Mario Praz, nato a Roma nel 1896, è stato uno dei più eminenti intellettuali del XX secolo, la cui vita e opera hanno lasciato un segno profondo nella cultura del suo tempo. Professore emerito di letteratura inglese all’Università di Roma “La Sapienza”, Praz è stato un rinomato critico letterario, saggista e storico dell’arte, noto per il suo approccio interdisciplinare che ha intrecciato letteratura, arte e storia in una trama intellettuale di straordinaria ricchezza. Tra i suoi scritti più importanti si annoverano opere fondamentali come “La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica” (1950), un’analisi pionieristica dei temi dell’erotismo e della morte nella letteratura europea, e “Filosofia dell’arredamento” (1949), un’opera che esplora l’evoluzione degli stili d’arredamento dall’antichità ai primi del Novecento.
Praz è stato anche un instancabile viaggiatore. Le sue peregrinazioni attraverso l’Europa non sono state semplici esplorazioni turistiche, ma vere e proprie spedizioni intellettuali durante le quali ha arricchito il suo spirito con le culture, le arti e le letterature dei paesi che ha visitato. Città come Londra, Parigi e Vienna lo hanno attirato per la loro ricchezza culturale e per le opportunità offerte dai loro mercati antiquari. Ogni viaggio ha contribuito a nutrire la sua passione per il collezionismo, un amore che non si è limitato alla semplice acquisizione di oggetti, ma che ha rappresentato una ricerca continua del bello e del sublime.
Questo amore per il collezionismo non è stato per Praz un’attività superficiale; esso ha riflettuto la sua profonda sensibilità estetica e la sua concezione della vita come un’opera d’arte. La sua casa, situata a Palazzo Primoli a Roma, non è stata solo un’abitazione, ma un vero e proprio sancta sanctorum, un luogo dove ogni oggetto, ogni quadro, ogni mobile è stato scelto con cura maniacale e posizionato con un’attenzione quasi ossessiva. Palazzo Primoli, oltre a ospitare il Museo Napoleonico e la Fondazione Primoli, istituzioni fondate dal conte Primoli, discendente di Napoleone Bonaparte, è un luogo carico di storia e di cultura, ideale per accogliere la dimora di un uomo che ha vissuto come se l’Ottocento fosse ancora vivo.
Uno degli aspetti più affascinanti della personalità di Praz è stato il suo legame con il concetto del memento mori. Questo tema, che ricorre nella storia dell’arte e della letteratura come monito della caducità della vita e dell’inevitabilità della morte, è stato per Praz non solo un motivo estetico, ma anche una meditazione continua sulla fragilità dell’esistenza umana. La sua casa è stata adornata da una serie di oggetti che hanno incarnato questo tema: maschere funerarie, vanitas, teschi e altre opere legate alla morte, che non sono state semplicemente pezzi d’antiquariato, ma simboli di una sensibilità che ha abbracciato la bellezza effimera del mondo e la consapevolezza della propria mortalità.
Praz ha raccolto i pezzi della sua wunderkammer nel mercato antiquario europeo, spingendosi fino in Russia per trovare mobili francesi e inglesi, un eclettico miscuglio di Neoclassicismo e stile impero, ritratti delle famiglie regnanti, diorami, strumenti musicali, malachiti russe, cristalli boemi e tanti altri oggetti sorprendenti che compongono una raccolta davvero unica. Tuttavia, la sua passione non si limitava alla scrittura e all’insegnamento; l’arredamento è stato una vera e propria passione per Praz, tanto che nel 1949 ha dedicato all’argomento un’opera fondamentale, “Filosofia dell’arredamento”. Questo volume traccia le linee principali dello sviluppo degli stili d’arredamento dall’antichità ai primi del Novecento, e circa vent’anni dopo, Praz ha arricchito l’edizione con un apparato di illustrazioni e commenti sui modi in cui l’uomo ha organizzato e decorato gli ambienti della vita quotidiana. L’allestimento della sua casa romana riflette fedelmente questa passione, rispettando la volontà del proprietario, il quale aveva stabilito dettagliatamente nel testo-guida alla sua collezione, “La casa della vita”, la sistemazione di ogni singolo pezzo.
Oltre al memento mori, Praz ha coltivato un interesse del tutto particolare per le case delle bambole. Queste miniature, con i loro minuscoli arredi e ambienti ricostruiti con cura maniacale, hanno rappresentato per lui un microcosmo perfetto, un mondo ordinato e privo di caos, un rifugio ideale in cui poteva controllare ogni dettaglio, un riflesso in miniatura della sua stessa casa. Questo interesse per le case delle bambole ha svelato un lato più giocoso e nostalgico della sua personalità, un legame con l’infanzia che ha sopravvissuto nell’adulto, attenuando la severità del suo pensiero estetico con un tocco di tenerezza.
La vita quotidiana di Praz è stata anch’essa segnata da una ritualità carica di poesia. Uno dei suoi momenti preferiti è stato il pranzo, che amava consumare davanti a una finestra della sua casa, da cui poteva godere di una vista privilegiata su Roma. Questa finestra non è stata solo un’apertura sul mondo esterno, ma un vero e proprio punto di contemplazione, un luogo da cui Praz poteva osservare il passare delle ore e delle stagioni, immergendosi in una riflessione silenziosa e profonda. Durante questi pranzi solitari, con la città eterna ai suoi piedi, ha trovato momenti di pace e introspezione, godendo della bellezza di Roma come se fosse un’estensione del suo universo interiore.
Un altro elemento fondamentale della casa di Praz è la presenza di specchi in ogni stanza. Il celebre anglista ha sempre amato la luce riflessa degli specchi; attraverso di loro riusciva a raccontare se stesso e a catturare la vita segreta delle immagini riflesse. Aggirandosi per la sua casa, sembra quasi di trovarsi in una foresta incantata, dove gli antichi specchi rievocano il ricordo di persone care ormai lontane: la moglie, la figlia. Uno degli specchi più significativi è quello nella parte inferiore del bonheur du jour, che per Praz rifletterà per sempre un’immagine del 1939: la figlioletta Lucia seduta in terra illuminata dal sole e, dietro di lei, l’immagine della moglie.
Così Praz parlava degli specchi:
“M’incantano gli specchi e le immagini riflesse negli specchi che sono già allontanate un po’ dalla vita, già rese quadro, grazie a quella gelida ecloga di cristallo che le separa come la parete trasparente d’un acquario separa dalla vita ordinaria quel mondo di silenziose creature dalle magnifiche assise che si muovono come apparizioni tra rocce, muschi, madrepore e minute costellazioni di bollicine d’aria”.
Il mondo del cinema non ha dedicato molto a Mario Praz, così come l’illustre intellettuale non si è mai ampiamente espresso in questo settore. Tuttavia, Luchino Visconti ha voluto citarlo nel suo film “Gruppo di famiglia in un interno“. Il penultimo film di Visconti, del 1974, narra la convivenza tra poli contrari, che qui avviene, fuor di metafora, sotto lo stesso tetto. Un professore americano (interpretato da Burt Lancaster), appassionato di Mozart e dei grandi della pittura, si ritrova suo malgrado a dividere spazio e tempo con un gruppo di persone male assortito, rumoroso, disturbante: una contessa ricca e volgare (Silvana Mangano), il suo amante (Helmut Berger), la figlia adolescente e il fidanzato di quest’ultima. La loro invasione ai danni del professore e i dubbi laceranti che suscita sono lo specchio dei tormenti dell’Italia post-Sessantotto.
La figura del professore è ispirata al grande anglista Mario Praz, il cui libro Scene di conversazione – Conversation Pieces (che dà il titolo inglese al film) descrive i dipinti che raffigurano “gruppi di persone in un interno”. Questa citazione di Visconti è un omaggio sottile ma significativo all’opera di Praz e al suo contributo alla comprensione dell’estetica e della cultura europea del XIX secolo.
Dopo la morte di Praz nel 1982, il suo appartamento è stato acquistato dallo Stato italiano e trasformato in una casa museo. La Galleria Nazionale di Arte Moderna ha curato una scrupolosa e filologica ricollocazione degli arredi nel 1995, e nel 2015 la gestione del museo è passata al Polo Museale del Lazio, fino a giungere, nel 2020, sotto la Direzione dei Musei Statali della città di Roma.
Oggi, la Casa Museo Mario Praz è un luogo unico, che offre ai visitatori la possibilità di immergersi non solo nella collezione d’arte di uno dei più grandi intellettuali del secolo scorso, ma anche nel suo mondo interiore. Ogni stanza è un museo in miniatura, un tempio dedicato al XIX secolo, periodo particolarmente caro a Praz per la sua complessità e ricchezza culturale.
La Casa Museo non è solo un luogo di memoria storica, ma un vero e proprio viaggio nell’anima di un uomo che ha vissuto l’arte e la cultura non solo come oggetti di studio, ma come parti integranti della sua esistenza. Oggi, la dimora continua a essere un tempio della bellezza, dove l’arte e la cultura si fondono in una sintesi perfetta, lasciando un segno indelebile in ogni visitatore.
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