’indipendenza nel realizzarli ha reso tutto molto entusiasmante. Rifarei tutto dall’inizio e quando ci penso mi fa impressione da una parte e tenerezza dall’altra. Sono molto contenta, però ammetto che è una vita incasinata.

Era già una cliente Amazon? È una che fa shopping online?

Sì, perché mi aiuta. Il mio più grande inferno sono le chat della scuola dei figli. Una roba che dovrebbero farci una serie tv perché quello è il vero inferno. Il mio peggiore incubo. Ti rendi conto che c’è sempre qualcosa che ti sei dimenticato di prendere. Se io non avessi Amazon dove posso ordinare tutto e subito, dalla colla ai fogli che mancano, o magari il gesso per fare un lavoretto, sarei persa.

Il fatto che abbia lavorato sempre per delle corporate straniere l’ha facilitata?

Mi ha aiutato veramente tantissimo e mi ha sicuramente preparata a far parte di Amazon, un’azienda dove comunque ti fanno crescere, dove le promozioni ci sono, dove sei obbligato ad avere delle conversazioni col tuo manager sulla crescita e lo sviluppo personale all’interno dell’azienda. Poteva essere anche una scelta scomoda ma in realtà è stata una scelta che mi ha entusiasmato perché sono comunque una entusiasta.

È stato facile essere donna, madre e manager in carriera?

Non è stato facile, e chi dice che è facile secondo me è solo molto fortunata. Perché sento sempre che potrei fare di più. Ci sono tantissime donne che ammiro in questa azienda dove c’è sicuramente una grandissima attenzione alla crescita delle donne e al fatto comunque che le donne ricoprano dei ruoli in qualche modo apicali. Dall’altra parte questo però non vuol dire che non sia complicato nel momento in cui hai una famiglia fare questo lavoro. Per fortuna lavoro in una società che ti mostra che è possibile. Per esempio Jennifer Salke (Head of Amazon Studios) è una mamma con cui ti puoi confrontare, pure Mariangela Marseglia (Country Manager di Amazon Italia e Spagna) è una mamma, siamo in una realtà che ti permette di non rinunciare a niente. Quindi essere donna e lavorare per Prime è interessante dal punto di vista anche personale per via delle politiche messe in atto per poter permettere a una donna di realizzarsi.

Per esempio?

L’anno scorso, siccome avevo diverse ferie arretrate, ho parlato col mio capo e ci siamo accordati su tre mesi di sabbatico. Sono stata felicissima perché mi sono fermata dal 3 aprile al 3 luglio e non l’avevo mai fatto in 25 anni di carriera. Ho fatto la mamma a tempo pieno ed è stata un’esperienza stupenda. Mi sono anche resa conto che la mia vita è un equilibrio di gestione dei sensi di colpa con ormai molta serenità, nel senso che ti senti sempre che puoi fare di più, sia da una parte che dall’altra, però poi la domanda finale è: ti stai impegnando più che puoi? Stai provando a fare del tuo meglio? Oggi per esempio mi pento di non essermi mai presa del tempo tra un cambio di lavoro e l’altro, non che non ci abbia provato però insomma non è sempre stato possibile.

È riuscita in quel periodo a stare davvero lontana dal lavoro? 

Quando decidi di fare il sabbatico devi essere consapevole che in quei tre mesi verranno fatte e prese decisioni di cui tu non sei parte e se non ti sta bene non lo devi fare, perché è inutile farlo. Perché quando poi rientri al lavoro non ti puoi lamentare di quello che è successo, devi accettare e fare un bel sorriso, e ovviamente ringraziare di come sono andate le cose.

Come giudica l’operato dei suoi collaboratori in sua assenza? 

Sono rimasta soddisfatta e penso che sia stata una grande occasione di crescita professionale anche per loro. A me piace molto delegare e tenere molto in vista le persone che lavorano per me. Sono anche molto protettiva nei loro confronti. Sono una persona che ama far brillare sia i miei capi che il mio team.

Nemmeno una sbirciatina alle email durate il sabbatico?

In quei tre mesi sono tornata in ufficio un giorno solo perché abbiamo avuto Mike Hopkins (SVP Prime Video e Amazon Studios), uno dei grandi capi, in visita in Italia. Sono tornata quel giorno e basta. Pensi che in quel periodo hanno messo in giro anche delle voci che stessi per andare via da Amazon, altre invece che ero malata. Insomma per alcuni ci doveva essere comunque qualcosa sotto, magari un complotto. Quando sono tornata mi hanno pure chiesto se avessi fatto dei colloqui in giro.

La cosa che le ha dato più fastidio?

La cosa che mi ha fatto più male è che la gente non possa pensare che una donna, che comunque ama molto il proprio lavoro e si diverte a farlo e cerca di farlo bene, abbia comunque voglia per tre mesi di fare semplicemente la mamma. Io credo che non ci sia niente di male e quando sono tornata ero contentissima. Quando ad agosto poi sono stata promossa come responsabile anche del Sud Europa, hanno pensato tutti che fosse quello il vero motivo della mia assenza o che avevo bisogno di organizzarmi per quello.

Forse è la percezione che lei dà  di sé stessa.

Può essere, oppure è la percezione semplicemente delle donne che ricoprono ruoli che gli uomini hanno da anni e che però vengono definite in carriera. Cosa che non ho mai sentito dire ad un uomo. Una donna che è in carriera agli occhi delle persone non può che perdere momenti della sua vita privata perché deve stare lì sempre a presidiare. Ebbene non è sempre così.

Nell’audiovisivo ci sono un sacco di donne al comando.

Direi che nella parte broadcast è vero mentre nel campo della produzione siamo ancora poche. Io sono contentissima di vedere così tante donne in ruoli cruciali e importanti da un punto di vista aziendale in Italia: Tinny Andreatta, Maria Pia Ammirati, Marinella Soldi, Laura Carafoli, Antonella D’Errico. Anche quando leggo le sue interviste a tutte queste colleghe sono veramente fiera di appartenere a questo club. Però avendo io anche uno sguardo internazionale e frequentando la realtà spagnola, francese, inglese e americana,  secondo me c’è ancora molto da fare rispetto a questi paesi, siamo ancora molto indietro nella industria in generale. In Prime Video per esempio tutte le Regional Lead come me sono donne. La parte di business è gestita da un’altra donna Brigitte Ricou-Bellan (General Manager Prime Video EU) oltre naturalmente ad avere un capo come Jennifer Salke.

Si è mai trovata in un meeting dove erano tutti uomini e lei la sola donna?

Ero l’unica donna quando ho fatto una riunione per All or Nothing Juventus. Mi sono ritrovata a un tavolo con 40 dirigenti della Juve, devo dire tutti molto ben educati, però mi ha fatto impressione comunque essere col mio vestitino seduta lì con tutti loro in giacca e cravatta.

Ha mai influito il compenso nelle sue scelte professionali?

Devo essere onesta: no. E sa perché? Io arrivavo da una situazione dove avevo precedentemente un’ottima posizione anche dal punto di vista economico. Ho quasi fatto un passo indietro, non economicamente, ma ero sola, senza un team, senza niente, in una start up, certo nella pancia di un gigante, come Amazon, eppure non mi sono spaventata. Non mi sono mai posta il problema dei soldi ma la prossima volta magari lo farò.

Adesso però il team c’è.

Deve sapere che in Amazon non puoi sceglierti personalmente le persone del tuo team. Puoi solamente aprire un ruolo in un sito che si chiama Amazon Job Career. Successivamente i candidati sostengono alcuni colloqui con una serie di persone dell’azienda, i quali non c’entrano nulla con quella posizione e quindi non hanno la necessità di doverti prendere a tutti i costi perché hanno bisogno. In questo modo vieni valutato per come sei veramente, per la capacità che hai di inserirti e lavorare nell’azienda. La decisione finale se assumere quella determinata persona è presa da un panel aziendale e dal bar raiser con presente il manager interessato. Questo permette di creare sicuramente dei team più eterogenei.

