Hollywood Non Fa Piu’ Votare. Quando Le Celebrity Perdono I Loro Super Poteri E La Loro Influenza

La fine dell’era delle celebrità influencer. Da Beyoncè a Jennifer Lopez, la prova che esporsi troppo può diventare controproducente

Sono quasi due miliardi i “seguaci” totali di alcune delle celebrità che hanno sostenuto Kamala Harris nella sua corsa elettorale per la presidenza degli Stati Uniti. Dal tanto atteso endorsement di Taylor Swift arrivato a settembre a quelli di Lady Gaga, Katy Perry, Billie Eilish. Fino agli interventi pubblici dal vivo durante i comizi a Houston e Las Vegas di Beyoncè e Jennifer Lopez.

Eppure il risultato elettorale è stato molto lontano dalle aspettative e dai sondaggi. L’influenza degli influencer è servita a poco e, anzi, in alcuni casi si è trasformata in un’arma a doppio taglio.

E’ il caso di Jennifer Lopez che si è presentata sul palco di Las Vegas per sostenere pubblicamente Kamala Harris e mettere in guardia gli americani dal pericolo di avere nuovamente Trump alla Casa Bianca. “Amo i finali hollywoodiani, quando vince il buono o, in questo caso, la buona”, aveva concluso. Un intervento che le è costato non poco, perché a qualche ora di distanza le ha risposto Elon Musk che, apparso nel seguitissimo podcast di Joe Rogan – usato anche da Trump per diffondere la “propaganda MAGA”- non ha usato mezzi termini: “Forse non dovremmo fidarci di lei”, ha spiegato l’imprenditore. “J.Lo era l’ex fidanzata di Diddy e ora sta mettendo in guardia le persone su Trump. Quante persone ha avvertito riguardo a Diddy? Oh, zero, ok”. Un riferimento per nulla velato allo scandalo legato al rapper oggi in carcere e in attesa di processo per le accuse di violenza e traffico sessuale durante le sue feste. 

In realtà l’ininfluenza degli influencer è una storia che si è ripetuta a distanza di quasi 10 anni. Era il 2016 quando Hillary Clinton sfidava Donald Trump per conquistare la presidenza. Gli esiti della corsa elettorale li conosciamo, ma è giusto ricordare che anche in quel caso molte star mondiali si schierarono al fianco dell’ex first lady spingendosi in endorsement pubblici e appassionati. Meryl Streep, Demi Lovato, Lady Gaga, Beyoncè, Kim Kardashian, Oprah Winfrey, Leonardo Di Caprio, Ellen Degeneres e moltissimi altri.

Nel 2016, però, Hillary Clinton ottenne 3 milioni di voti in più rispetto a Trump che diventò Presidente degli Stati Uniti grazie al voto della maggioranza, e precisamente di 304, dei 538 grandi elettori.

“Il sostegno delle celebrità può influenzare i risultati politici?”. Titolava così uno studio fatto nel 2008 dalla Northwestern University e della University of Maryland in occasione delle primarie presidenziali democratiche. All’epoca Barack Obama fu sostenuto dalla conduttrice televisiva Oprah Winfrey. Lo studio evidenziò che la sua approvazione ha aumentato i voti e i contributi finanziari per Obama, e ha anche incrementato la partecipazione complessiva degli elettori. I risultati dello studio suggerirono che Oprah Winfrey è stata responsabile di circa 1 milione di voti aggiuntivi per Obama.

Quando si è interrotto questo meccanismo di influenza? Il superpotere degli influencer si è progressivamente dissolto nel tempo, spesso insieme alla loro credibilità e alla loro reputazione. Un potere a volte abusato per scopi personali e finalità puramente commerciali mascherate con messaggi sociali e per il bene della collettività.Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, diceva lo zio Ben al giovane Peter Parker che stava per diventare Spiderman.

E mentre le star di Hollywood cercano di riprendersi dalla schiacciante sconfitta democratica, il mondo del cinema si congratula con i vincitori. “Ci congratuliamo con il presidente eletto Trump e con il prossimo Congresso per le vittorie elettorali. Ci impegniamo a lavorare con loro su una serie di temi importanti per l’industria del cinema, della tv e dello streaming che sostiene oltre 2,7 milioni di posti di lavoro, 240 mila imprese in città grandi e piccole d’America e oltre 242 miliardi di dollari in salari alla nostra forza lavoro ogni anno“, si legge in un messaggio della Motion Picture Association, l’associazione formata per promuovere gli interessi degli studi cinematografici. I suoi membri sono i sei studi principali del cinema statunitense: Walt Disney, Sony, Paramount Pictures, Netflix, Universal Studios e Warner Bros.  Perché comunque vada, the show must go on!

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