Oltre 77.000 filmati in archivio, 5 milioni di fotografie e 8000 ore di girato complessivo. L’Istituto Luce compie cent’anni, e con esso la documentazione dei cambiamenti, della storia e del cinema di una nazione intera. Fondato da Luciano De Feo nel 1924, fu presto reso uno dei principali mezzi di propaganda del regime fascista dallo stesso Mussolini. Nato nel pieno del Ventennio, seppe poi evolversi di pari passo con la storia, per fotografare l’Italia della liberazione, del boom economico e delle contestazioni, fino ai giorni nostri.
Alla base di tutto, la necessità di conservare un passato storico funzionale anche al nostro presente: “La storia va ricordata in ogni sua accezione, anche la più negativa”, ha detto la sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni. “La memoria interna nata dall’Istituto Luce non è più solo racconto diretto, ma è anche un racconto archivistico. Io ho trovato perfino dei filmati di mio nonno, evidenza del fatto che Luce racconta piccoli pezzi di tutti noi”.
“Con le celebrazioni per il suo centenario vogliamo contribuire alla diffusione dei suoi straordinari filmati e fotografie, sottolineando la sua vitalità come centro propulsore, anche oggi, di arte e cultura”, ha aggiunto la presidente di Cinecittà con delega all’Archivio, Chiara Sbarigia.
Le iniziative dei cent’anni dell’Archivio Luce
In occasione di questo primo centenario, l’intento è quello di condividere quanto più possibile questo patrimonio archivistico, con studenti, professionisti del settore e amatori. Tante le iniziative per rendere tale eredità fruibile a tutti. In primis, la pubblicazione del podcast Luce e Controluce, a partire dal 16 aprile. Prodotto da Chora Media e narrato da Andrea Zalone, la trasmissione racconterà in 10 episodi i temi fondamentali della storia del cinema italiano. Dall’enogastronomia al divismo, passando per il culto del corpo, in un viaggio ironico e riconducibile ad una storia condivisa.
Fellini, Bertolucci, Nolan, von Trier e Greenaway sono alcuni dei maestri internazionali le cui opere sono state prodotte o distribuite da Luce: nel corso dei prossimi mesi, una programmazione di 30 settimane animerà le sale italiane per ri-portare al pubblico quindici tra le opere che hanno cambiato la visione collettiva.
Ad arricchire la celebrazione, anche una performance evento dell’artista Quayola, con video istallazioni sul legame tra passato e presente nell’Archivio Luce, per raccontare “la possibilità di usare l’Archivio come generatore di potenziale nuova storia e creatività e sviluppare degli apparati per reinterpretare questo patrimonio e dargli possibilità nuove”.
Centrale poi il progetto “Cento anni di Luce”: una pellicola ad episodi formata da otto cortometraggi e ispirata alla tradizione della commedia all’italiana. A firmarli alcuni protagonisti della filmografia contemporanea, come Michela Andreozzi, che pur non anticipando titolo né sinossi dell’opera, spiega “volevo mettere insieme il tema femminile e la commedia: pensavo di trovare nell’archivio tanto materiale da rielaborare, ma in realtà ho trovato materiale di costume e di critica al costume: molti spunti interessanti dal punto di vista delle donne”. A prendere parte all’opera corale anche Massimiliano Bruno, Edoardo Leo, Francesca Mazzoleni, Susanna Nicchiarelli, Rocco Papaleo, Sydney Sibilia e Claudia Gerini, chiamata per l’occasione come regista. “Questi archivi sono come aprire un grande baule che sta in soffitta”, ha commentato l’attrice, anticipando le tematiche del suo corto, che tratterà “l’universo femminile e il ménage della sposa perfetta”
L’importanza di preservare il ricordo del passato
Riconosciuto dal registro Memory of the World dell’Unesco, che preserva i maggiori fondi archivistici del pianeta, l’Istituto Luce è un enorme tramite di cultura e di trasmissione. “Fu certamente un veicolo di propaganda di un regime, ma la lungimiranza dei nostri padri ci consente di rendere i documenti storici una garanzia della tenuta democratica”, precisa Bufalini, direttore dell’Archivio.
E gli fa eco Marlon Pellegrini: “Gli antichi Greci ritenevano che tra le muse, la mamma di tutte fosse la mnemosi”, spiega, analizzando quello che è un po’ il cardine dell’istituto Luce “che grazie al suo immenso patrimonio genera delle arti e permette di fare produzione creativa contemporanea”.
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