Richard Christian Matheson ai microfoni del The Hollywood Reporter Roma ci descrive il vero stato di salute di Hollywood e non solo

Richard Christian Matheson, figlio di Richard Matheson, l’autore di quel romanzo immortale che risponde al nome di Io Sono Leggenda su cui troppe trasposizioni cinematografiche sono state girate, ha commentato in esclusiva con il The Hollywood Reporter Roma lo stato di salute di Hollywood e il futuro del cinema con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Matheson Jr, […]

Di THR ROMA

Richard Christian Matheson, figlio di Richard Matheson, l’autore di quel romanzo immortale che risponde al nome di Io Sono Leggenda su cui troppe trasposizioni cinematografiche sono state girate, ha commentato in esclusiva con il The Hollywood Reporter Roma lo stato di salute di Hollywood e il futuro del cinema con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.

Matheson Jr, per chi non lo sapesse, non è solo uno degli sceneggiatori più noti e richiesti di Hollywood, ma è anche uno scrittore straordinario tanto quanto il padre. Tra le sue pubblicazioni, al netto delle nuove raccolte, ovvero Dystopia (in cui è presente una prefazione del padre e una postfazione di Peter Straub), nonché la novella Crazy Diamonds (che vede lo zampino del tre volte Bram Stoker Awards, Alessandro Manzetti), entrambi di prossima uscita per Indipendent Legions Publishing, non possiamo non ricordare Cicatrici, raccolta che vede coinvolta anche la firma di Stephen King, e il noir Il Rituale dell’Illusione, ambientato nella Hollywood che fu e pubblicato da Cut – Up Publishing.

Ciò premesso, parlare con l’amico Richard vuol dire parlare con un uomo che è nato e cresciuto nel cinema che conta, un professionista che naviga senza problemi e con disinvoltura tra serie televisive e lungometraggi, uno dei pochi che conosce il meccanismo e ti presenta le cose per quello che sono, senza infiocchettarti niente.

Allora Richard, ci puoi descrivere il reale stato di salute di Hollywood? Qui non riusciamo a capire come stiano realmente le cose.

Immagino. La verità è questa. A causa del blocco delle produzioni e dell’affluenza nelle sale cinematografiche sempre più esigua da subito dopo il Covid, a cui dobbiamo aggiungere gli agenti che non sono più autorizzati a pagare i compensi per le produzioni, nonché l’impatto degli scioperi sindacali di categoria, ovvero WGA e SAG, Hollywood sta vivendo in uno stato che potremo definire di triage. In un settore che sopravvive grazie ai progetti approvati, tutto questo ha dato il via libera a un’emorragia di stop. Innumerevoli sono i progetti che vivono in un limbo, fermi da anni senza sapere se e quando verranno portati a termine. La mia sensazione è che il settore cinematografico, tanto quello televisivo, siano meno ossessionati dal fare soldi: l’obbiettivo sembra il non perderli. Per carità, qualcosa si muove perché le maree sono basse, permettimi la metafora, ma anche le scelte più sagge sembrano rischiose. Diciamo che le passioni sono in secca. A Hollywood i sogni sono soldi e nessuno dorme bene.

Credimi, non me lo aspettavo. O per meglio dire, immaginavo che le cose non andassero benissimo ma non fino a questo punto. So che sei di fretta, quindi ti chiedo solo un’altra curiosità. In che modo l’intelligenza artificiale sta cambiando le cose per quel che riguarda le produzioni?

L’intelligenza artificiale può imitare le figure retoriche e generi scimmiottando il preesistente, ma come sempre accade nei progetti creativi, è il colpo di fortuna a fare la differenza. L’ispirazione non può essere replicata o rubata. L’originalità sfida l’imitazione. L’intelligenza artificiale si trova in un luogo litografico e non trascendente, ruba le cattedrali, non crea nuovi dei. Per quanto riguarda la sua presunta capacità di scrivere sceneggiature, si tratta di falso mito, una sorta di gene-splice di furto e agile derivazione. Non parliamo d’immaginazione. Sono solo fuochi fatui, non bruciano. La preoccupazione più profonda è se gli Studios e, in ultima analisi, il pubblico, percepiscano una differenza qualitativa tra l’autentico e una riproduzione. Per coloro che lo fanno, forse le sceneggiature realizzate da veri scrittori diventeranno una rarità come i tartufi. Nel frattempo, la piaga del falso aumenta. Gran parte della musica popolare è ormai progettata più che creata, così come i libri sono facili bersagli per lo stesso motivo. Per ragioni di profitto, tutto questo zombifica la creatività. Il nostro Zeitgeist artistico è un Big Mac.

 

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Di Aldo Luigi Mancusi