Esclusiva: Mariel Hemingway parla con The Hollywood Roma del suo nuovo film, un omaggio a Orson Welles

Mariel Hemingway: “Ho incontrato Welles anni fa. Era una forza della natura.”

Orson Welles ha fatto tante cose straordinarie ma quella più straordinaria potrebbe essere quella più segreta: ha interpretato un film girato da un extraterrestre. Questa sarebbe la premessa di un nuovo ed eccentrico film diretto da Michele Diomà e interpretato da Mariel Hemingway e Christopher Coppola. 

Il film, che è attualmente in post-produzione, ha un nome particolare, che vorrebbe essere un omaggio a Orson Welles.  Si chiama O – the fiRSt mOvie by an alien (le maiuscole del bizzarro titolo danno la parola ‘Orson’). La premessa del film è piuttosto bizzarra, lo è anche di più la storia che ne scaturisce. Infatti, un’alieno dà istruzione ad uno dei protagonisti, interpretato dallo stesso regista, di realizzare un remake del suo film.

Poster del film “O – the fiRSt mOvie by an alien”

Ma chi potrà mai credere ad una storia del genere? E chi può interpretare, oggi, Orson Welles? Mariel Hemingway nel film è il personaggio che ha interpretato in Manhattan di Woody Allen, la giovane Tracy. Oggi, a sessanta anni, diventa la guida del protagonista in questa avventura surreale ed interamente ambientata a New York. 

Mariel Hemingway ha parlato del progetto con The Hollywood Reporter.

Ecco l’intervista.

In “O – the fiRSt mOvie by an” alien lei è una sorta di “genius loci”: un personaggio che incarna lo spirito stesso di Manhattan. Che effetto le ha fatto, dopo così tanti anni, lavorare come coprotagonista della città più famosa del mondo, come nel film di Woody Allen? 

È stato bello girare a Central Park e provare cosa significasse essere su un set di nuovo in quella città dopo così tanti anni. Manhattan è stato l’inizio della mia carriera di attrice ed è stato bello ritrovarsi con lei di nuovo lì. 

Che tipo di emozioni ha dovuto affrontare mentre interpretava lo stesso personaggio di Tracy di Manhattan da adulta? 

Ho spesso pensato a cosa sarebbe potuto diventare il mio personaggio Tracy crescendo, e forse è un pensiero rassicurante pensare a lei oggi a 60 anni e con lo stesso atteggiamento percettivo e fiducioso che aveva da ragazzina.

Barbara Kopple, la grande regista di documentari che ha vinto due Oscar e ha girato un film sulla sua famiglia nel 2013, Running from Madness, ha detto di lei: “Non è sempre stato facile per lei ma col tempo è riuscita a trovare uno stile di vita che funzioni per lei e che le dia un enorme senso di amor proprio e di pace”.  E’ d’accordo?

E’ vero al 100%. Il mio stile di vita è la ragione per cui sono riuscita a trovare della gioia nella mia esistenza. Mio marito è una persona straordinaria che mi ha ispirato a vedere il mondo attraverso gli occhi di un bambino che gioca, è spesso attivo e rimane giovane indipendentemente dall’età. Noi crediamo nel connetterci con la terra, nel mangiare cibo autentico, nel prenderci del tempo per fermarci e nel vedere sempre la nostra vita come l’inizio di qualcosa piuttosto che la fine. Credo di essere molto fortunata ad avere la capacità di vivere una vita con la curiosità di un bambino. Rende la vita emozionante. 

Lei ha detto: “Il dolore e la paura sono come burattinai che tengono i fili dei tuoi pensieri”. Ha potuto mettere a frutto sentimenti così impegnativi almeno nella sua professione? 

Quando ero sopraffatta dalla paura di ciò che sarebbe successo o dal dolore di non riuscire a capire la mia vita, allora mi agitavo decisamente come un furetto, ma una volta che racconti la tua storia e togli potere al tuo passato riducendolo ad una storia, invece di qualcosa che pretende di definirti, allora la tua vita non sarà più orchestrata dalla tua paura o dal tuo dolore.

Lei ha detto di sua sorella Margaux, che si è suicidata nel 1996: “Da piccola ha cercato di colpirmi la testa quando cadevo, e più tardi ha cercato di rompermi i denti con una mazza da baseball. All’inizio non c’era competizione perché io ero più giovane. Una volta diventata una top model, ha iniziato a bere troppo.” A distanza di anni, lei è arrivata a darsi una risposta definitiva sui motivi del tuo gesto? 

Margaux era una ragazzina gelosa di me quando nacqui, sette anni dopo di lei. Margaux era la più piccola, la piccola della famiglia. Io l’ho sostituita. Era qualcosa che l’aveva sempre tormentata, sentirsi sostituita non solo nella nostra famiglia ma in altre circostanze della sua vita. Era qualcosa che si rifletteva nelle sue relazioni e nelle sue scelte di allora. È stato molto duro per lei. Allo stesso tempo ci amavamo e nel profondo desideravamo poter comunicare meglio. Non siamo riusciti a completare il nostro viaggio insieme e questo è ancora tragico per me.

Tutta la sua famiglia, in realtà, ha avuto a che fare con suicidio, depressione, dipendenza (ci sono 7 suicidi tra i suoi parenti). Quali sono stati gli strumenti che hai adottato per difenderti da questo destino? 

Il mio stile di vita dipende dal modo in cui controllo il mio cervello e il grado di umidità del mio corpo. Bobby Williams, mio ​​marito, ed io, siamo sostenitori dei 7 medici. Dr. Sole, Dr. Aria, Dr. Acqua, Dr. Esercizio, Dr. Nutrizione, Dr. Terra, e Dr. Riposo. È una semplice equazione per trovare l’equilibrio fisico e mentale. Sembra semplicistica ma è profondamente efficace e mi ha salvato la vita.

Il film diretto da Michele Diomà contiene un omaggio a Orson Welles, interpretato da Christopher Coppola. Qual è la sua opinione sul cinema del regista di Quarto Potere?  

Ho incontrato Orson Welles anni fa. Era una forza della natura, una presenza incredibile. Era un visionario come regista ed esserlo è un attributo speciale per un grande creatore.

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