Il suo come è?

Il mio team è al 70% femminile. La cosa che mi piace di più è che sono tutti estremamente opinionated, con le idee molto chiare, a cui piace prendere decisioni e non hanno paura di prendersi delle responsabilità. Sono persone completamente diverse l’una dall’altra, non ce n’è una che ci azzecca con l’altra. Il team deve essere complementare a me. Io tendo ad andare molto, molto veloce e ho bisogno di persone intorno a me molto riflessive. A me piace quando qualcuno nelle riunioni ha un’idea più forte, più intelligente, più innovativa, più originale della mia.

È mai successo?

Tantissime volte.

Delle tante cose che ha realizzato quale è quella di cui va più fiera?

Sicuramente del fatto di aver dato, spero, dignità in Italia all’intrattenimento, perché credo non debba essere figlio di un dio minore. Gli italiani non sanno fare bene solo le serie scripted e i movie. Sappiano fare molto bene anche l’intrattenimento. Sono molto contenta che tantissimi formati che abbiamo sviluppato in Italia siano stati esportati anche all’estero. La promessa che mi sono fatta e che ho fatto anche all’azienda, è che ogni anno avremmo portato comunque un nuovo spin off creato in Amazon che potesse essere scalabile pure all’estero.

Qualche esempio?

Dinner club che è appena stato girato in Germania ed è in valutazione in altri Paesi. LOL Talent è in sviluppo in altri Paesi. Abbiamo sviluppato una nuovo format con Fabio De Luigi che si chiama Amazing. Siamo stati i primi a realizzare Celebrity Hunted  in Italia,  poi ci hanno seguito la Francia e la Germania. C’è tanto orgoglio nel mostrare che gli italiani non sono solo creativi ma sanno anche lavorare ad altissimi livelli e con altissimi standard di production value di qualità e di execution. Sono contentissima in questo momento come responsabile del Sud Europa di avere l’Italia che ha mostrato di essere un’eccellenza nell’intrattenimento che nelle OTT.

Nicole Morganti, Head of originals, Italy & Southern Europe, Prima Video

Nicole Morganti, Head of originals, Italy & Southern Europe, Prima Video

Di solito le persone nelle piattaforme cercano film e serie tv.

Il pubblico invece è ben contento di guardare anche l’intrattenimento. La gente sembrava fosse interessata solo serie e invece noi abbiamo cercato di fare intrattenimento con una qualità pop. Abbiamo cercato di fare dei programmi con un larghissimo pubblico ma con una grammatica nuova. È chiaro che da noi  non ti puoi permettere di fare le tre ore e mezza che fai sulla tv lineare. Siamo un’alternativa a quello che esiste già ma con dei linguaggi di streaming.

Tra le piattaforme Prime è quella che come offerta si avvicina di più alla tv generalista. 

Più che come offerta siamo quelli che si avvicinano di più come idea. Cercando però di farlo con degli standard altissimi. Sicuramente quello che lei dice è vero perché Amazon non è solo produzione originali. C’è una grandissima offerta di acquisizioni US Originals e di sport. C’è l’ambizione di essere la destinazione dell’intrattenimento a 360 gradi dove tu arrivi e trovi di tutto ma sopratutto in Italia. In Francia invece abbiamo puntato su dei film di azione che hanno scalato le classifiche di ranking internazionali,  in Spagna invece hanno avuto successo film per young adults. Con Culpa mia siamo arrivati a un successo veramente stratosferico di acquisizione di giovani per i nostri servizi. Lì ho rilanciato l’anno scorso anche Operacìon Triunfo che ha portato a guardare la nostra piattaforma il pubblico che già lo seguiva altrove.

Un’operazione simile la fece quando lavorava in Sky con X-Factor

Esattamente! Quando ero a Sky la più grande sfida che mi è stata affidata fu proprio quella. Pensare a come poter realizzare quel talent con gli standard di Sky. Doveva essere per forza diverso da quello Rai. Devo dire che sì è stata una cosa molto simile.

