
Una figlia diciottenne che sta per lasciare il nido e andarsene a convivere con il fidanzato in Puglia e una gravidanza inattesa, impensata, che scompiglia ulteriormente le carte di una famiglia già abbastanza complicata. In 10 giorni con suoi, in uscita con Medusa, ritroviamo Fabio De Luigi e Valentina Lodovini nei personaggi della stessa coppia di 10 giorni senza mamma e 10 giorni con Babbo Natale.
Sono passati cinque anni, e li ritroviamo, sempre sull’orlo di una crisi di nervi, ma in fondo tenacemente attaccati l’uno all’altra.
The Hollywood Reporter Roma ha incontrato Fabio De Luigi
Come nasce il progetto del terzo film di quella che ormai è una saga?
Dal successo anche inatteso, per certi versi, del primo film, che vinse il Biglietto d’oro nel 2018. Decidemmo di realizzare il sequel, previsto in uscita nel 2020: proprio nel momento peggiore, quello in cui la pandemia cambiò tutte le carte in tavola della nostra vita e anche della fruizione cinematografica. ’Ma 10 giorni con Babbo Natale uscì sulla piattaforma, dove continua a realizzare numeri importanti”.
10 giorni con i suoi ha, in un certo senso, due anime. Una che vive nelle scene fra lei e Valentina Lodovini, quelle in camera, quelle in cui vi parlate, riflettete, litigate. E un’anima più comica, spesso in esterni, con scene da slapstick comedy…
Ci piaceva proprio questo: lavorare su un doppio binario. Affrontare tematiche adulte, sostenendole con momenti di comicità pura. Trovare l’equilibrio fra queste due fasi era l’impegno più importante, per noi.
A lei è affidato il ruolo più delicato: deve essere credibile come padre e marito tormentato, ma si carica addosso le scene più comiche. Colpiscono i toni sommessi della sua recitazione…
Nelle scene comiche, più sei ‘normale’, meno cerchi la risata, e più quella arriva. Quando ci sono scene paradossali, assurde, è alla situazione che è affidata la comicità. Io ho cercato di non esasperare i toni, anzi, di essere il più naturale possibile. L’obiettivo era questo equilibrio, fra la voglia di divertire e il tentativo di essere credibili.
Nel film si avverte una grande complicità con Valentina Lodovini. Che tipo di lavoro avete fatto per raggiungerla?
C’è molta sintonia fra noi. Valentina, che ha molto talento e anche molta empatia, riesce sempre a stare nell’attimo, a farsi coinvolgere dalla scena che sta interpretando. Ci sono momenti di divertimento reale che il film cattura.
Lei ha due figli, un ragazzo di diciotto anni e una ragazza di quattordici. L’hanno aiutata in qualche modo a comprendere meglio alcuni aspetti del suo personaggio?
Non ci ho pensato, in realtà. È vero che conosco certe dinamiche, che ho vissuto certe emozioni. Ma quando sei dentro una situazione nella vita, non pensi a quando ti potrà ‘servire’ per interpretare un personaggio. La vivi, e basta.
Il maschio che lei interpreta è da una parte ottuso, ma dall’altra è capace di dare ragione all’altro, di accettare il cambiamento, sia pure con difficoltà. È un maschio moderno.
Sì: ha una ottusità sorda, all’inizio. Ma non è, per usare una parola abusata oggi, ‘patriarcale’. Non impone il suo punto di vista, e anche se non è pronto ad accettare le novità, alla fine è meno rigido di quanto sembri.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma