
Roma si riappropria di una delle sue pagine più fastose e grandiose della storia artistica e culturale con la mostra “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione”, ospitata fino al 18 maggio 2025 negli spazi di Villa Caffarelli ai Musei Capitolini.
L’evento, promosso nell’ambito dell’anno giubilare, non si limita a riunire capolavori dispersi nel tempo, ma ricostruisce il mondo del collezionismo rinascimentale, restituendo la visione artistica di una famiglia che ha fatto della magnificenza il proprio strumento di affermazione politica e culturale.
La Collezione Farnese è una delle più celebri raccolte d’arte e antichità del Rinascimento, nata per iniziativa di Alessandro Farnese, futuro Paolo III, e arricchita dai suoi nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo.
In un’epoca di profonde trasformazioni per Roma, segnata dalla ricostruzione dopo il Sacco del 1527, i Farnese si imposero come protagonisti di una rinascita culturale capace di far rivivere la grandezza dell’antichità classica. Raccogliere opere straordinarie significava non solo celebrare la bellezza, ma anche legittimare un potere che ambiva a un ruolo di primo piano nella Roma pontificia.
Il Palazzo Farnese divenne così un vero museo ante litteram, in cui sculture colossali, dipinti, gemme, manoscritti e monete non erano solo oggetti di studio e contemplazione, ma anche strumenti per costruire un’immagine di prestigio e raffinatezza intellettuale.
Il destino della collezione subì però un radicale mutamento nel XVIII secolo, quando gran parte delle opere venne trasferita a Napoli, dove oggi si conserva tra il Museo Archeologico Nazionale e Capodimonte.
La mostra ai Musei Capitolini offre l’occasione irripetibile di ricomporre, almeno idealmente, la straordinaria raccolta, restituendo il senso originario di un progetto culturale che fu al tempo stesso un’affermazione politica e una dichiarazione d’amore per la città di Roma.
A rendere l’esposizione particolarmente suggestiva è la cura minuziosa con cui sono stati concepiti gli spazi e le soluzioni scenografiche.
Villa Caffarelli si rivela il luogo ideale per accogliere un percorso che non si limita a esporre opere, ma mira a ricreare l’atmosfera delle sale farnesiane. L’allestimento gioca su un raffinato equilibrio cromatico, con fondali nei toni del blu e degli azzurri, declinati in diverse intensità tra arcate e nicchie, appositamente studiati per dare volume e cornice alle opere.
Questa scelta visiva non solo richiama la preziosità della tradizione pittorica cinquecentesca, ma crea un contrasto sofisticato con la consistenza materiale delle sculture antiche e la sontuosità delle tele, esaltandone i dettagli e amplificandone la presenza scenica.
L’illuminazione è calibrata con estrema attenzione: la luce radente scolpisce i volumi dei bronzi e delle statue, mentre un’illuminazione soffusa accarezza la delicatezza dei dipinti, esaltandone i toni e la profondità cromatica senza sovrastarli. Il gioco di chiaroscuri crea un effetto teatrale, che trasforma il percorso espositivo in un viaggio sensoriale e immersivo.
L’allestimento originario dell’antica collezione di Palazzo Farnese, che oggi ospita l’Ambasciata di Francia, è rievocato attraverso la presentazione di alcuni degli spazi simbolicamente più interessanti del Palazzo, tra cui il grande Cortile, dove campeggiavano i Colossi dalle Terme di Caracalla, come l’Ercole Farnese e il Toro Farnese. Il celebre Ercole, copia dell’originale bronzeo di Lisippo del IV secolo a.C., era fra i simboli della collezione e una delle sculture antiche più studiate, come dimostrano i numerosi studi e riproduzioni qui esposte, tra cui i due splendidi disegni dell’olandese Hendrick Goltzius e il bronzetto di Pietro da Barga.
Ancora, fra gli esempi emblematici della passione per l’antico, il visitatore può ammirare tre riproduzioni, due in bronzo, l’altra in porcellana del Toro Farnese, oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e il gruppo scultoreo di Pan e Daphni, fine esempio di arte romana risalente alla metà del II secolo d.C., e la Sottocoppa della Tazza Farnese con Sileno ebbro, un’elegante e preziosa lastra d’argento incisa a bulino, commissionata ad Annibale Carracci.
Tra le opere più straordinarie spiccano la “Madonna del Divino Amore” di Raffaello, esposta con un’illuminazione che ne esalta la dolcezza delle forme e la preziosità cromatica, e il “Ritratto di Paolo III” di Tiziano, capolavoro di introspezione psicologica che dialoga con il “Ritratto di Alessandro Farnese” di Raffaello.
Questa mostra non è solo un’occasione per ammirare opere eccezionali, ma un viaggio nella storia di un collezionismo che ha ridefinito il rapporto tra arte e potere.
La cura dell’allestimento, l’attenzione alla luce e ai materiali, la disposizione studiata delle opere contribuiscono a restituire il senso originario di una raccolta che non fu mai pensata come semplice accumulo di oggetti preziosi, ma come un progetto culturale e politico di ampio respiro.
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