Sei anni a MTV, sei anni a SKY, sei anni a Discovery… quando scadono i sei anni a Prime?

(Ridendo) Me ne sono accorta di questa cosa della ricorrenza dei sei anni quando ho dovuto compilare anche io l’application form per rispondere all’annuncio di Amazon. Mi piacerebbe tirarmela e dire “Mi ha chiamato un head hunter da Londra“, ma non è vero. Una serie di miei ex collaboratori di MTV, in particolare una che era nel mio team, mi ha scritto più volte dicendomi di guardare questo annuncio di Amazon, e che ero l’unica in Italia che avrebbe potuto farlo. Io lo guardo e riguardo ma non si capiva bene cosa cercassero. Poi mi arriva un altro messaggio e un’altro ancora di almeno altre cinque persone che mi dicevano sempre la stessa cosa. Non avevo capito che Prime Video stesse sbarcando anche in Italia. A quel punto mi sono detta, va bene, rispondo all’annuncio.

E quindi quando scadono i sei anni?

(Ridendo) Siamo ancora al quinto anno.

Come è stata la crescita all’interno?

Sono arrivata come responsabile dell’intrattenimento quindi dell’unscripted, dopo 9 mesi mi hanno chiesto di fare anche film e scripted. Ho accettato e poi ad agosto scorso, dopo 4 anni e mi hanno dato anche la responsabilità del Sud Europa. Da lì è come se avessi iniziato una nuova carriera e mi si è aperto un mondo di entusiasmo. La Francia e la Spagna hanno delle possibilità incredibili. Voglio anche che i progetti spagnoli siano visti in tutto il mondo. Il 90% degli spettatori che hanno guardato Culpa mia erano fuori dalla Spagna. La nostra mission principale però rimane sempre quella di intrattenere e piacere prima di tutto alle persone local, ma il mio obbiettivo è riuscire a far vedere i prodotti del Sud Europa in tutto il mondo.

Qual è il prodotto italiano che ha avuto più audience all’estero?

The Bad Guy è il prodotto che ha avuto successo anche all’estero. In Italia è stato LOL,  mentre il prodotto che ha viaggiato di più all’estero è Elf Me. L’anno scorso sono andata a Singapore a questo off site col board di leadership mondiale. Ognuno doveva portare un progetto local e io decisi di portare proprio Elf Me. Mi piaceva l’idea di aver fatto un film di Natale che non fosse il classico film di Natale all’italiana. Quando l’ho fatto vedere i colleghi hanno pensato subito che fosse un concetto molto travelling e che potesse piacere anche oltre i confini italiani e per questo hanno deciso di supportarlo anche nel resto del mondo.

Luigi Lo Cascio in una scena di The Bad Guy. Matera Fiction

Luigi Lo Cascio in una scena di The Bad Guy

Arriverà anche la seconda stagione di The Bad Guy… 

Arriverà la seconda stagione nel 2025. The Bad Guy è un progetto di due grandi autori come Giuseppe Stasi e Giancarlo Fontana, scritto con Ludovica Rampoldi, prodotto insieme ad una grandissima casa di produzione come la Indigo Film e con due grandi protagonisti come Claudia Pandolfi e Luigi Lo Cascio.

Altri prodotti che hanno ambizioni estere?

Lo spin off italiano di Citadel, la serie creata dai Russo Brothers che sono quelli degli Avengers della Marvel. Abbiamo cercato di metterci tutto l’impegno possibile creando una spy story e puntando su Matilda De Angelis e Maurizio Lombardi sotto la guida di Gina Gardini. Sono veramente orgogliosa di questa serie perché proviamo ad essere all’altezza delle produzioni americane e avremo per la prima volta il sostegno di quello che noi chiamiamo Global Tentpole. Sarà il primo titolo che verrà sostenuto esattamente come i grandi lanci americani. La stessa cosa vale per il il proseguo di Culpa Mia che uscirà a a dicembre.

