C’è chi sfida l’impossibile: i giochi paralimpici un esempio per tutto il mondo

Un’occasione per conoscere storie di resilienza e successo.

I Giochi Paralimpici di Parigi 2024 sono iniziati lo scorso 28 agosto e finiranno il prossimo 8 settembre. È l’evento dove sport e inclusività vanno a braccetto. Uno degli obiettivi principali delle Paralimpiadi di Parigi è quello di sensibilizzare il pubblico sui temi legati alla disabilità e all’inclusione. Diversi sono gli atleti che in queste ore hanno sdrammatizzato sulla propria condizione lasciando anche margine a delle riflessioni importanti. Sui social, per esempio, l’italiana Bebe Vio ha mostrato l’unboxing del trolley che le è stato regalato per le Paralimpiadi che comprendeva dei calzini. Lei, ironizzando, li ha tirati fuori dalla valigia dichiarando che li regalerà alla sorella.

Un episodio che mette sicuramente in luce la maturità dell’atleta. Tra l’altro proprio oggi Bebe Vio ha fatto il suo esordio trionfale alle Paralimpiadi di Parigi 2024 debuttando ai quarti di finale del tabellone di fioretto individuale (categoria B), bettendo lucraina Nadiia Doloh proseguendo così la propria avventura in questa competizione, dove per la prima volta sta gareggiando usando anche il cognome della mamma.

Attraverso eventi collaterali e campagne di comunicazione, gli organizzatori sperano di modificare la percezione delle persone con disabilità, evidenziando le loro capacità e il loro potenziale. Le Paralimpiadi di Parigi sono anche una piattaforma che mette in luce storie straordinarie di resilienza, determinazione e passione. Ogni atleta ha una narrazione unica, che va oltre le medaglie e i record. 

Storie degli atleti 

Giulia Aringhieri. Foto @Ray Sport

Giulia Aringhieri La vita è come un’uscita in mare, con giornate in cui è calmo, altre con vento e onde minacciose. Il mare per me rappresenta anche la mia città”. A 21 anni, Giulia, nata in Italia, riceve la diagnosi di sclerosi multipla ma questo non le impedisce di continuare a praticare sport, da sempre, per lei, elemento essenziale. “Ne ho provati tanti fin da piccolissima, ma il mio sport preferito è sempre stato la pallavolo, prima in piedi, ora seduti. Direi che lo sport è la certezza della mia vita insieme a mio figlio, che per me è un grande punto di riferimento. Oltre che un’atleta sono una mamma. Dedico tanto tempo al mio bambino”. Laureata in Scienze infermieristiche, ha fatto esperienze lavorative in un centro medico sportivo. Prima di una partita mi piace sentirmi pronta e bella, perché per me affrontare un match è come uscire con unamica”. “Lobiettivo per Parigi è quello di fare meglio di Tokyo. Arriviamo in Francia con una maggiore consapevolezza, quella di prender parte a una Paralimpiade per la seconda volta. Sarà importante trasformare questa consapevolezza in qualche punto in più. Il Giappone ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca, a Parigi vogliamo divertirci, giocare per vincere, godercela e andar via da lì senza rimpianti“. 

 

Oksana Masters. Foto @EPA/CLEMENS BILAN

Oksana Masters è un’atleta che ha una di quelle storie che meritano di essere condivise. Questa straordinaria donna, che si è affermata nel canottaggio, nello sci di fondo, nel biathlon e nel paraciclismo, è nata nel 1989 in Ucraina. La sua vita è segnata da sfide significative, poiché è nata con diverse malformazioni e malattie congenite, conseguenze dell’esposizione alle radiazioni derivanti dall’incidente di Chernobyl. Viene abbandonata in un orfanotrofio dove riceverà abusi sessuali e psicologici che le segneranno la vita. Nel frattempo il suo fisico peggiora: lo stomaco è incompleto, ha un solo rene e le ossa portanti delle gambe non ci sono. Nella sua vita apparirà una donna, Gay Masters, che deciderà di adottarla e portarla negli Stati Uniti.  Se da un lato c’è un po’ di luce dall’altra il corpo non regge e le gambe le vengono amputate. Saranno le protesi le sue nuove alleate e grazie alla madre adottiva che le fa credere in se stessa, inizia un nuovo importante capitolo. Con un palmarès straordinario, ha conquistato due medaglie doro nel paraciclismo femminile durante i Giochi di Tokyo del 2020, oltre a un oro ai Campionati mondiali su strada di Glasgow nel 2023. La sua eccellenza si estende anche allo sci di fondo femminile, dove ha collezionato ben nove medaglie, tra cui un oro prestigioso ai Giochi di Pechino del 2022. Nel parabiathlon femminile, ha ottenuto due medaglie doro e una dargento a Pechino nel 2022, aggiungendosi alle due medaglie dargento conquistate nella stessa disciplina nel 2018. Con un incredibile record di 14 medaglie alle Paralimpiadi invernali, continua a dimostrare una determinazione e una passione ineguagliabili. Una storia da film, una donna che ha tanto da dire. La vedremo in gara il 4 e il 5 settembre come paraciclista. Lei è una delle donne che è stata designata come portatrice della fiamma olimpica. 

Sheetal Devi. Foto @Rai Sport

Agli occhi del mondo è diventata famosa anche Sheetal Devi, indiana, colpita dalla focomelia, che a 17 anni è diventata la prima campionessa di para-tiro senza arti superiori. Proprio ieri ha battuto il record del mondo con 703 punti nella prova individuale anche se è stata eliminata. È stata la prima arciere a superare quota 700 punti; il record precedente era di 698. In questa paralimpiade la vedremo ancora protagonista nella gara a squadre miste, insieme al connazionale Rakesh Kumar.

 

Markus Rehm. Foto @EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT

Markus Rehm è un atleta tedesco che compete nel salto in lungo nella specialità T64. Gli è stata amputata una gamba sotto al ginocchio nel 2002 a seguito di un incidente mentre faceva wakeboard. È un atleta che ha tentato di gareggiare anche alle Olimpiadi con i normodotati, come fece anche Oscar Pistorius. Gli basterà conquistare il titolo stasera a St. Denis per mettersi al collo la quarta medaglia d’oro consecutiva. È stato candidato al Premio Laureus come sportivo con disabilità dellanno nel 2018, 2019 e 2024. È stato il portabandiera della Germania a Rio e durante l’avventura attuale parigina ha avuto lonore, come Bebe Vio e Oksana Masters (gli unici tre atleti non francesi), di essere tedoforo in Place de la Concorde. Negli anni si è guadagnato il soprannome di Blade Jumper ed oggi è anche un oratore motivazionale.

Le Paralimpiadi sono un’occasione di riflessione, di rinascita, di bellezza. Lo sport non è solo competizione, lo sport è una disciplina che insegna come la resilienza, il talento e il sacrificio ti possono portare a traguardi impensabili.

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