NON SOLO COLOSSEO/1, nuove scoperte per un turista gourmet: la Centrale Montemartini

Mosaici policromi, il frontone di un tempio d’Apollo, una ricca e scintillante ritrattistica statuaria popola la struttura industriale di una centrale elettrica del ‘900. Uno spettacolo unico, anche per la capitale

Cosa c’entrano le macchine industriali e l’arte del mondo antico, la tecnologia della meccanica e la ritrattistica del marmo che ha fatto grande la civiltà di Roma?

Può sembrare un accostamento piuttosto inusuale quello tra fredde macchine industriali ormai dismesse e alcune immortali testimonianze di arte del mondo classico. Ma superato un primo momento di perplessità, si può davvero godere di questo insolito connubio e comprendere perché una esposizione provvisoria si è trasformata in un polo espositivo permanente. 

Quando nel 1995 fu necessario spostare parte delle collezioni dei Musei Capitolini per un restauro, si decise di allestire una mostra nella Centrale Montemartini, il primo impianto pubblico di produzione dell’energia elettrica, inaugurato nel 1912 lungo la via Ostiense e dismesso nel 1963. Ma il fascino dell’abbinamento fra quei reperti di archeologia industriale e il patrimonio artistico riaffiorato dalle trasformazioni urbanistiche a cavallo tra Otto e Novecento convinse a lasciare in questa sede i pezzi antichi che vi erano stati portati in via provvisoria. 

Proprio lì, infatti, è stata creata una sezione distaccata dei Musei Capitolini. Così, nella Sala delle Colonne è conservato il gruppo statuario in marmo conosciuto come “Togato Barberini”; nella Sala Macchine c’è la ricostruzione del frontone del tempio di Apollo Sosiano che si trovava accanto al teatro di Marcello, nella Sala Caldaie si incontra l’assorta Polimnia, musa della danza e del canto sacro.

Non si può che restare affascinati dinanzi al grande mosaico policromo databile agli inizi del IV secolo d.C., che rappresenta la cattura di animali selvatici destinati agli spettacoli negli anfiteatri. Fu casualmente ritrovato all’inizio del Novecento nel corso dei lavori per un sottopassaggio ferroviario vicino alla chiesa di santa Bibiana sull’Esquilino. nell’area che avevano occupato in antico gli Horti Liciniani.