La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, inaugurata nel 1932, rappresenta il festival cinematografico più antico del mondo, connotato da un prestigio ineguagliabile. Fondata su iniziativa di Giuseppe Volpi, allora presidente della Biennale di Venezia, dello scultore Antonio Maraini e di Luciano de Feo, la Mostra ottenne subito un vasto seguito, stabilendosi come evento annuale a partire dal 1935. Oggi, il festival è celebre per la sua raffinata selezione di opere cinematografiche di portata internazionale e per essere un crocevia dove i cineasti e gli attori più rinomati del panorama contemporaneo convergono sul tappeto rosso del Lido di Venezia, mantenendo viva una tradizione che fonde l’eccellenza artistica con lo sfarzo. La prima Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica si svolse dal 6 al 21 agosto 1932, nell’ambito della XVIII Biennale di Venezia, sotto la guida di figure di spicco come il Conte Giuseppe Volpi di Misurata, Antonio Maraini, e Luciano De Feo, che assumere il ruolo di primo direttore-selezionatore, dove ricevette l’approvazione delle massime autorità nazionali, consolidandosi come un evento pionieristico manifestazione nel suo genere.
L’edizione inaugurale, ospitata sulla terrazza dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, si distinse per la presentazione di film destinati a diventare icone del cinema mondiale, come “È successo una notte” di Frank Capra e “Grand Hotel” di Edmund Goulding , accanto alle opere di Raoul Walsh, Ernst Lubitsch e Nikolaj Ekk. Questa edizione non competitiva mise in luce anche le stelle del calibro di Greta Garbo, Clark Gable e Vittorio De Sica, attirando oltre 25.000 spettatori. Il debutto della Mostra fu segnato dalla proiezione di “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” di Rouben Mamoulian, e l’evento si concluse con un sontuoso ballo all’Excelsior, descritto dalla “Gazzetta di Venezia” come un vivace raduno di eleganze. In assenza di premi ufficiali, fu organizzato un referendum popolare che vide Nikolaj Ekk premiato come miglior regista per “Il cammino verso la vita“, un riconoscimento che ha segnato profondamente il suo percorso artistico e quello del festival stesso.
Questo evento inaugurale non solo celebrò il cinema come forma d’arte ma anche come fenomeno culturale capace di unire diverse nazionalità e pubblici in una condivisa esperienza estetica e riflessiva. L’interazione tra gli ospiti, tra movenze di danza e scambi di dialoghi sulle nuove frontiere del cinema, creò un ambiente elettrizzante che anticipava le future evoluzioni della Mostra. L’acclamazione ricevuta da Nikolaj Ekk per la sua opera “Il cammino verso la vita” non solo evidenziava la qualità della regia e la potenza del messaggio sociale del film ma anche la crescente importanza del cinema sovietico nell’arena internazionale. Il film, che tratta temi di redenzione e riforma sociale attraverso la storia di giovani delinquenti reintegrati nella società, fu un esempio precoce di come il cinema potesse essere utilizzato come strumento di commento sociale e politico ed in maniera così incisiva.
Nel 1934, la Mostra inaugurò la sua prima competizione ufficiale, accogliendo partecipazioni da 19 nazioni e oltre 300 giornalisti. Fu introdotto la “Coppa Mussolini” per il miglior film straniero e italiano, i cui vincitori erano designati dalla Presidenza della Biennale basandosi sui pareri di un comitato di esperti. La seconda edizione fu anche teatro del primo grande scandalo della Mostra, provocato dal film “Extase” di Gustav Machatý, che presentava scene di nudo destinate a suscitare controversie e dibattiti accesi, mettendo in luce le tensioni tra le convenzioni morali dell’epoca e le nuove espressioni artistiche “Extase“, che vedeva la protagonista Hedy Lamarr, diventò noto per una particolare scena in cui l’attrice appare nuda, una novità audace per il cinema di quel tempo. Questa sequenza provocò non solo scalpore tra il pubblico ma anche la censura da parte di vari paesi, mettendo in discussione i limiti dell’espressione artistica nel contesto cinematografico e catalizzando un dibattito su arte, moralità e censura che sarebbe proseguito negli anni.
