Giacomo Matteotti percepisce l’arrivo della dittatura diciotto mesi prima della Marcia su Roma e quattro anni prima delle leggi fascistissime. Cerca di impedire l’ascesa di Mussolini. Viene ucciso il 10 giugno 1924. Rapito e accoltellato da un commando della Ceka fascista, la polizia politica clandestina il cui elemento di spicco è Amerigo Dumini. Mussolini è informato dell’assassinio ma finge di non saperne nulla. Sette mesi dopo, il Duce si prende la responsabilità politica di quell’omicidio.
Matteotti Dieci Vite, uscito per Neri Pozza nella collana I Colibrì, traccia un ritratto del leader socialista. L’uomo, elegante ed energico, e il politico rigoroso, la vita, le molteplici passioni, il pensiero, il carisma. “Giacomo Matteotti è stato un ricco proprietario terriero, un giurista appassionato di statistiche, un amministratore locale e provinciale socialista. Un soldato antimilitarista, un organizzatore sindacale, un deputato riformista, un polemista puntuto e il primo degli antifascisti. È stato anche un marito e un padre”, scrive Vittorio Zincone, classe ’71, giornalista e autore del libro.
Matteotti, un politico che “lottava, e lo ha fatto fino all’ultimo giorno della sua vita, per uno Stato integro e sano.
Era sia contro il populismo sia contro la corruzione, sia per il rispetto del diritto, sia per la soluzione concreta dei problemi dei cittadini, avendo sempre ben presente la meta di una trasformazione socialista del Paese”, ricorda Zincone.
Matteotti “fu uno dei primi a comprendere la natura predatoria delle squadracce nere, il loro legame con gli interessi economici locali e l’immobilismo, o peggio la collusione, degli apparati dello Stato. E poi l’evoluzione sempre più aggressiva del fascismo, con l’attacco alle amministrazioni, la presa del potere, lo svuotamento delle prerogative del Parlamento per mezzo di un eccesso di decretazioni. Fu anche uno dei primi a parlare di dittatura e a denunciare alla Camera i crimini di Mussolini”, spiega. Zincone ha consultato testi, incontrato docenti, archivisti, presidenti di fondazioni e studiosi, ha letto l’epistolario di Matteotti, ha recuperato articoli e discorsi e nell’introduzione dichiara: “In questo volume ho cercato di esporre i fatti. Scegliendo quelli che mi sembravano più rilevanti per capire l’uomo e il politico Matteotti. È un flusso, quindi, a volte molto denso, che attraversa trentanove anni, i pochi che ha vissuto”.
(Ansa)
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