
Pietro Spirito non è un artista da incontrare in una tranquilla galleria d’arte. È il tipo che entra, rovescia il tavolo delle convenzioni e, con un sorriso complice, ti offre una testa di coniglio sopra un corpo d’Adone. Nato a Manduria, e cresciuto in un ambiente che non lo ha mai preparato alla fama di “alchimista antropomorfo”, Spirito vive e lavora tra Berlino e Parigi, due città che hanno accolto la sua arte come una ventata di dissacrante ironia e libertà.
Le sue opere non si limitano a provocare: ridisegnano il concetto stesso di identità. Ceramiche con corpi umani perfettamente scolpiti e teste di animali, acquerelli che sembrano Instagram trasformato in arte, e dipinti astratti che esplorano il confine tra digitale e manuale: il lavoro di Spirito non si ferma mai a un solo medium.

Pietro Spirito Photocredit @Pietro Spirito
Anzi, sembra quasi deridere l’idea che un artista debba scegliere una sola forma di espressione.
Prendiamo le sue ceramiche, ad esempio. I corpi, modellati con una precisione che farebbe invidia a un manuale di anatomia, sono interrotti da teste animali che sembrano uscite da un racconto surrealista.
Ma Spirito non è un surrealista. Non usa il paradosso per confondere, ma per liberare. Le sue teste animali non sono lì per fare scena – anche se lo fanno magnificamente – ma per liberarci dai vincoli della nostra identità sociale. E c’è di più. Ogni animale scelto da Spirito è carico di simboli. Il coniglio, ad esempio, non è solo un animale carino: è l’ambiguità fatta forma. Dolce, vulnerabile, ma carico di un sottotesto erotico. Il maiale? È trasgressione pura, una rivolta contro il perbenismo. E il leone, con la sua criniera regale? È il narcisismo contemporaneo incarnato, un selfie vivente che chiede di essere ammirato.

Pietro Spirito Photocredit @Pietro Spirito
Ma Spirito non si limita a modellare la ceramica. La sua arte si estende anche agli acquerelli, che diventano lo strumento perfetto per riflettere sulla cultura digitale. I progetti Selfie e Webcam sono una satira sottile e irresistibile del nostro rapporto con l’immagine di noi stessi. Nei suoi acquerelli, i soggetti antropomorfi si mettono in posa come in una videochiamata o si immortalano in selfie improbabili. Sono opere che catturano l’essenza della nostra epoca, ridicolizzando la nostra ossessione per la perfezione visiva e il bisogno di essere visti.

Pietro Spirito Photocredit @Pietro Spirito
Come Spirito stesso afferma: «Sia negli acquerelli che nelle sculture, cerco di collegare il mio interesse per il corpo umano antropomorfizzato con i mondi visivi delle piattaforme social. Il mio obiettivo non è tanto creare una nuova immagine, quanto un atto di interpretazione e di esplorazione attraverso le immagini, indagando un approccio al desiderio, alla brama, al voyeurismo e al drammatico flusso di immagini.»

Pietro Spirito Photocredit @Pietro Spirito
E poi c’è la pittura. Nei suoi dipinti astratti, Spirito continua a giocare con il confine tra umano e digitale. Ogni opera nasce da un bozzetto digitale, elaborato a schermo, ma il passaggio alla tela è tutt’altro che automatico. È qui che Spirito trasforma l’idea iniziale in qualcosa di unico, mescolando rigore progettuale e libertà espressiva.

Pietro Spirito Photocredit @Pietro Spirito
I suoi dipinti sono un mix di ordine e caos. Sullo sfondo, una griglia modernista suggerisce struttura e controllo, ma in superficie si dispiegano segni liberi, sfregi e gesti pittorici che rompono ogni schema. E poi ci sono i colori: vivaci, saturi, quasi ipnotici, sembrano usciti direttamente da uno schermo ad alta definizione.
L’arte di Spirito è un invito a rallentare, a fermarsi nel mezzo del flusso incessante di immagini che ci travolge ogni giorno. Con le sue ceramiche, i suoi acquerelli e i suoi dipinti, ci chiede di fare qualcosa di rivoluzionario: osservare. E magari, mentre lo facciamo, ridere un po’ di noi stessi. Perché se c’è una cosa che Pietro Spirito ci insegna, è che prendersi troppo sul serio è il primo passo verso il ridicolo.

Pietro Spirito Photocredit @Pietro Spirito
In un mondo dove tutto deve avere senso, l’arte di Spirito è un promemoria del fatto che, a volte, il vero significato si trova nel gioco, nel paradosso, nell’inaspettato. Un coniglio con il corpo di un Apollo, un selfie antropomorfo o un dipinto che sembra scappato da un computer ma vive di pennellate umane: tutto questo è Pietro Spirito, e tutto questo è l’arte che non sapevamo di volere, ma di cui avevamo un disperato bisogno.

Pietro Spirito Photocredit @Pietro Spirito
Spirito non è solo un artista; è un narratore visivo, un alchimista dell’identità. Con il suo lavoro, ci invita a esplorare l’ignoto, a mettere in discussione le nostre certezze e a trovare bellezza anche nelle imperfezioni. Perché, in fondo, non c’è niente di più umano di un maiale con il corpo di un eroe greco, e non c’è niente di più contemporaneo di un selfie che ci fa ridere mentre ci fa pensare.
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