European Film Awards: Stravince Emilia Perez, niente per Almodóvar

Sono stati assegnati a Lucerna gli EFA, European Film Awards, quelli che vengono considerati gli Oscar europei

EMILIA PEREZ TRIONFA

Ha stravinto Jacques Audiard con il suo Emilia Pérez, scatenato musical dolceamaro su un boss del narcotraffico che cambia sesso. Nessun premio per Pedro Almodóvar e il suo La stanza accanto. E neppure per Maura Delpero, in nomination con Vermiglio. Emilia Pérez è stato premiato come miglior film europeo, Jacques Audiard come miglior regista, e Karla Sofía Gascón come miglior attrice. Emozionatissima, Gascón – che era stata anche premiata a Cannes, insieme con il resto del cast, per la sua interpretazione – sale sul palco vestita di blu, il colore della bandiera europea, e dice: “Dedico questo premio a tutte le famiglie che amano i loro figli, e che danno loro l’aiuto di cui hanno bisogno. C’è ancora molta gente che preferisce avere un figlio criminale che gay”, dice Karla Sofía. Che è nata uomo, a Madrid, e a 46 anni ha iniziato il proprio percorso verso la transizione di genere. È la prima attrice transgender a vincere gli European Film Awards.

Emilia Pérez è anche il film francese candidato agli Oscar, e quindi potrebbe allungare ulteriormente un cammino già entusiasmante. È un musical splendidamente vitale, gronda musica, colore, movimento, e anche geniali invenzioni di regia. 

Jacques Audiard. Foto @ANSA/EPA/MICHAEL BUHOLZER

Jacques Audiard, al momento di ricevere il premio come miglior regista, dice: “Mi viene in mente solo una canzone: putain, putain, putain, c’est vachement bien, après tout on est européen”. Forse è meglio non tradurre. E aggiunge: “Un attore inglese ha detto: ‘Nascondersi è un piacere, ma non essere trovati è una catastrofe’’. Vi ringrazio per avermi trovato”. 

LA POLITICA SUL PALCO

La cerimonia, condotta da Fernando Tiberini, che si è destreggiato in mezzo a una Babele di lingue, si è svolta a Lucerna, nel mezzo della Svizzera, nel mezzo dell’Europa. E questo si sentiva, nel senso migliore della parola. Tante lingue parlate sul palco, dallo svedese al romeno, dallo spagnolo all’italiano, al tedesco, al francese. E il senso profondo di un tessuto culturale che tiene insieme in qualche modo l’Europa. Un’Europa che non dimentica il vicino Oriente. 

Il premio per il miglior film viene presentato dall’attrice palestine con cittadinanza israeliana Hiam Abbass (Il giardino di limoni, La sposa siriana). “Prima di tutto, penso a tutti i bambini di Gaza che stanno morendo. Prima di tutto, pensiamo a loro e preghiamo per la pace”. 

Il vincitore dell’Efa per il miglior documentario, Yuval Abraham, che con No Other Land racconta la storia di amicizia fra un attivista palestinese e un giornalista israeliano, dice ancora più chiaramente: “Il governo israeliano affama la popolazione palestinese a Gaza. Non c’è più tempo, non si può più aspettare: un cessate il fuoco deve essere chiesto e imposto dai governi europei”. 

Juliette Binoche. Foto @ANSA/EPA/PHILIPP SCHMIDLI

Già nel suo discorso introduttivo Juliette Binoche, nuova presidente della European Film Academy, fa riferimento alle guerre in corso senza giri di parole: “Nessuno si sente in dovere di chiedere scusa per le morti che provoca. Ma noi dobbiamo resistere all’oscurità, e raccontare con i film l’infinita profondità di ogni esistenza”. E tenendo in mano un sasso levigato, che viene dall’isola in cui viveva Ingmar Bergman, dice: “Ogni pietra è unica e appartiene a un mondo più vasto. Come i film. La nostra Accademia accoglie palestinesi e israeliani, ucraini e russi, e celebra il rispetto”. 

