
C’è un silenzio particolare che abita i luoghi di origine di Filippo Sorcinelli. Un silenzio fatto di campane lontane, di passi trattenuti sulla pietra, di ombre che scivolano lente lungo i muri di mattoni rossi delle case a Mondolfo. Qui, tra il mare che mormora all’orizzonte e il profilo robusto dei campanili, il mondo sembra piegarsi al ritmo di una calma senza tempo. Filippo è nato dentro questa geografia di dettagli, in un borgo che porta con sé il respiro della terra e la memoria della devozione. Da ragazzo, Mondolfo non era solo il suo spazio fisico: era una soglia. Un luogo dove il visibile e l’invisibile s’intrecciavano, come se ogni oggetto e ogni suono celassero un segreto che aspettava solo di essere svelato.
Nelle sacrestie, il profumo dell’incenso si univa alla polvere che copriva gli antichi tessuti. Quegli ambienti, freschi e densi di umidità, conservavano il mistero delle cose dimenticate e il peso delle storie non raccontate. Filippo passava ore a osservare la luce che si rifrangeva sulle superfici dorate dei calici o sulle pieghe profonde di una veste. Tutto sembrava suggerire che c’era di più oltre il visibile, qualcosa che andava colto con il respiro, con la pelle, con i sensi che si dilatano e si tendono per accogliere.
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“La terra d’origine è un ventre,” sembra dire ogni sua creazione. E da questo ventre, Filippo ha estratto l’essenza del suo modo di guardare il mondo. Ogni cosa che tocca si trasforma, si fa messaggera di un significato nascosto. Una veste liturgica, una melodia all’organo, una fragranza non sono mai solo oggetti o suoni: diventano esperienze che accarezzano la memoria e la conducono altrove, verso spazi che non si possono nominare ma solo intuire.

Filippo Sorcinelli. Foto @Filippo Sorcinelli
La musica è stato il primo linguaggio attraverso cui Filippo ha imparato a esprimere il suo universo. L’organo, con le sue note che si distendono e riempiono ogni angolo dello spazio, è per lui una voce che richiama l’eterno. Ogni melodia che crea ha qualcosa di intimo e al tempo stesso universale. È come se la musica fosse una mano che accarezza le pareti della memoria, tracciando linee che si perdono nei confini di ciò che possiamo sentire.
E poi ci sono i tessuti. Fili che si intrecciano con una grazia che sa di preghiera, mani che piegano e compongono come se stessero scrivendo una poesia fatta di stoffa. Con il Laboratorio Atelier Vesti Sacre (LAVS), Filippo ha dato vita a un’arte che racconta il sacro senza mai renderlo distante. Ogni veste liturgica è un corpo che respira bellezza, una narrazione silenziosa di ciò che è invisibile ma profondamente presente. Non a caso, le sue creazioni sono state indossate da due Papi: Benedetto XVI e Francesco, simboli di un’estetica che si fonde con la spiritualità.
E poi c’è il profumo. Una sostanza impalpabile, eppure capace di ancorarsi ai ricordi con una forza che non si può spiegare. Nel 2014, con la creazione della fragranza LAVS, Filippo ha iniziato a esplorare il linguaggio degli odori, un linguaggio che sfugge alle parole ma che parla direttamente all’anima. La collezione MEMENTO è il culmine di questa ricerca. Otto fragranze che sono mappe olfattive, viaggi che iniziano con un respiro e conducono chi le indossa attraverso paesaggi di legno antico, incenso e pietra. Ogni profumo è un invito a fermarsi, a ricordare, a lasciarsi trasportare in un tempo che non è né passato né futuro, ma pura presenza. Ad oggi, Filippo Sorcinelli è riconosciuto come uno dei profumieri più noti al mondo, un nome che incarna eleganza e profondità.

Filippo Sorcinelli. Foto @Filippo Sorcinelli
Ma non c’è solo il sacro. C’è il profano che si nasconde nelle pieghe della sua arte, nei gesti quotidiani che portano con sé il peso della materia e il calore della carne. Filippo Sorcinelli non cerca di negare la complessità del mondo, ma la abbraccia. La sua arte è un dialogo tra l’eterno e il transitorio, tra ciò che è fragile e ciò che è eterno. In questo equilibrio sottile, il sacro e il profano non si oppongono: si fondono, si completano, come due correnti di uno stesso fiume.
Nei suoi spazi espositivi, container_zerozero a Roma e container_zerouno a Milano, questa fusione prende forma. Qui, i visitatori non sono semplici osservatori: diventano partecipanti di un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. I profumi, i tessuti, le luci dialogano tra loro, creando un’atmosfera che dissolve i confini tra il visibile e l’invisibile, tra l’io e il mondo.
Come nei suoi profumi, c’è bellezza nella solitudine, nella morte, nel silenzio, nella carne, nelle luci e nelle oscurità. Ogni sua opera, ogni sua fragranza, è un invito a esplorare questi territori senza timore, ad accogliere le sfumature della vita in tutta la loro complessità.
Rudolf Steiner scrisse: “La bellezza è la manifestazione sensibile delle leggi spirituali dell’universo.” Con ogni creazione, Sorcinelli sembra incarnare questa visione, traducendo l’invisibile in forme che possiamo percepire e portare con noi, come un frammento di eternità che si fa parte del nostro respiro.
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