Daniele Orazi, da oltre 30 anni il manager di alcune delle più famose star del cinema italiano e internazionale, ci ha parlato del suo libro “Ostiawood”

Daniele Orazi è uno di quei nomi che nel mondo del cinema e dello spettacolo fa la differenza. Classe 1971, laureato in sociologia, è persona di altissimo profilo. Fondatore della nota DO Agency, rappresenta da oltre 30 anni artisti italiani e internazionali tra i più grandi. Membro dell’Accademia del Cinema Italiano – Premio David di […]

Di THR ROMA

Daniele Orazi è uno di quei nomi che nel mondo del cinema e dello spettacolo fa la differenza. Classe 1971, laureato in sociologia, è persona di altissimo profilo. Fondatore della nota DO Agency, rappresenta da oltre 30 anni artisti italiani e internazionali tra i più grandi. Membro dell’Accademia del Cinema Italiano – Premio David di Donatello, fondatore dell’associazione di categoria ASA (Agenti Spettacolo Associati), professore universitario, collaboratore della 24ORE Business School, della Luiss, dell’Università Cattolica, insomma: ha un curriculum che meriterebbe un’enciclopedia per essere snocciolato. Come se non bastasse, Orazi è anche uno scrittore e da pochi mesi si è affacciato nelle librerie con Ostiawood, un romanzo che ci mostra come il patinato mondo del cinema sia in realtà una giungla. Ovviamente, non potevamo intercettarlo con i nostri microfoni per scambiare quattro chiacchiere.

 

Ostiawood, uno sguardo indiscreto, un po’ il tuo percorso da ragazzo che sogna il grande cinema a manager tra i più importanti al mondo.

Guarda, è stato tutto molto divertente, ma non lo definirei il mio percorso. Mi sono ispirato, per così dire, a quello che conosco, ma Ostiawood non è classificabile come una biografia, per quanto mi sia divertito a importare aneddoti che conosco, ho ovviamente modificato qualche nome perché il segreto professionale non mi ha permesso di essere troppo sfacciato, però a una lettura attenta qualcuno può scoprire delle cose divertenti.

Sei conscio che staremo tutti lì molto attenti a spulciare ogni singola sillaba per trovare riferimenti ai tuoi assistiti, vero?

Questa è una cosa che già mi hanno detto (risate ndr). Tu pensa che alcuni hanno già fatto un gioco di associazioni, però ci tengo a precisare che in realtà non c’è nessun gioco di gemellaggio preciso. Ogni personaggio che descrivo rappresenta un rooster di sei o sette attrici.

So che questa estate stai facendo un tour di presentazione del libro un po’ atipico, a contatto con tantissimi giovani. Come descrivi ai più piccoli il cinema di oggi?

Questa è la cosa che in assoluto mi piace di più di questa esperienza. Mi affatica molto promuoverlo perché vado sempre in giro e viaggio tanto, ma la cosa che mi da più soddisfazione in assoluto è parlare con i ragazzi. Mi è successo diverse volte nelle scuole e la loro curiosità mi entusiasma. Mi piace fargli scoprire una professione che non conoscono, perché il lavoro dell’agente è veramente poco conosciuto, in alcuni caso riconosciuto, non a caso ci sono due associazioni che stanno lottando per il riconoscimento legale e giuridico dell’agente; quindi, far capire ai ragazzi questo percorso, e far capire anche che per raggiungere dei risultati si è costretti a sacrificare una parte della vita, mi piace. Non è tutto rosa e fiori, non è tutto luccichii, ma c’è molto altro.

 

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