UN’EUROPA CHE ATTRAVERSA CONFINI

Non sembra casuale, in questo senso, che i tre titoli con più nomination fossero il film di un regista spagnolo girato in inglese, La stanza accanto di Pedro Almodóvar, quello di un regista francese girato in spagnolo, Emilia Pérez, e il film di un regista iraniano che ha trovato rifugio in Germania, dopo esser fuggito attraversando a piedi il confine, via da un Iran che lo ha condannato, per i suoi film premiati in tutto il mondo, a 8 anni di carcere: parliamo di Mohammad Rasoulof, regista de Il seme del fico sacro. 

Gli Efa hanno celebrato un’Europa che attraversa confini geografici e linguistici. Oppure, come nel caso di Emilia Pérez, confini di identità di genere. O che, come nel caso de Il seme del fico sacro, accoglie la creatività e i racconti che vengono da un mondo che vive una tremenda chiusura politica  e culturale, e i cui autori devono rischiare di persona per raccontare le loro storie.

NESSUN PREMIO PER PEDRO

Se c’è un super vincitore, ci sono gli sconfitti. Pedro Almodóvar – che non era presente alla cerimonia – non ha ricevuto nessun premio per il suo La stanza accanto, e così neppure Rasoulof, che invece era presente in sala. Non è stato premiato neppure Ralph Fiennes, candidato come miglior attore per Conclave. L’Efa per il miglior attore è andato a Abou Sangare, protagonista de La storia di Souleymane di Boris Lojkine. Nessun premio neppure a Maura Delpero, che con il suo Vermiglio, premiato a Venezia, aveva una candidatura per il miglior film e per la miglior regia. 

WIM WENDERS E ISABELLA ROSSELLINI

Isabella Rossellini. Foto @ANSA/EPA/PHILIPP SCHMIDLI

European Lifetime Achievement Award, cioè premio alla carriera, per Wim Wenders, punto di riferimento del cinema d’autore europeo fin dagli anni ’70, e già membro fondatore dell’European Film Academy, di cui è stato presidente per 24 anni. Gli mandano videomessaggi anche Martin Scorsese e Nick Cave, mentre l’attore Kōji Yakusho, il protagonista di Perfect Days, si fa riprendere con la tuta del pulitore di bagni pubblici di Tokyo che aveva in quel film e dice: “Maestro! Per celebrarti, pulisco il tuo bagno!”. 

Wenders, 79 anni, cappottone da angelo sgualcito, esordisce con un riferimento a Trump: “Grazie, madame President. Molti di noi avrebbero voluto anche un’altra lady Madame President, ma non è successo. Se fosse accaduto, l’America sarebbe un posto migliore. Ma mentre altri personaggi fingono di voler fare ‘America Great Again’, questo nostro presidente può far splendere di nuovo il cinema europeo”. E prosegue: “Fare film non è essere un genio o Dio sa che cosa. È essere al servizio del film, sapere che il film è più grande di te e delle tue ambizioni. Come diceva un altro presidente, ‘Non chiedere che cosa il paese può fare per te, ma che cosa puoi fare tu per il paese’. E questo vale anche per il cinema: essere al servizio. Del cinema, dell’Europa”. 

Premio alla carriera anche per Isabella Rossellini, che dice: “Sono sempre stata la figlia di Ingrid e di Robero Rossellini, la compagna di… Stavolta sono stupefatta, perché questo premio è per me. Mi ci è voluto un po’ per capirlo. Il motore della mia vita? La curiosità e la voglia di ridere. Nei momenti bui, la curiosità mi ha dato la forza di andare avanti”. 

IN MEMORIAM. TAVIANI, MILO, HERLITZKA

Nel momento dedicato alle personalità del cinema scomparse quest’anno, la sezione “In memoriam”, sono stati ricordati fra gli altri il regista Laurent Cantet, l’attrice Anouk Aimée, la cantante Françoise Hardy. Naturalmente Alain Delon, il regista georgiano Otar Ioseliani, l’attore Michel Blanc, Dame Maggie Smith. Non si sono dimenticati, per fortuna, di nominare Roberto Herlitzka, Sandra Milo e Paolo Taviani. 

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