”Come siamo arrivati a questo punto così, di colpo? È la domanda a cui ho cercato di dare una risposta in una serie di stories di Instagram, nelle quali ho ripercorso gli ultimi trent’anni di storia italiana per spiegare come si è arrivati a un ‘nuovo fascismo’. Rileggiamole e intessiamole insieme”. Così si racconta Michela Murgia nel libro postumo che arriva in libreria martedì 30 aprile, con il titolo di Ricordatemi come vi pare (Mondadori). È il frutto di una settimana di registrazioni in cui si è raccontata a Beppe Cottafavi, suo editor e amico.
Così continua lo stralcio anticipato oggi da La Repubblica. ”Ministri che parlano di razza, controllo dei corpi delle donne, diritti tolti alle minoranze, politiche xenofobe, contestanti schedate dalla Digos, epurazioni nel sistema culturale e d’informazione: ecco l’elenco che ho stilato per sintetizzare la cronaca politica da maggio scorso. La questione è che non ci siamo arrivati di colpo. È una deriva che molti avevano già previsto negli scorsi decenni. Lo stato delle cose attuali era prevedibile da anni e ci sono state voci che lo hanno fatto, partendo da eventi enormi o piccolissimi, ma tutti rivelatori di questo nuovo fascismo. Provo a ritornare sui passaggi che sono stati rivelatori per me”.
Murgia fa dunque una sintesi di questi ultimi 30 anni della sua vita in una analisi politica, a partire da quando: ”A vent’anni leggo un libro reportage di Gad Lerner, Operai. Lo prendo in biblioteca perché voglio capire. Partendo dalla Fiat, Gad racconta come è cambiato il mondo del lavoro nel settore primario, i suoi attori e soprattutto la sua ideologia. Il passaggio che mi colpì allora raccontava di come gli operai di fabbrica, strutturalmente votanti a sinistra, avessero gradualmente cominciato a dare consenso alla Lega Nord. La Lega era questa roba qui, Bossi che gridava che la Lega ce l’aveva duro”.
Arriva dunque la Lega ”un partito apertamente razzista, antimeridionale, maschilista e separatista per ragioni economiche e fiscali” ma a suo avviso ”il punto di svolta è stato il 2001. Non credete a chi dice che furono le Torri Gemelle. Il G8 di Genova è un punto di non ritorno per la mia generazione. La violenza di Stato contro gli inermi, gli insabbiamenti, la morte di Carlo Giuliani, i politici che coprirono gli abusi, i colpevoli che facevano carriera, le notizie manipolate, i processi pieni di bugie. Genova ha spezzato per sempre la mia fiducia nello Stato democratico. Persone comuni, adulte e giovani, di ogni provenienza, chiedevano ai governi del pianeta di avere più attenzione per le persone e meno per le merci. E furono vittime di un pestaggio di massa da parte delle forze dell’ordine sotto il tollerante sguardo del governo italiano. Il governo era un’alleanza tra Lega Nord, Alleanza nazionale e Forza Italia”.
Poi Michela Murgia cita ”la legge sull’immigrazione, madre di tutti i respingimenti, che non a caso si chiama Bossi-Fini”, ”la legge Biagi, che precarizzava tutti i lavori fuori dal contratto nazionale di categoria”. ”Allora ancora non scrivevo, ero un’insegnante di religione in Sardegna, mi occupavo di politica come fa una cittadina: leggendo e votando. Ma comincio a pensare che Primo Levi ci avesse visto giusto. Ogni tempo ha il suo fascismo”. Passando attraverso precarizzazione, family day e caso Englaro.
”Se questo fascismo non lo vediamo arrivare, è perché non siamo abituati a vedere il fascismo arrivare da una democrazia. Lo abbiamo sempre visto partire da monarchie o instabilità più o meno dittatoriali. Si tratta di un percorso relativamente nuovo: la “democratura”‘.
”Cosa succede a sinistra nel frattempo?” si chiede Murgia. ”A proporsi come ‘democratore’ è stato con un certo successo Matteo Renzi. Questo perché ha tentato riforme centraliste (per fortuna il referendum costituzionale lo perse, immaginate uno strumento simile oggi in mano a Meloni), era un populista che disintermedia la comunicazione tra ‘il capo’ e ‘il popolo’ (hashtag #dilloamatteo su Twitter), querela (o minaccia di farlo) giornalisti e intellettuali (hashtag #colposucolpo), e fa propria la retorica del merito e dell’eccellenza (dovremmo tutti essere Marchionne) concretizzandola nel Jobs Act. Lo so, adesso arriva qualcuno a dirmi: ha fatto anche cose buone. Tipo la legge sulle unioni civili. Ma è stata esattamente quella legge, da cui è stata stralciata la questione fondamentale dell’adozione interna alla coppia Lgbt, ad aver creato la situazione che oggi permette a Meloni di cancellare il nome di un genitore dai registri pubblici”. I
nfine, ”arriva Giorgia Meloni. Arriva quando può finalmente arrivare senza che la massa lo trovi strano o pericoloso. In sintesi, citando di nuovo Primo Levi: “Ogni epoca ha il suo fascismo”. Ho finito”.
(ANSA).
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