1. Leos Carax sta a Cannes come Luis Ortega sta a Venezia. Ogni festival ha il suo cavallo pazzo, in questo caso veramente si tratta di un fantino, il protagonista di El Jockey di Luis Ortega. Il film, che sembra fondere l’immaginario di Alejandro Jodorowsky, Luis Buñuel e Hal Ashby, racconta la storia di Remo Manfredini (Nahuel Perez Biscayart), un fantino così leggero che, quando sale sulla bilancia, il suo peso è pari a zero. Questo lo rende immune alla gravità, permettendogli di camminare sui muri e sui soffitti. Il regista deve aver avuto come referenza, tra i vari, anche E morì con un felafel in mano di Richard Lowestein (Australia 2001), sia per le atmosfere surreali, sia per l’impressionante somiglianza del protagonista con lo smilzo Noah Taylor. L’aspetto più intrigante del film è che non segue una trama completamente architettata, ma si compone di una serie di scene, quasi come schizzi, apparentemente scollegati e non necessariamente in linea con il progresso della narrazione. Come un gioco per bambini, la pellicola si presta a infinite interpretazioni paradossali, una più stravagante dell’altra. La mia preferita è quella in cui, dopo un incidente durante una corsa di cavalli, il protagonista che vediamo è solo un fantasma, che poi si reincarna in sua figlia. Adatto agli appassionati delle pagine di enigmistica.
2. Oggi tante mega star da Red Carpet in conferenza. Mostri Sacri come Kevin Kline, invecchiato un po’; Cate Blanchett, dai lineamenti vagamente alterati probabilmente per via di qualche intervento estetico, e Alfonso Cuarón, inossidabile, per la serie Apple+ in sette puntate, Disclaimer. Poi abbiamo Pablo Larrain, Pierfrancesco Favino, Alba Rorhwacher e Angelina Jolie con Maria (ispirato agli ultimi giorni di vita della Callas). C’era qualcosa di sinistro nella sua presenza statuaria e spigolosa: le enormi mani ossute in stile Maleficient e in netta evidenza rispetto al corpo. A proposito di queste conferenze, il Festival vorrebbe i giornalisti accorrere per tenere in piedi un sistema di domande e risposte prevedibili che si regge su presupposti retorici che ne rendono l’utilità piuttosto limitata. Le risposte dei protagonisti, infatti, non sono solo scontate o generiche, ma sembrano pre concordate con agenti e uffici stampa. Questo spiegherebbe perché molto spesso vengono fornite risposte che nulla c’entrano con le domande o che non arricchiscono il discorso riguardo i film. In una 1:1 (intervista singola) c’è sempre un momento in cui l’intervistato in qualche modo si concede all’intervistatore. Ridateci il giornalismo.
3. Grande paura tra gli spettatori del Casinò attorno alle 21:00. Scatta l’allarme antincendio, le proiezioni si bloccano, sembra tutto risolto ma viene avviata l’evacuazione dell’intero stabile. Qualcuno commenta ad alta voce “Non avrei dovuto fumare!”.
4. Dopo le 22:00 il Lido è stato avvolto dalle note della Carmen di Bizet cantata da Maria Callas, protagonista del film di punta della giornata. Il Gran Viale Regina Elisabetta per un attimo si è trasformato nel set di Theo Angelopoulos: i passanti immobili ed estatici col naso all’insù. C’era pure un signore molto vecchio che dirigeva un’orchestra immaginaria ondeggiando le mani nel vuoto ad occhi chiusi. Autentica poesia.
This content was entirely crafted by Human Nature. THR Roma
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma