“Ha sbagliato, ma a chi non succede?”: da Giovanni Veronesi a Luxuria, da Piero Pelù a Vittoria Schisano, attrice trans, i commenti alla tempesta social mediatica che ha travolto Sofia Gascón, l’interprete di Emilia Pérez

L’attrice candidata all’Oscar ha subito un linciaggio mediatico per dei post del passato di imbarazzante razzismo ed è stata costretta a chiudere i suoi account social

È una tempesta che non si placa, quella che ha investito Karla Sofía Gascón e, di rimando, anche Emilia Pérez e la corsa agli Oscar. Gascón è la prima performer transgender nominata per un Oscar come migliore attrice: l’unica altra attrice trans nominata a un Oscar, Elliot Page, ricevette la nomination nel 2008 per Juno, 12 anni prima del suo cambio di identità di genere. 

L’attrice ha impostato la sua campagna per l’Oscar come una battaglia contro le posizioni anti-trans emerse con sempre maggiore forza, specialmente dopo che Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo dichiarando che il governo Usa riconoscerà soltanto i due generi biologici. 

Ma le rivelazioni sui trascorsi di Gascón complicano le cose. In alcuni post poi cancellati Gascón aveva criticato i musulmani e l’Islam, l’afroamericano George Floyd e gli stessi premi Oscar.

“Scusate, è solo una mia impressione o ci sono più musulmani in Spagna? Ogni volta che vado a prendere mia figlia a scuola, ci sono sempre più donne col capo coperto e le gonne fino ai talloni. L’anno prossimo, invece dell’inglese, dovranno insegnare l’arabo”, scriveva il 22 novembre 2020. 

Due mesi prima, su una foto di una famiglia musulmana, ironicamente: “L’Islam è meraviglioso. Le donne sono rispettate, e quando lo sono così tanto, viene lasciato loro un piccolo quadrato sul viso per fare vedere gli occhi e la bocca, ma solo se si comportano bene. Che schifo profondo dell’umanità”. 

Nel 2021 scrive che “l’Islam non rispetta i diritti internazionali”, e che “le religioni dovrebbero essere vietate finché non rispettano i diritti umani”. Sempre nel 2021, scrive: “Sono così stanca di tutta questa m…, dell’Islam, del cristianesimo, del cattolicesimo e di tutte le f… credenze di idioti che violano i diritti umani”.

Gascón aveva commentato anche la vicenda di George Floyd, l’afroamericano ucciso da un agente di polizia, evento che scatenò proteste in tutti gli Stati Uniti. “Penso che a pochissime persone sia mai importato di George Floyd, un truffatore tossicodipendente, ma la sua morte è servita ancora una volta a dimostrare che ci sono persone che considerano ancora i neri delle scimmie senza diritti e considerano i poliziotti degli assassini”. E concludeva: “Hanno tutti torto”. 

Commentando la cerimonia degli Oscar 2021, vinti da Nomadland, scrisse “Gli Oscar sembrano sempre più una cerimonia per film indipendenti e di protesta, non sapevo se stessi guardando un festival afro-coreano, una manifestazione di Black Lives Matter o l’8 marzo”. 

In un tweet dell’agosto 2020, in piena pandemia, ironizza sul vaccino: “Il vaccino cinese, oltre al chip obbligatorio, include due involtini primavera, un gatto che muove la zampa, due fiori di plastica”. E aggiunge: “Tanti scienziati nel mondo, e nessuno che riesce a fermare questa m… cinese”. 

Dopo che i tweet sono stati riproposti sul web, generando commenti indignati, Karla Sofía Gascón ha chiuso il suo account su X, ex Twitter. “Ho una meravigliosa figlia da proteggere. Non posso più permettere che questa campagna di odio e disinformazione colpisca me e la mia famiglia; quindi, su loro richiesta sto chiudendo il mio account su X”, ha dichiarato a The Hollywood Reporter. “Sono stata minacciata di morte, insultata, maltrattata e molestata fino allo sfinimento”. L’attrice ribadisce il suo sostegno alle minoranze: “Ho difeso ogni singola minoranza in questo mondo, ho sostenuto la libertà di religione e qualsiasi azione contro il razzismo e l’omofobia. Sono un essere umano che ha commesso, commette e commetterà errori, dai quali imparerò. Non sono perfetta. Prendere le mie parole fuori contesto o manipolarle per ferirmi è qualcosa di cui non sono responsabile”. 

In un lungo post su Instagram, l’attrice ha scritto: “Sono stata giudicata e condannata senza processo e senza la possibilità di spiegare la mia vera intenzione”. 

Resta da chiedersi come reagirà il mondo del cinema e quello della cultura. Abbiamo chiesto a registi, scrittori, personaggi del mondo dello spettacolo una riflessione sulla vicenda.  

Arriva, da Londra, anche la reazione di Zoe Saldaña, partner di Gascón in Emilia Pérez. L’attrice non nomina mai Gascón, ma sembra prenderne le distanze. “Non ho alcuna tolleranza per la retorica dispregiativa nei confronti di alcuna minoranza. Sto ancora elaborando quanto successo negli ultimi giorni e sono triste”, ha detto in una tavola rotonda l’attrice, che nel film interpreta l’avvocatessa Rita, amica e complice della protagonista. “Mi rattrista il fatto che dobbiamo affrontare questa battuta d’arresto proprio ora. Il messaggio di questo film è così potente, e il cambiamento che può apportare alle comunità emarginate è importante”. 

Abbiamo raggiunto per The Hollywood Reporter Roma lo scrittore Luca Trapanese. Luca è l’autore del libro Nata per te, dal quale Fabio Mollo ha tratto il film omonimo del 2023. Nel libro racconta la propria storia, quella del primo single che ha adottato una bambina in Italia. Luca, omosessuale, cattolico, impegnato da sempre nelle politiche sociali, ha adottato nel 2018 Alba, bimba down non riconosciuta dalla madre. 

“La vicenda che ha coinvolto Karla Sofía Gascón ci offre un’opportunità di riflessione su temi cruciali come il rispetto, l’inclusione e la capacità di riconoscere e correggere i propri errori. I suoi vecchi tweet, caratterizzati da contenuti islamofobici e razzisti, sono inaccettabili e ci ricordano quanto sia ancora lunga la strada per una società realmente equa e priva di pregiudizi”, dice. “La scelta di Karla Sofía Gascón di scusarsi pubblicamente per i suoi vecchi tweet è un segnale positivo e importante. Nessuno è immune dagli sbagli, ma ciò che conta è la volontà di ascoltare e fare meglio”.

Vittoria Schisano è la prima attrice transgender italiana protagonista di una serie: La vita che volevi, scritta e diretta da Ivan Cotroneo, grande successo su Netflix. Vittoria, che raggiungiamo al telefono per The Hollywood Reporter Roma, dice: “Certo che andare a cercare un tweet di anni fa è, prima di tutto, una manovra volta a danneggiare un film o un personaggio. Avendo fatto un percorso di vita per certi versi simile al suo, la sento vicina e ho sempre fatto il tifo per lei. Anche perché una sua vittoria agli Oscar sarebbe un segnale importante, riguardo a quello che ha detto Donald Trump e a una certa tendenza delle società, non solo quella americana. Detto questo, è ovvio che quei post non mi piacciano. Perché Gascón non aveva dodici anni, quando li ha scritti, non era adolescente, li ha scritti da persona adulta. E se tu sei stata segnata dalla vita, se sei stata costretta a batterti per i tuoi diritti, come ti viene in mente di fare un post razzista? Capisco che adesso se ne stia vergognando: ed è, certo, una macchia nella percezione che io ho di lei”

Raggiungiamo al telefono il rocker Piero Pelù, che dice: “I social, e X in particolare dal quale mi sono dissociato da molti mesi, rinunciando a 500mila follower, tirano fuori l’anima da Bar Sport che c’è dentro ognuno di noi; questo è il punto dolente della nostra epoca, sempre più spesso scriviamo e pubblichiamo commenti su cose lette, elaborate pensate ed esternate in un batter di ciglia. Sogno il ritorno all’epoca non solo dei film muti, ma anche dei social muti.

Francesco Bruni, regista di Scialla! e della serie. Tutto chiede salvezza, commenta: “Dovremmo essere in grado di poter criticare le opinioni e le uscite pubbliche di membri di comunità minoritarie senza per questo incorrere in accuse di essere omofobi, razzisti eccetera. C’è una forma di emancipazione, che è quella di accettare che ci siano persone che hanno posizioni sbagliate anche in gruppi sociali emarginati”. 

Giovanni Veronesi, regista di Romeo è Giulietta e del recente documentario La valanga azzurra, sceneggiatore di innumerevoli commedie, dice: “Penso che di fronte a uno sfogo così esplicito ed esuberante, che mette insieme islamismo, cattolicesimo, cristianesimo, non ci sia da cercare molta coerenza. Chiaramente il suo era uno sfogo, lo sfogo di chi prende i social troppo sul serio, o di chi scrive troppo in fretta. Chiaramente ha sbagliato.”

Attivista per i diritti LGBT, attrice, scrittrice, conduttrice televisiva, prima persona transgender ad essere eletta al Parlamento di uno Stato europeo, Luxuria è anche la voce italiana di Karla Sofía Gascón in Emilia Pérez. 

È stata, dunque, in “compagnia” di Gascón più di chiunque altro, in sala di doppiaggio. E ha svolto un ruolo fondamentale, per mettere il pubblico italiano in comunicazione con le emozioni del film. 

“Ho seguito tutta la vicenda dei tweet rimossi – dice Luxuria – E ho visto che lei ha chiesto scusa. Da persona che fa parte di una categoria discriminata, le dispiace aver fatto provare dolore ad altre categorie affini. Non condivido assolutamente quei post, ma sono del parere che, quando si chiede scusa, bisogna accettare le scuse e andare avanti. Ha sbagliato, anche io in certe occasioni ho sbagliato, tutti sbagliamo. Per me la cosa più importante è che si sia scusata. Rifiuto anche la facile reazione di chi dirà ‘L’ha fatto per non compromettere la corsa all’Oscar’. No, le scuse sono un gesto importante, un gesto che va rispettato, punto e basta”.