Arriverà anche una nuova serie: Costiera.

L’anno prossimo. Li ci cimentiamo invece per la prima volta in una produzione di lingua inglese, quindi una cosa che scardina i nostri modelli. È stata una lotta ma alla fine ci hanno dato l’ok. Sono andata sul set ed ho appena visto una anteprima, bellissimo. Le devo dire che stiamo realizzando una serie con alti standard e quindi anche a diverso budget, e che sono davvero fiera e soddisfatta del risultato.

Quanto sono importanti i talent? 

Da noi esiste una cosa che si chiama home for talent e se lei guarda tutte le interviste di Jennifer Salke capirebbe che è  proprio la sua filosofia. Quando sono arrivata in Amazon il 4 febbraio del 2019 dopo due mesi mi hanno chiesto di andare a Los Angeles per fare shadowing del mio capo,  una cosa che qui succede normalmente. Lì ho avuto l’occasione di incontrare, Jennifer che mi ha spiegato l’importanza e il significato di essere la casa dei talenti. Vuol dire fare in modo che i talent che lavorano con noi abbiano voglia di rilavorare ancora con noi, e soprattutto che parlino di noi ad altri talent in modo che anche questi abbiamo voglia di lavorare con noi. Bisogna farli diventare parte della nostra azienda e questo è stato il mio mandato.

Il poster ufficiale di Amazing - Fabio De Luigi

Il poster ufficiale di Amazing – Fabio De Luigi

Chi è stato il primo talent che ha convinto a far parte della sua Home for Talent?

La prima persona che ho chiamato in Amazon, e lui lo sa bene, è stato Fabio De Luigi. Pensi che ho dovuto fare varie voci per chiamarlo, perché siccome mi vergognavo di dire di essere da sola all’inizio, al telefono facevo finta di essere la mia assistente, che poi passava me. Infatti poi mi dicevano tutti che la mia fantomatica assistente aveva una voce molto simile alla mia… che ridere! Quando i talent arrivavano in Amazon, facevo tutti io, andavo all’ingresso ad accoglierli avendo già preparato nella sala di riunioni tutte le sedie, i caffè etc.

Ho cercato di convincere Fabio a fare il primo Celebrity Hunted, anche se il primo progetto a cui ho lavorato da subito è stato Dinner Club, solo che non riuscivo a chiudere il cast. Ebbene lui è stata la prima persona a cui ho chiesto di fare Dinner Club ma è stata l’ultima ad accettare. Invece per avere altri talent mi ha aiutato molto Moira Mazzantini, che dopo ore nel suo studio a Roma mi ha dato Valerio Mastrandrea. Da lì poi sono riuscita ad avere Diego Abatantuono, Sabrina Ferilli, Luciana Littizzetto. Fabio poi ha accettato di fare con noi anche Amazing: Fabio De Luigi e le assicuro che di proposte gliene abbiamo fatte tante e continueremo a fargliene delle altre.

Mi sembra di capire che è il talent a cui è più legata?

Sono molto legata a lui al punto che quando lancio qualcosa gli mando un messaggino e gli dico “te lo guardi e mi dici cosa ne pensi” e lui se li guarda tutti. Pensa poverino che fatica questa sorta di unione di riconoscenze reciproche.

Altri talent?

Lillo, che ha iniziato con LOL, poi abbiamo fatto la serie Sono Lillo, abbiamo fatto Elf Me, il nostro primo film italiano di Natale che è riuscito a viaggiare oltre i nostri confini. Lo abbiamo chiamato anche per fare la finale di LOL Talent. 

Nicole Morganti, Head of originals, Italy & Southern Europe, Prima Video, con il cast di Elf me

Nicole Morganti, Head of originals, Italy & Southern Europe, Prima Video, con il cast di Elf Me

Quale è quello su cui ha più scommesso?

Forse Fedez, che ha lavorato con noi cinque anni e ha portato tantissimo. Ha fatto Celebrity Hunted mostrando grandissima ironia, abbiamo fatto I Ferragnez, poi LOL.

