Nel cuore pulsante della New York del 1961, un giovane di appena 19 anni arriva dal Minnesota con la sua chitarra e un talento destinato a cambiare per sempre la musica americana. A Complete Unknown, il nuovo film di James Mangold, racconta la straordinaria ascesa di Bob Dylan, dalla scena folk del Greenwich Village fino alla svolta elettrica del 1965, che sconvolse pubblico e critica. Timothée Chalamet, protagonista del film, si immerge completamente nel ruolo, interpretando Dylan con una performance intensa cimentandosi nella musica dal vivo.
Il film vanta un cast non ordinario con Edward Norton, Elle Fanning, Monica Barbaro, Boyd Holbrook e Scoot McNairy, e una troupe d’eccellenza, tra cui il direttore della fotografia Phedon Papamichael, il montatore premio Oscar Andrew Buckland e la costumista candidata all’Oscar Arianne Phillips. Mangold, più di 10 film al suo attivo tra cui Indiana Jones e il quadrante del destino e Quel treno per Yuma, evita la struttura convenzionale del biopic e adotta una narrazione che si ispira ad Amadeus di Milos Forman, esplorando Dylan attraverso le relazioni con i suoi contemporanei, come Joan Baez e Pete Seeger, e il peso delle aspettative che lo hanno reso un’icona.
Oltre alla musica, A Complete Unknown è anche il ritratto di un’epoca in fermento, segnata dalla lotta per i diritti civili, la crisi dei missili a Cuba e l’assassinio di JFK. In questo contesto, Dylan diventa il simbolo di una generazione in cerca di cambiamento, trasformando la sua voce in un’arma di ribellione e poesia. Un viaggio affascinante e viscerale, che porta il pubblico dentro la mente di un artista in continua evoluzione, ancora oggi avvolto nel mistero.
Candidato a tre Golden Globes, A Complete Unknown ha ottenuto una nomination come Miglior Film ai Producers Guild Awards e quella per la Miglior Fotografia agli American Society of Cinematographers Awards. Anche in vista degli Oscar – le cui nomination sono state posticipate a causa degli incendi di Los Angeles – il film è tra i titoli favoriti almeno nella categoria Miglior Film e Miglior Attore.
The Hollywood Reporter Roma ha incontrato, in esclusiva, il protagonista, Timothee Chalamet
Qual è stata la sfida più grande nel portare Bob Dylan sullo schermo e cosa hai imparato da questa esperienza?
È difficile dirlo, è stato tutto molto complicato: impersonare qualcuno così conosciuto e amato. È stato il ruolo più impegnativo che ho interpretato come attore,. Ma in realtà ho avuto il tempo, cinque anni e mezzo per lavorarci e ho potuto affrontare ogni fase della preparazione di cui avevo bisogno, e anche qualcosa in più. Alla fine ero quasi troppo preparato e quando mi sono lasciato un po’ andare è stato un sollievo.
Edward Norton, Elle Fanning e Monica Barbaro: tutto il cast sembra aver lavorato per rievocare il mondo di Dylan.
Erano tutti molto coinvolti nei loro personaggi. Nessuno era semplicemente lì per recitare in un film su Bob Dylan, ognuno era impegnato a dare vita ai propri ruoli. Monica è stata una grande sostenitrice dell’impegno necessario a mettere in luce una figura come quella di Joan Baez, ed Edward lo è stato per Pete Seeger. Penso che questo sia un film corale, non un classico biopic, ma un ritratto di un’epoca.
C’è qualcosa in cui pensi di assomigliare a Bob Dylan?
Non lo so, sta a voi dirlo.
Secondo te, cosa amerà di più la Generazione Z nel riscoprire l’influenza di Dylan sulla cultura americana?
C’è tanto da apprezzare. Spero che possano cogliere la sua autenticità, capire com’era la musica pura, quando c’era solo un uomo o una donna con una chitarra. E spero anche che possano riconoscere quanto fosse straordinario quel periodo, sia culturalmente che esteticamente. Guardando il film, viene voglia di essere lì.
Qual è stata la parte più ardua nell’ affrontare il mito di Dylan?
E’ stato un processo graduale, quindi non saprei dire cosa sia stato più difficile. È stato tutto davvero stimolante ed educativo. Dylan è un artista incredibile, non c’è stato nulla che avrei voluto evitare. Anzi, ero sempre più curioso, e lo sono ancora.
Hai mai parlato con Bob Dylan?
Non ho mai avuto l’opportunità di farlo.
Ti piacerebbe?
Sì, ma dovrebbe essere alle sue condizioni, e penso che mi sentirei a mio agio così. In realtà, non esiste un mondo in cui non sarebbe alle sue condizioni, ma mi piacerebbe avere quella conversazione, se lui lo volesse. Se invece non volesse, lo rispetterei.
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