L’impatto di “Extase” fu tale che la Mostra di Venezia si trovò al centro di attenzioni internazionali, con riflettori puntati non solo sulla qualità e innovazione dei film presentati ma anche sulle implicazioni culturali e sociali dei contenuti proposti. Questo episodio evidenziò il ruolo della Mostra come spazio di confronto e riflessione sulle dinamiche e sociali, ampliando il suo raggio d’azione culturale ben oltre la semplice esposizione cinematografica. Dall’anno 1935, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia assunse una cadenza annuale, segnando una fase di notevole espansione sotto la guida di Ottavio Croze. Questo periodo fu caratterizzato non solo da un incremento delle partecipazioni internazionali, ma anche da una crescita dell’influenza culturale dell’evento, consolidando la Mostra come un punto di riferimento globale nel panorama cinematografico.
Nel 1936, la Mostra fece un ulteriore passo avanti introducendo la prima Giuria Internazionale, un cambiamento che formalizzò il processo di valutazione delle opere cinematografiche presentate, conferendo al festival un’ulteriore legittimità e riconoscimento a livello internazionale. Il culmine di questa fase di rinnovamento si raggiunse nel 1937 con l’inaugurazione del nuovo Palazzo del Cinema, progettato dall’architetto Luigi Quagliata. Questa struttura, inaugurata il 10 agosto 1937 in occasione della quinta edizione della Mostra, rappresentava una netta rottura con le tendenze architettoniche più retoriche e monumentali del vicino Casinò di Venezia. Invece, il Palazzo del Cinema rifletteva le correnti moderniste dell’epoca, adottando un approccio razionalista che si manifestava nella funzionalità e nell’estetica sobria della nuova edizione. Il progetto del Palazzo includeva una sala principale e una grande sala cinematografica, la Sala Grande, che poteva ospitare 1032 spettatori, con ulteriori 4 posti riservati a persone con disabilità. Questi spazi erano progettati per offrire un ambiente accogliente e adeguato alla visione di film, mentre l’architettura esterna era caratterizzata da linee pulite e da una forma arrotondata sui lati, aspetti che oggi sono ancora visibili e rappresentano un’espressione tangibile dell’eredità culturale e architettonico della Mostra.
Gli anni seguenti furono contrassegnati da notevoli successi cinematografici e da momenti di tensione politica, culminando nel 1938 con l’assegnazione di premi a un film di propaganda come “Olympia” di Leni Riefenstahl. Tuttavia, quell’anno vide anche l’organizzazione di una significativa retrospettiva sul cinema francese, evidenziando la capacità della Mostra di celebrare la storia del cinema pur navigando le complesse dinamiche politiche e culturali dell’epoca. Dopo un’interruzione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, la Mostra riprese nel 1946, continuando a promuovere il neorealismo italiano e ad attrarre talenti internazionali. Negli anni Cinquanta e Sessanta, Venezia divenne un terreno fertile per la nascita di nuove correnti cinematografiche e un punto di riferimento essenziale per registi e attori che cercavano di lasciare un’impronta nel panorama cinematografico globale. Nell’abbraccio tra la storica Venezia e il dinamico mondo del cinema, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica continua a celebrare il film non solo come intrattenimento, ma come un importante mezzo di espressione artistica, educazione e riflessione sociale. Attraverso la sua storia, Venezia ha dimostrato che il cinema è molto più di una semplice sequenza di immagini in movimento; è un dialogo vivente, un’arte che sfida, riflette e trasforma. Con ogni nuova edizione, la Mostra invita il mondo a partecipare a questo dialogo continuo, riaffermando il suo ruolo essenziale nel panorama culturale globale.
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