È delusa di non aver fatto l’epilogo de I Ferragnez?

Non sono delusa e onestamente sono dispiaciuta sicuramente per le loro vicende personali, perché li ho conosciuti come coppia, ho conosciuto delle persone che si sono impegnate e hanno lavorato molto bene con noi. Non abbiamo nessun tipo di acredine tra di noi. Io credo che la cosa interessante dei Ferragnez sia stata aver mostrato comunque una coppia eterosessuale originale rispetto a quello che veniva mostrato. C’era una donna molto forte e molto positiva e un uomo molto sensibile e in qualche modo con sempre della grande inquietudine. La cosa interessante in quel programma è stato comunque raccontare la terapia di coppia e aver avuto la possibilità di farla veramente. Tantissime persone ci hanno scritto che hanno iniziato a fare terapia di coppia dopo aver visto quella serie.

Non ha risposto alla mia domanda. Farebbe ancora i Ferragnez?

No, nel senso che non è che noi non abbiamo mostrato varie loro crisi. Abbiamo fatto i Ferragnez a Sanremo e non è che non ci siano già stati momenti comunque di dramma all’interno di quella serie. Abbiamo fatto tre edizioni e in generale nei nostri programmi tendiamo a non mostrare litigi, tradimenti o gente che deve fare la fame. Non è quello il reality che ci interessa. Le edizioni de I Ferragnez che abbiamo fatto ti lasciano sempre con una nota positiva. Quindi non mi sarebbe piaciuto continuare in un momento di difficoltà.

Ma se fossero stati disponibili, visto che avevano già firmato per un’altra stagione, lei l’avrebbe fatta?

Visto che si sta parlando di una coppia che decide di separarsi e vuole magari lasciare ai propri figli una testimonianza, come dire, mostrare loro come in modo positivo due genitori possano diventare una famiglia allargate e riescono comunque ad andare d’accordo, perché no?  Se invece vuol dire mettere  la coppia sotto la lente di ingrandimento in un momento di difficoltà della loro vita e sinceramente mostrare quindi tutta questa parte che secondo me è morbosa, assolutamente no.

I Ferragnez in una scena della puntata speciale di Sanremo

I Ferragnez in una scena della puntata speciale di Sanremo

Chiara Ferragni, su cui avete puntato fin dall’inizio con il suo documentario, la prenderebbe ancora?

Se Chiara vorrà proporci comunque dei contenuti, noi saremo sempre pronti ad ascoltare. Detto questo, mi astengo come giudizio e sarà la giustizia a fare il suo corso, ma sono molto dispiaciuta umanamente per quello che è successo.

Ha lanciato un sacco di programmi di cucina perché ama cucinare?

No, se no non guarderebbe nessuno quello che faccio. In tutti i posti dove sono stata io mi sono sempre chiesta che cosa si aspetta l’azienda da me e che cosa si aspettano le persone che guardano i contenuti di questo broadcaster, che cosa si aspettano di vedere. Che cosa vuole vedere Nicole Morganti se lo guarda la sera a casa sua e non ha niente a che fare col mio lavoro. Quello che devo fare è fornire al pubblico che ci guarda o al pubblico che vorremmo che venisse su di noi dei contenuti che siano apprezzabili, dei contenuti per cui vale la pena di fare un abbonamento. Fondamentale per noi è che vengano visti tutti gli episodi o che vengano visti il film o lo show fino in fondo.

Come è nato Dinner Club?

Ho pensato ad un programma che avesse a che fare col food ma che doveva essere completamente diverso. Mi sono chiesta agli italiani cosa piace fare? Viaggiare, mangiare bene e ridere. Allora cosa c’é di meglio della commedia in Italia? Siamo andati a prendere colori i quali l’intrattenimento non l’hanno mai fatto e li abbiamo messi intorno a un tavolo proprio come faceva Ugo Tognazzi nelle sue leggendarie cene. Abbiamo replichiamo quel mood che fa parte del nostro dna. Inoltre andiamo in giro per l’Italia a mostrare veramente quello che vale la pena andare a visitare.

