Cambia la direzione editoriale, aumentano gli spazi. Ma il copione è lo stesso da qualche anno a questa parte. Il Salone del Libro, il fiore all’occhiello degli eventi di Torino, rimane in mezzo a un braccio di ferro quasi interminabile tra il conglomerato francese Gl Events (proprietario di Lingotto Fiere) e le istituzioni, cioè Comune e Regione.
Al centro di questo tête-à-tête c’è l’associazione Torino, città del libro, che gestisce e organizza il Salone, quest’anno guidato dalla giornalista e scrittrice Annalena Benini. La fiera, che ha raggiunto i 222mila spettatori (battendo i 215mila del 2023), sembra avere una naturale necessità di espansione, ma il contratto di affitto è scaduto proprio con la prima edizione diretta dalla firma del Foglio.
Gl Events ha più volte lanciato ultimatum alle istituzioni, chiedendo di investire sul rilancio del polo fieristico. La società diretta dall’Ad Gabor Ganczer aveva dichiarato a THR Roma che il dialogo con le istituzioni è stato “poco costante”, sottolineando a Repubblica di stare “considerando tutti gli scenari”.
Intanto il conglomerato francese, che ha in gestione l’Oval (di proprietà della città e costruito per le olimpiadi invernali del 2006), ha annunciato a febbraio di stare investendo 12 milioni di euro in tre anni per il rifacimento della struttura, e per renderla flessibile all’uso anche come teatro di posa cinematografico. Una struttura ibrida, i Lingotto Studios, a cui Gl Events non è estranea, poiché proprietaria anche dell’Hungexpo di Budapest, polo fieristico dove sono state realizzate anche le riprese di Dune.
La trattativa per il Salone del Libro
“La questione è legata agli spazi”, spiega a The Hollywood Reporter Roma Silvio Viale, presidente di Torino, città del libro, sottolineando che “portando tutte queste persone c’è una dimensione dell’evento che ha bisogno di servizi in generale”.
“Servizi e dinamiche che, in questo momento, non ci sono, poiché la location non è conservata come qualche anno fa, e non ci sono investimenti che cercano di migliorarla. E siamo noi a dover sopperire costruendo un padiglione temporaneo”, aggiunge Viale, che ammette inoltre che c’è un grande problema per l’affitto degli spazi: una cifra che supera i 650mila euro.
Su una cosa, però, il presidente di Torino, città del libro vuole essere chiaro: “La casa del Salone è il Lingotto. Non c’è un posto a Torino come questo dove noi possiamo fare il Salone”. “Faremo l’edizione 2025, siamo in trattativa e stiamo costruendo un accordo, come facciamo sempre, pluriennale. Purtroppo non l’abbiamo ancora chiusa, ma speriamo di concludere nel prossimo mese”.
Raggiunto da The Hollywood Reporter Roma, Gl Events ha confermato le trattative in corso con Torino, città del libro. “Tutti auspichiamo che il Salone del Libro prosegua e noi per primi ci auguriamo che il Lingotto Fiere possa continuare ad essere la sua casa”.
E la città?
La posizione di Torino, città del libro, nella trattativa con Gl Events, è di ovvia “debolezza”. “Noi non possiamo fare il Salone se non qua, loro hanno praticamente un monopolio in questo”. “Poi è da considerare che nelle altre città c’è un investimento nel mondo fieristico importante. È un asset su cui ha senso investire come territorio, ed è importante che il territorio stesso se ne occupi”.
Mentre il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio si è detto pronto a “comprare i muri” del Lingotto Fiere, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha invece affermato che la città “non ha nelle sue previsioni l’acquisto dell’immobile di proprietà di Gl Events”. “Sicuramente vogliamo costruire, con le altre istituzioni, tutto quello che possiamo ragionevolmente fare, in termini di iniziative per potenziare il comparto fieristico e congressuale”, aggiunge il primo cittadino.
“Per una filiera così importante come quella fieristica, pubblico e privato dovrebbero essere un team, capace di condividere una visione strategica e operativa e in grado di compartecipare agli investimenti”, commenta a THR Roma il conglomerato francese. E conclude: “Riteniamo che la nostra struttura rappresenti ‘bene comune’ per la collettività, in questo senso auspichiamo la collaborazione delle istituzioni locali e siamo aperti alle possibili soluzioni”.
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