Il documentario dell’11 settembre che non vedrai mai

“We Go Higher” doveva dare voce ai figli delle vittime dell'11 settembre. Tuttavia, il produttore del film ora affronta accuse di frode finanziaria e manipolazione emotiva, e il film molto atteso probabilmente non sarà mai pubblicato.

Nel 2017, Delaney Colaio, 18 anni, figlio di una vittima dell’11 settembre, è stato intervistato per il documentario We Go Higher, un film sui figli delle vittime degli attacchi terroristici del 2001. Durante una sessione di riprese emotivamente intensa, i registi Sara Hirsh Bordo e Michael Campo hanno continuato a fargli domande dolorose senza concedergli pause, nonostante la sua evidente sofferenza. In seguito, Colaio ha subito un attacco di panico e si è ritrovato a essere filmato persino in ospedale, senza esserne consapevole.

Il progetto, annunciato con grande clamore nel 2017 e sostenuto da media come il New York Times e USA Today, ha raccolto oltre 900.000 dollari da famiglie e sostenitori dell’11 settembre. Nonostante ciò, a sette anni dall’inizio della produzione, il film non è stato rilasciato. Accuse di cattiva gestione finanziaria e abusi psicologici hanno oscurato il progetto, sollevando anche domande sull’etica dell’industria documentaristica e sul trattamento delle persone coinvolte, che spesso rivivono traumi personali senza alcun supporto psicologico.

Il rapporto tra Colaio e Bordo iniziò quando Colaio, allora diciottenne, propose a Bordo di realizzare un documentario sui figli dell’11 settembre. Tuttavia, a causa di divergenze creative, problemi personali e accuse di manipolazione da entrambe le parti, il progetto non è mai stato completato.

Il caso di We Go Higher è emblematico delle difficoltà e dei rischi associati alla produzione di documentari indipendenti, dove mancanza di fondi, confini personali sfocati e traumi non gestiti possono portare a conseguenze devastanti per i partecipanti.

We Go Higher era un documentario progettato per raccontare le storie dei figli delle vittime dell’11 settembre. Tuttavia, accuse di frode finanziaria e abuso emotivo nei confronti del produttore Sara Hirsh Bordo hanno bloccato il progetto, nonostante la raccolta di oltre 900.000 dollari. Il protagonista, Delaney Colaio, ha raccontato di essere stato sfruttato emotivamente durante le riprese, culminando in un attacco di panico. Il film, che doveva essere un tributo alle vittime, ha sollevato serie preoccupazioni sull’etica dei documentari e sul trattamento dei partecipanti, che spesso rivivono traumi personali senza ricevere supporto psicologico adeguato.

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