Festival di Berlino, Mickey 17: ritorno alla grande di Bong Joon-ho, il regista coreano di Parasite

A sei anni dal film premio oscar, firma un film di fantascienza dominato dalla comicità e dalla satira confermandosi un autore chiave degli anni 2000

La stagione 2019/2020 è stata, per Bong Joon-ho, straordinaria e irripetibile. Grazie a Parasite, nel giro di otto mesi ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes e quattro premi Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Regista. 

Un’annata irripetibile che lo ha lanciato, definitivamente, nel panorama mainstream. Tra scioperi di attori e sceneggiatori e problemi di post-produzione, però, ci sono voluti quasi sei anni per un nuovo film del grande regista coreano. Un’attesa lunga, ma ripagata da un film che non delude le aspettative ma le ribalta.

Robert Pattinson è Mickey Barnes, un uomo in fuga dai suoi problemi terresti che vive sull’astronave che porta una manciata di esseri umani verso il pianeta Niflheim, con l’obiettivo di colonizzarlo. Mickey è al servizio del politico fallito Kenneth Marshall e dei suoi scienziati, e il suo lavoro è semplice: morire ed essere riportato in vita continuamente. Come suggerisce il titolo, il protagonista del film è il diciassettesimo Mickey, il quale non muore quando dovrebbe, dando inizio ad una serie di eventi tanto avvincenti dal punto di vista narrativo, quando divertenti.

Più che Parasite, Mickey 17 è una strana ma perfetta sintesi di Snowpiercer e Okja. 

Da un lato è una feroce satira del classismo, dall’altra una sentita e genuina riflessione sul valore della vita e dell’individualità in un mondo governato dalle logiche dello sfruttamento. La clonazione diventa così una metafora dell’alienazione e dello sfruttamento sistemico delle classi più povere. Bong Joon-ho ha un controllo perfetto della materia cinematografica, giostra il ritmo e i diversi toni narrativi in maniera magistrale, sempre in controllo e capace di passare dai momenti emotivamente toccanti alla commedia più pura con grande classe. 

Quello che sorprende di più del film di Bong, infatti, è proprio la capacità di far ridere. E tanto. 

È sì un film di fantascienza con un world building straordinario e una mitologia profonda e credibile, me è prima di tutto una commedia, con un Robert Pattinson in formissima che interpreta perfettamente due personaggi identici esteticamente ma sempre distinguibili caratterialmente. È un’interpretazione che guarda a Buster Keaton e, in generale, alla commedia muta e allo slapstick. Lavora tantissimo sul corpo e sullo scontrarsi con lo spazio e gli oggetti, costantemente fuori luogo e in contrapposizione con tutto ciò che lo circonda. L’altra star indiscussa è Mark Ruffalo, che dopo il suo Duncan Wedderburn di Povere Creature! trova un altro iconico ruolo da villain. 

Al netto di un terzo atto forse troppo lungo e più canonico, Mickey 17 è un ritorno in grande stile di uno dei registi chiave degli anni Duemila. 

Guardando il film la sensazione è proprio quella di un regista al massimo delle proprie potenzialità artistiche e tecniche, che fa sembrare semplice quello che in realtà è difficile, fa sembra originale ciò che è già stato raccontato tante altre volte. Bong Joon-ho è tornato, sperando che non si debba attendere altri sei anni per un nuovo film.