Che fine ha fatto Giuseppe Cederna. Dal cinema on the road ai viaggi in tutto il mondo

Tra i protagonisti di Marrakesch Express e Mediterraneo, si è dedicato molto al teatro, alla poesia e a camminare per il mondo. Sarà Pio XII in un film

In Marrakech Express, nel gruppo di amici grondanti sogni, rivoluzioni e struggimenti, in quel viaggio sbandato e bellissimo in Marocco, lui era quello che chiamava sempre casa. In Mediterraneo, fra gli inteneriti soldati pacifisti in Grecia, lui s’innamorava della prostituta Vassilissa e della Grecia. Un amore purissimo, da difendere col fucile. Da allora ne sono passati di anni, di chilometri, di film. Che fine ha fatto Giuseppe Cederna? Ha fatto molti altri viaggi. Alcuni per raggiungere un set; altri per raggiungere sé stesso. “Sono stato in Yemen, in Algeria, ho camminato sotto all’Himalaya. Ho capito che bisogna viaggiare in punta di piedi, leggere, domandare, cercare maestri”, dice. 

Abbiamo raggiunto Giuseppe Cederna al telefono, alla vigilia di uno spettacolo/monologo, tenuto a Firenze, Non dimenticarti mai del cielo che sta portando in giro da diversi mesi: “E’ lo spettacolo più nudo e sincero che ho fatto; quello a cui tengo di più”, dice, raccontandosi a The Hollywood Reporter Roma. 

Abbiamo imparato ad apprezzarla con i film “on the road” di Salvatores. Quanto è importante ancora il viaggio, per lei? 

Due cose contano molto: il viaggio e la poesia. Amo molto viaggiare, soprattutto camminare. Ho camminato con lo stesso vecchio paio di scarponi, ai piedi dell’Himalaya e in una piccola isola greca dove sono diventato parte di una famiglia. Ad ogni viaggio mi porto dietro dei vecchi taccuini Moleskine che riempio di appunti. 

Recentemente ha partecipato ad una grande produzione internazionale con Russell Crowe. Di che cosa si tratta?

“Si chiama Nuremberg, Norimberga. Al centro della vicenda c’è proprio il processo di Norimberga, che portò alla luce le atrocità dei nazisti. Russell Crowe interpreta Hermann Göring, il braccio destro di Hitler. La regia è di James Vanderbilt. 

Qual è il suo ruolo?

Sono papa Pio XII, Enrico Pacelli, che fu nunzio apostolico in Germania. Prima di divenire papa, Pacelli ebbe molti rapporti diplomatici con il nazismo, promosse il concordato fra la Santa Sede e il Terzo Reich. Ma dopo aver tentato di scongiurare la guerra, fra il 1939 e il 1945 ripudiò in modo sempre più convinto il nazismo. 

Chi c’è nel cast, oltre lei e Crowe?

Michael Shannon e Rami Malek. Il film si basa sul saggio Il nazista e lo psichiatra, scritto da Jack El-Hai, sullo psichiatra americano che esaminò i gerarchi nazisti, e in particolare Göring, il braccio destro di Hitler. Malek sarà lo psichiatra. Shannon il procuratore capo del processo. 

La scena più impegnativa?

A un certo punto, il giudice va a chiedere il giudizio del papa su questi personaggi. Il giudizio del capo della cristianità può spostare gli equilibri fra la vita e la morte, per questi imputati. 

Lo spettacolo che porta in scena di recente, di cosa si tratta?

Si chiama Non dimenticarti mai del cielo. Una lettura di brani poetici, da Walt Whitman a Raymond Carver, da Santa Teresa a Giuseppe Ungaretti.

Il suo impegno più grande è nel teatro, in questi ultimi anni? Non ho mai lavorato così tanto a teatro come adesso! Zio Vanja, Tartufo: e con la compagnia Arca azzurra, fondata da Ugo Chiti, abbiamo realizzato un Otello con la regia di Emanuele Gamba, nel quale sono Iago. Uno spettacolo ispirato a Pier Paolo Pasolini e al suo mediometraggio Cosa sono le nuvole? Debutto a San Casciano il 19 febbraio. 

Progetti futuri?

Andare in Cambogia. A camminare. E tornare nell’isola greca che mi ha accolto: svegliarmi la mattina alle 6 e iniziare a lavorare insieme a due meravigliosi settantenni.