Isabella Rossellini e le sfide di un thriller in Vaticano, l’attrice ne parla con the Hollywood Reporter Roma

Candidata ai Golden Globes nel ruolo della Madre Superiora Agnes, Isabella Rossellini, figlia di Roberto e Ingrid Bergman, e sorella di Gil Rossellini, ha raccontato chicche e curiosità di Conclave, l’ultimo film del regista Edward Berger in corsa verso gli Oscar

Con una trama che intreccia fede, potere e mistero, Conclave, diretto da Edward Berger, offre uno sguardo avvincente e inedito sulla nomina di un nuovo pontefice. Basato sul romanzo di Robert Harris, il film trasporta il pubblico nei meandri del Vaticano, esplorando i segreti e i conflitti che accompagnano il Conclave. Nel cast anche Isabella Rossellini, una silenziosa e carismatica madre superiora capace di dominare la scena senza pronunciare una sola parola.  

In questa intervista esclusiva con The Hollywood Reporter Roma, Rossellini racconta la sua esperienza sul set, l’amicizia coi colleghi Stanley Tucci e John Lithgow, e il fascino di un ruolo costruito sull’autorità del silenzio.  

THR Roma: Quanto ti sei divertita sul set?  

Isabella Rossellini: Mi sono divertita tantissimo! Anche se il film è serio, un thriller, ero a Roma, dove ho tanti amici e la mia famiglia. Sono molto amica di Stanley Tucci e John Lithgow, quindi eravamo felici di lavorare di nuovo insieme. Con John ho fatto cinque film e con Stanley tre, quindi è stato un bel ritrovarsi. Era la prima volta che lavoravo con Ralph Fiennes, ma ci conoscevamo già grazie a un’amica comune, Beatrice Welles-Zorzi (ex modella e produttrice figlia di Orson Welles e Paola Mori n.d.r.). Girare a Roma è stato meraviglioso: che bello stare qui invece di andare in posti lontani! Mi è piaciuto tutto tantissimo. 

THR Roma Unica donna, poche battute, ma una presenza molto ingombrante…  

I.R.: Esatto! È stato proprio questa la parte più divertente dell’interpretazione di questo personaggio. Doveva avere un’enorme autorità, ma senza dialoghi. Solitamente, per rappresentare una persona autorevole, le si danno molte parole o gesti forti. Qui, invece, si trattava di comunicare autorità con il silenzio assoluto, e questa sfida mi ha divertito molto. Ruoli così capitano raramente, ed è stato un piacere interpretarli. Con Edward Berger ci siamo capiti subito. Sono andata a scuola dalle suore qui a Roma, quindi conosco bene la loro autorità: sono stoiche, forti, ma anche gentili. Questa esperienza è stata per me un’ispirazione.  

THR Roma: Negli anni, com’è cambiato il tuo approccio sul set? Ti prepari ancora?

I.R.: Mi preparo, certo! Credo che tutti gli attori lo facciano. Prima di tutto, leggo il copione tantissime volte. Ogni lettura ti fa scoprire qualcosa di nuovo: una scelta di parole, una sfumatura. Il copione lo leggo almeno trenta volte. Poi parlo con il regista e con gli altri attori. In questo caso, lo sceneggiatore era sul set ogni giorno, ed è stato utile confrontarmi anche con lui. Si costruisce un profilo psicologico del personaggio, e quando lo conosci davvero, puoi anche improvvisare. Ma per improvvisare devi sapere chi sei, devi essere nel momento.  

THR Roma.: Com’è stato il processo di casting con Edward? Hai un aneddoto del set che ti è rimasto impresso?  

I.R.: Il ruolo mi è stato offerto direttamente, senza fare un provino. È stato un grande onore. Ho chiesto a Edward perché mi avesse scelta, e mi ha detto che cercava qualcuno con molto carisma, dato che il mio personaggio non ha dialoghi. Mi ha fatto un grande complimento. Ha voluto che il ruolo del papa andasse a un attore sconosciuto (Carlos Diehz), perché se avesse scelto una star come Brad Pitt o George Clooney, il pubblico avrebbe subito pensato: “Ecco, lui sarà il papa.” Questo dimostra quanto i registi lavorino anche sulla percezione del pubblico. Edward Berger è un grande regista, ed è stato un piacere lavorare con lui.  

THR Roma: Come attivista, puoi commentare alcune questioni rilevanti come il femminismo, l’intersessualità e il momento di crisi della Chiesa?  

I.R.: Non posso parlare con autorità della crisi della Chiesa, ma sappiamo che le discussioni nella società si riflettono anche nel Vaticano. Ci sono dibattiti sul ruolo delle donne e sul bilanciamento tra tradizione e modernità. Vivendo a Roma, ho familiarità con queste dinamiche. In America, invece, non si parla del papa o dei cardinali nei giornali ogni giorno, quindi molti colleghi americani non erano a conoscenza di certi aspetti. La Chiesa riflette la società: i suoi dibattiti rappresentano quelli della società stessa.  

THR Roma: Hai citato tanti colleghi internazionali. Invece, con Sergio Castellitto com’è andata?  

I.R.: Non avevo scene con lui, ma ho trovato che Sergio abbia interpretato un personaggio davvero divertente. Sono “cascata dalla sedia”, come dicono gli americani, nel vedere il cardinale più conservatore, che addirittura vuole tornare al latino, per sottolineare che la tradizione – cioè le cose antiche che uniscono la Chiesa – è più importante delle cose moderne. Ha interpretato questo cardinale in modo completamente inaspettato, con il suo modo di sedersi, fumare… l’opposto di quello che avrei immaginato. Lo fa con una grinta, un’energia e un’allegria incredibili. L’ho trovato meraviglioso. Quando ho visto il film, gli ho subito scritto: “Sei pazzesco, pazzesco nel film!” Veramente meraviglioso.

This content was entirely crafted  by Human Nature THR-Roma