In tutto ciò portiamo della grande ironia, del grande divertimento e tanta golosità, il tutto girato come se fosse un film, mostrando che un programma di food è un programma che invece può essere anche un grande viaggi. Ho avuto la fortuna di conoscere Stanley Tucci, che è un altro sostenitore di questi grandi viaggi di food, e mi ha detto che aveva visto Dinner Club perché era stato da Carlo Cracco e che gli era piaciuto tantissimo. Quindi ringrazio Dinner Club per aver avuto uno spettatore come Stanley Tucci.

Adesso approderà in Germania. 

Sì, con Andreas Caminada, uno dei più grandi chef svizzero tedesco, tre stelle Michelin, che sarà il presentatore della versione tedesca.

Anche la musica è importante per Prime Video?

Tantissimo. In Amazon c’è Prime Video ma ci sono tantissimi altri business tra cui Amazon Music. E’ molto importante per noi integrare i vari business dell’azienda. Infatti abbiamo avuto Madame, che ha scritto la canzone per Bang Bang Baby, abbiamo avuto Achille Lauro, che ha lavorato alla colonna sonora di Anni da Cane e ha scritto anche una canzone per Prisma.

Chi le piacerebbe coinvolgere prossimamente?

A me piace molto Tananai e mi piace molto Annalisa.

Nicole Morganti, Head of originals, Italy & Southern Europe, Prima Video, con il cast di Pensati Sexy

Nicole Morganti, Head of originals, Italy & Southern Europe, Prima Video, con il cast di Pensati Sexy

Cosa bolla in pentola su Prime Video?

Vogliamo continuare a puntare su progetti che hanno delle lead femminili, come abbiamo fatto con Pensati Sexy, un film di Michela Andreozzi che è andato talmente bene che cinque paesi ci hanno chiesto di rilanciarlo all’estero, perché è un film estremamente ironico. L’ironia è una costante dei nostri progetti, è una specie di Bridget Jones dove la protagonista trova in una pornostar la sua musa per trovare la sua autostima e per capire che per piacere agli altri la prima cosa è piacere a se stessi ed accettarsi. Quindi è un percorso di accettazione del proprio corpo ed è un percorso di accettazione della propria natura con grandissima ironia.

Questo ci ha portato poi a voler continuare in questo processo di empowerment femminile provando ad occupare anche la commedia natalizia. Stiamo girando proprio in questi giorni a Roma con Luisa Ranieri, che sarà una sorta di Mamma Natale sposata con Alessandro Gassmann, che è un Babbo Natale che sta vivendo un momento di crisi e vuole darsi alla musica. Luisa Ranieri si trova a dover risolvere il problema del Natale insieme alla Befana, Caterina Murino, che ha un toy boy, Simone Susinna e poi c’è anche Santa Lucia interpretata da Valentina Romani. Queste tre donne insieme cercheranno di salvare il Natale. La sceneggiatura è di Michela Andreozzi.

Una commedia molto al femminile.

Tantissime donne, lavoriamo con talent nuovi e talent ricorrenti, questo sia davanti che dietro la camera, c’è una lista infinita di donne con cui continuiamo a lavorare, questo per noi è sempre stato comunque una cosa fondamentale, sia all’interno dell’azienda che fuori e abbiamo tantissimi progetti in questo senso.

Da anni in Spagna, con FIMA, un’associazione per il supporto dell’equity delle donne nell’industria, la stessa cosa stiamo facendo in Francia, dove c’è un investimento economico molto importante per il supporto dell’equity e in Italia abbiamo fatto questo progetto dell’intimacy coordinator che è stato molto molto apprezzato da tutte le nostre talent. Un progetto dove abbiamo creato otto borse di studio per sviluppare una nuova figura professionale che è quella dell’intimacy coordinator che si occupa di donne e uomini su set che devono girare situazioni intime. Una figura pronta a supportare la gestione pratica e psicologica di questi momenti.